Alt alla guerra contro l’EZLN


Gilberto López y Rivas

Una delle caratteristiche dell’attuale governo della 4T è non ascoltare né molto meno prendere in considerazione le gravi denuncie sulla riattivazione dei gruppi paramilitari in Chiapas, come quelli che formano l’Organizzazione Regionale dei produttori di Caffè di Ocosingo (Orcao), che il 22 agosto hanno saccheggiato e hanno incendiato le installazioni del Centro di Commercio Nuevo Amanecer del Arcoíris, nel municipio autonomo Lucio Cabañas (Ocosingo). A questa provocazione, si sono uniti vari gruppi, anche loro identificati fin dal decennio dei 90 come paramilitari, come Paz y Justicia y Chinchulines, che, di nuovo stampo, hanno eseguito ogni tipo di aggressioni in varie regioni chiapaneche, e, in particolare, nei municipi di Tila e Aldama. Nelle recenti settimane sono circolate in rete e in vari mezzi di diffusione locali e nazionali comunicati di sostegno all’EZLN, uno dei quali, “Alt alla guerra contro gli zapatisti”, è stato sottoscritto da centinaia di organizzazioni, accademici, artisti e reti solidali di 22 paesi (https://alto-a-la-guerra-contra -lxs-zapatistas.webnode.mx/).

L’aggressione del 22 agosto contro le basi d’appoggio zapatista fa parte della continuità della strategia di controinsurrezione che i precedenti governi hanno portato a termine contro i maya zapatisti, che il Gruppo di Azione Comunitaria e il Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro Juárez, due decenni fa, giudicò come “guerra di logoramento integrale”, che viene concepita nei manuali di controinsurrezione statunitensi come la successione di piccole operazioni che vanno ad asfissiare il “nemico” sul terreno politico, economico e militare, evitando, nel possibile, azioni spettacolari che diano adito all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica internazionali. (Ora puntano sulla stanchezza. Chiapas: fondamenti psicologici di una guerra contemporanea, 2002). In questo tipo di guerra, è fondamentale il ruolo dei gruppi paramilitari. Secondo uno dei manuali di guerra irregolare del Sedena, non si tratta solo di “togliere l’acqua al pesce” (basi d’appoggio della guerriglia), ma di mettere nell’acqua “pesci più feroci”, questo è, gruppi paramilitari, che sono quelli che contano su un’organizzazione, equipaggiamento ed addestramento militare, ai quali lo stato delega il compimento di missioni che le forze armate regolari non possono portare a termine apertamente, senza che questo implichi che riconoscano la loro esistenza come parte del monopolio della violenza statale. I gruppi paramilitari sono illegali e impuniti perché così conviene agli interessi dello stato. Il paramilitarismo consiste, allora, nell’esercizio illegale e impunito della violenza dello stato e nell’occultamento dell’origine di questa violenza. Come nei precedenti governi, apertamente neoliberali e controinsurrezionali, il governo della 4T continua a saturare il cosiddetto “teatro della guerra”. Zósimo Camacho sostiene che oggi il maggior numero di effettivi militari si trova in Chiapas, essendo, utilizzando una metafora, l’incudine che sostiene un assedio per la penetrazione nella regione del conflitto, con le sue caserme, guarnigioni, convogli, agenti di intelligence, vigilanza aerea e terrestre, eccetera, mentre i gruppi paramilitari, continuando la metafora, sono “il martello” che colpisce i popoli con azioni come quelle del 22 agosto, cercando di introdurre il terrore, creando condizioni di espulsione e sfollamento delle comunità indigene, coalizzandosi con autorità civili, militari e di polizia, individuando il “nemico interno” che si rifiuta di seguire la logica del capitale, con i suoi specchietti di “progresso, sviluppo” e lavoro precarizzato.

Insieme alle azioni dei gruppi paramilitari, si è intensificata nelle reti sociali e nei mezzi di comunicazione una campagna mediatica contro i maya zapatisti, con grottesche dicerie, come che il territorio dell’EZLN è controllato da un cartello del narcotraffico, che fornisce armi di grosso calibro al gruppo ribelle, le stesse che sono analizzate con rigore e dati e confutate a fondo da Luis Hernández Navarro in un’intervista che Ernesto Ledezma Arronte fece nel suo programma Rompe Viento Tv (https://wwwyoutube.com/ watch?v=gdDNI9m_8).

Deplorevolmente, e all’unisono con questa campagna, ha luogo una sfortunata, e molto preoccupante dichiarazione del titolare dell’Esecutivo federale, nella sua conferenza mattutina del 28 agosto, nella quale ha voluto stigmatizzare e criminalizzare il lavoro di persone difensore dei diritti umani, giornalisti, accademici e rappresentanti dei popoli indigeni che si oppongono al Tren Maya, uno dei megaprogetti bandiera del riassetto territoriale sviluppista, contro il quale si scontrano anche i maya zapatisti. Con questa dichiarazione, il governo della Quarta Trasformazione è salito sulla vetusta ferrovia della controinsurrezione dei suoi predecessori.

4 settembre 2020

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gilberto López y Rivas, “Alto a la guerra contra el EZLN” pubblicato il 04/09/2020 in La Jornada, su [https://www.jornada.com.mx/2020/09/04/opinion/017a2pol] ultimo accesso 09-09-2020

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