Chavez ha totalizzato più voti di sempre (più di 8 milioni), ma anche l’opposizione ha aumentato (e di molto) i suoi voti. Come spiegare questo risultato? E quali scenari apre? Sono le domande che ci ponevano anche ieri in trasmissione. Un articolo serio e riflessivo, per tentare di capire le elezioni venezuelane oltre la propaganda superficiale dei mass media occidentali e la tifoseria acritica della rivoluzione bolivariana.
Tamara Pearson – VenezuelaAnalysis, 8 ottobre 2012
Ieri notte ci siamo schiacciati e spinti nella folla riunitasi attorno al Palacio de Miraflores per ascoltare il discorso della di vittoria di Chavez. Le persone erano così contente che non gli importava che il loro piedi venissero calpestati, dell’umidità dell’aria o del sudore dei loro corpi o di dover stare tutti in piedi, esplodevano dalla felicità e urlavano e ballavano e saltavano su e giù e gridavano con gli sconosciuti e tiravano birra in aria, e anche qualche scarpa. Ciò nonostante, tra loro, mi sono sentita un po’ giù, perché i risultati erano abbastanza vicini, perché più di sei milioni di persone hanno sostenuto, votando per Capriles, l’egoismo (ha incentrato la sua campagna sulla fine della solidarietà del Venezuela con altri paesi) e la distruzione e la vendita del loro paese.
I risultati
Con la maggior parte dei voti contati, Chavez ha superato con 8,044,106 voti, o il 55,11%, i 6,461,612 (44.27%) di Capriles con una differenza di 1,582,494 voti, o quasi l’11%. Chavez ha oltretutto vinto (secondo i risultati per come sono oggi) in 21 stati e nel Distretto Capitale (Caracas), e ha perso contro Capriles negli stati di Merida e di Tachira. Ha vinto in Zulia e Carabobo – dove ci sono attualmente governatori dell’opposizione. Nessuno ha votato per altri candidati, con il terzo posto che va a Reina Sequera con lo 0,47% dei voti.
L’elezione è stata quindi su Chavez, e sul candidato-contro-Chavez. Sebbene l’11% è un enorme vantaggio secondo gli standard internazionali, comparato con le presidenziali del 2006 (quando Chavez ottenne il 62.9% dei voti e Manuel Rosales il 36.9%; una differenza del 26%) è abbastanza stretto, e preoccupa perché Chavez tende a prendere molti più voti che gli altri candidati del PSUV che corrono alle elezioni parlamentari o a quelle regionali.
A causa della grande affluenza alle urne, entrambi gli schieramenti hanno ricevuto un numero record di voti, ma i 6,5 milioni dell’opposizione sono stati un buon 20-50% più degli abituali 4-5 milioni degli ultimi 13 anni. Anche il voto chavista di 8 milioni è stato significativamente più alto dei 6 e qualcosa milioni abituali, anche se l’aumento è minore in termini percentuali. Inoltre, le compagnie di sondaggi pubbliche o private davano a Capriles circa il 35% dei voti, da Febbraio quando fu preselezionato come candidato fino a Settembre. Questo significa che una larga percentuali degli indecisi hanno votato per l’opposizione.
A parte tutto, il risultato è un chiaro mandato per Chavez, e per il socialismo del Venezuela.
Amando la democrazia: affluenza di massa alle urne
L’80.9% dei venezuelani, nonostante la pioggia in alcune parti del paese, hanno votato volontariamente ieri; un record storico per il Venezuela e un numero rimarchevole comparato alle elezioni volontarie di altre parti del mondo. Nelle elezioni presidenziali del 2006 il 75% era andato a votare.
Ciò è significativo per molte ragioni. Mostra che le persone in Venezuela pensano che le elezioni in Venezuela hanno abbastanza conseguenze reali e sono motivate a votare, e che il Venezuela è l’opposto della dittatura che i media mainstream dipingono. , Piuttosto, e a differenza di tanti altri paesi, il giorno del voto è atteso, goduto, preso seriamente, e finisce il celebrazioni appassionate.
Il Venezuela sta costruendo una democrazia partecipativa, e la comprensione e l’interesse della popolazione per la democrazia è molto più alta che nella maggior parte dei paesi. Il sistema elettorale venezuelano, per l’ennesima volta, e nonostante la rappresentazione del contrario sui media, ha dimostrato di essere aperto, regolare e depositario di fiducia. È un duro colpo per i settori dell’opposizione che, in un crescendo di disperazione, avevano programmato di urlare ai brogli e anche per Capriles, che aveva speso mesi provando ad avanzare dubbi sull’imparzialità e l’onesta del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). La loro strategia non ha lavorato, i loro sostenitori nel complesso non vi hanno creduto, visto che hanno votato comunque. Non ci sono stati particolari disordini ieri, queste strategie non erano sostenute dai votanti dell’opposizione, e l’opposizione è in una brutta posizione perché non ha potuto vincere per via elettorale, né usando metodi non democratici.
Perché una differenza così stretta tra l’opposizione e Chavez?
Ci sono ragioni concrete e legittime, e anche altre ridicole o non valide, per chi ha votato contro Chavez. Valutare quelle concrete necessiterebbe di un articolo a parte sui problemi della rivoluzione, ma in breve direi che c’è scontento per la continua burocrazia e corruzione tra i ranghi del PSUV e delle istituzioni governative, e per la lentezza nell’affrontare realmente la questione del malfunzionante sistema giudiziario e dei livelli del crimine. C’è un livello nella leadership chavista con un basso livello di coscienza e che non fa il suo lavoro, e la popolazione lo nota ed è frequentemente e direttamente danneggiata da ciò.
Molti di quelli che hanno votato contro Chavez comunque, lo hanno fatto come risultato dell’intensa campagna di bugie contro la rivoluzione dei media nazionali privati, con gli appartenenti alla classe media benestante che possiede automobili, televisori a schermo piatto, e pasti abbondanti che si lamenta che il Venezuela è un “disastro”, che c’è “scarsità” di cibo, che l’economia “va a pezzi” e così via. Anche la massiccia campagna dei media internazionali ha spinto Capriles.
Altri votanti hanno pensato che Chavez abbia preso il progetto socialista “troppo da lontano”, al di là delle politiche sociali progressiste e in territori radicali, mentre per altri c’è stato un “fenomeno da terzo mandato”; la credenza che un presidente non dovrebbe stare al potere per “troppo tempo” e che ogni tipo di alternativa, anche se una persona sessista, ignorante e incompetente come Capriles, è un “cambiamento necessario”. Difatti, per un candidato in corsa per un terzo mandato, il vantaggio di Chavez è stato abbastanza largo. [ndt. il primo mandato di Chavez è durato 2 anni, il tempo per varare la nuova costituzione come promesso, l’autrice dell’articolo considera quindi il prossimo come il terzo e non il quarto mandato]
Conseguenze del risultato elettorale e prossimi passaggi
Ciònonostante, l’opposizione uscirà da queste elezioni incoraggiata. Avesse ricevuto il risultato previsto di 35%, combinato con la loro ancora esistente disunità, sarebbe andata alle elezioni regionali di dicembre e alle elezioni amministrative di aprile confusa, disorientata, e con l’uno contro l’altro. Ma un voto del 45% e una stretta differenza di voti gli dà ottimismo. Inoltre, in un certo numero di stati, anche se hanno perso, il risultati sono vicini abbastanza che con una forte campagna elettorale, o un cattivo candidato da parte dei chavisti, l’opposizione potrebbe avere una possibilità. Questi stati includono il Distretto Capitale, Amazonas, Anzoategui, Bolivar, Carabobo, Lara, Nueva Esparta, e Zulia, oltre ai due stati dove Capriles ha vinto.
Una più stretta vittoria significa anche che la rivoluzione non può straiarsi e rilassarsi per un po’. Ci sarà riflessione e autocritica, cosa positiva, ma ci può essere anche il pericolo per alcuni settori della popolazione, compreso Chavez, di sentirsi in qualche modo sconfitti e di provare a salvare le politiche della rivoluzione per andare incontro ai sostenitori dell’opposizione. È anche prevedibile che, andando verso le elezioni di dicembre, la base si concentrerà sulla campagna elettorale, invece di tenere il dibattito, di cui c’è tanto bisogno, e di fare le proposte sulla bozza di piano di governo 2013-2019 di Chavez. Questo dibattito può aumentare la consapevolezza e radicalizzare, così come spianare la strada per una partecipazione più vasta e più informata durante il prossimo mandato. Sfortunatamente, i candidati governativi del PSUV sono stati scelti dal loro esecutivo nazionale e da Chavez, persone che non appartengono alle realtà locali e che non conoscono lo scontento che molti i candidati hanno provocato. Questo significa che probabilmente a dicembre ci sarà una battaglia molto più difficile di quella presidenziale.
Chavez ha detto che i prossimi sei anni dovranno portare il Venezuela nel socialismo “oltre la linea di non ritorno”. Le fondamenta sono state gettate, ma ora è tempo di rendere i consigli comunitari e quelli dei lavoratori la norma, è tempo di parlare delle spinose questioni che sono state evitate (dalla dirigenza del PSUV) così da evitare di perdere voti, come i diritti dei gay, l’aborto e il sessismo, la democratizzazione del PSUV e il consumismo. Se non battiamo la corruzione e la burocrazia durante il prossimo mandato, possiamo perdere questa rivoluzione. Ora che le elezioni presidenziali sono finite, abbiamo due grandi domande: come approfondiremo la rivoluzione, ed essa sopravviverà?
Una cosa abbiamo sentito ieri, nelle parola del giornalista di VA Ewan Robertson, è “quanto è preziosa questa rivoluzione, quanto è in gioco… e quanto c’è la necessità di lottare ancora più forte”.
Tradotto dal Comitato Carlos Fonseca da: |
Tamara Pearson, Venezuela’s Presidential Elections: An Imperfect-Victory, pubblicato il 08-10-2012 su [http://venezuelanalysis.com/analysis/7333] ultimo accesso 09-10-2012. |