Brasile: “Il Covid-19 sarà cortina fumogena per la deforestazione”, dichiara una esperta di Greenpeace


Pedro Stropasolas

L’attivista afferma che nei primi tre mesi dell’anno, gli incendi boschivi in Brasile già superano i casi del 2019.

Gli allarmi per la deforestazione in Amazzonia hanno raggiunto un nuovo record nei primi tre mesi di quest’anno. Secondo l’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (Inpe), gli incendi boschivi nella regione sono aumentati del 29,9%rispetto al marzo 2019. Si tratta del maggior numero registrato da quando negli ultimi quattro anni l’organo ha iniziato a monitorare la regione attraverso il sistema Deter-B (Rilevamento della deforestazione in tempo reale).

Questa brutale realtà colpisce sopratutto i popoli della foresta -indigeni e comunità ancestrali- che vivono in Amazzonia; oggi ancora più colpiti durante il periodo dell’acuirsi del Covid-19 che, secondo il Ministero della Salute, dovrebbe raggiungere il suo massimo contagio nelle prossime settimane.

Per capire come la crisi generata dal Coronavirus permetta un’azione più attiva da parte di quanti contribuiscono alla deforestazione, “Brasil de Fato” ha parlato con Cristiane Mazzetti, una delle responsabili per la campagna “Tutti per l’Amazzonia”, di Greenpeace. L’attivista mette in guardia contro il rischio di un collasso del sistema sanitario pubblico nella regione a causa della pandemia del Coronavirus, visto il generale sovraccarico delle unità di assistenza sanitaria già esistente nei periodi di siccità.

A seguire, alcuni frammenti dell’intervista.

A quasi un anno dagli incendi boschivi che hanno colpito l’Amazzonia, come valuta l’agenda ambientale nella gestione di Jair Bolsonaro, guidata dal suo ministro dell’ambiente, Ricardo Salles?

Credo sia importante sottolineare che in Brasile c’è stato uno smantellamento nella gestione del tema ambientale. Fin dall’inizio, il governo di Jair Bolsonaro, ha messo in atto una politica antiambientale che ha indebolito gli organi di controllo, riducendo i loro bilanci, cambiando le strategie e riducendo la fiscalizzazione. Di conseguenza in Brasile è diminuita la capacità dello Stato di prevenire i crimini ambientali. Inoltre, anche i discorsi di Bolsonaro hanno la loro rilevanza. Quanti contribuiscono alla deforestazione sono incoraggiati dai discorsi del governo federale. Per esempio, Bolsonaro ha dichiarato più volte che nel suo governo non ci sarebbe stata demarcazione delle terre indigene, promettendo più terreni per le miniere.

Tutto ciò porta ad un aumento della deforestazione e dei conflitti nelle campagne. I risultati li possiamo vedere attraverso i dati sulla deforestazione segnalati alla fine dell’anno scorso. Nel 2019 c’è stato un aumento del 30% della deforestazione nell’Amazzonia e ora l’allarme dell’Inpe mostra un aumento impressionante della distruzione in atto. Solo nei primi tre mesi di quest’anno, comparati con i dati dell’anno scorso, c’è stato un aumento del 51% degli allarmi. Oggi quasi tutto è bloccato a causa della pandemia; molte persone nelle loro case, le scuole chiuse, ma non è lo stesso per coloro che continuano nella distruzione della selva.

Cosa spiega l’avanzata della deforestazione in Amazzonia con una pandemia in corso?

Il coronavirus è al centro del dibattito, l’attenzione del settore pubblico, i bilanci economici, sono orientati alla lotta della Covid-19. Allo stesso tempo, c’è stata una riduzione delle attività di controllo, creando un contesto positivo per le attività criminali ambientali. Sappiamo che la priorità è contenere la crisi sanitaria, ma non possiamo ignorare l’ambiente. Anche perché i criminali che si addentrano nella giungla possono trasmettere la malattia alle popolazioni più vulnerabili: le popolazioni indigene, le comunità tradizionali, i piccoli agricoltori. Quindi in questo momento è fondamentale non dimenticare la crisi ambientale.

In un contesto in cui le azioni concrete per la protezione della giungla e dei suoi popoli non sono una priorità del governo, come considera la questione indigena nel mezzo della pandemia? L’avanzamento dell’industria mineraria illegale rappresenta un rischio di genocidio per le popolazioni indigene?

Da quando il governo ha promesso di favorire l’estrazione illegale c’è stato un aumento significativo di queste attività nelle terre dei villaggi Munduruku, Caripuna e Yanomami. I popoli indigeni presentano una particolare vulnerabilità immunologica e quindi l’arrivo del virus nelle loro comunità può influenzarli gravemente. Una delle principali cause di morte degli indigeni nel XX secolo è appunto l’influenza; quindi i problemi respiratori generati dal nuovo coronavirus possono causare un genocidio. Sono comunità con un minore accesso ai servizi pubblici come la sanità.

Nel caso della regione settentrionale del Brasile, il coronavirus si diffonde rapidamente. In Amazzonia, per esempio, ci sono letti per la terapia intensiva solo a Manaus (la capitale dello stato). Quindi se un indigeno di un villaggio isolato si infetta, dovrebbe andare a Manaus per avere cure mediche. Abbiamo un governo che non proteggerà le popolazioni indigene, che non proteggerà le loro terre, nonostante sia un dovere costituzionale. Proteggere i diritti indigeni, i loro territori, è un dovere che fa parte della Costituzione del Brasile. Tuttavia, il governo non lo rispetta, e questo genera maggiore vulnerabilità. Che senso ha dire che gli indigeni sono isolati nei loro villaggi, se le loro terre sono invase?

Secondo i dati della Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz), coloro che vivono vicino alle zone degli incendi della foresta, sono quelli che maggiormente sono ricoverati in ospedale con gravi sintomi respiratori. Cosa ci si può aspettare accada ora con l’acuirsi del Covid-19, visto che questi popoli hanno difficoltà ad accedere anche all’assistenza primaria?

Credo che per le popolazioni più colpite dal coronavirus sarebbe fondamentale creare un piano per soddisfare le loro esigenze di salute, ma anche per difendere le loro terre. Agire per contenere gli incendi. Ora siamo ancora nel periodo delle piogge, che però sta arrivando alla fine. Nel periodo di siccità si intensificano gli incendi che però non avvengono naturalmente ma a causa dell’azione dell’uomo, spesso per deforestare. Se non si fa nulla, ci sarà una doppia crisi; una complementare a l’altra. A causa degli incendi le persone si ammaleranno di più e quindi aumenteranno i problemi respiratori, provocando in queste regioni un sovraccarico ospedaliero.

Le pandemie tendono ad essere più comuni a causa del degrado ambientale? La conservazione ambientale come aiuta a contenere la diffusione di malattie come il Covid-19?

Il fatto che il genere umano intervenga sempre più negli ecosistemi naturali è un dato di fatto, e questo dobbiamo cambiarlo. Più gli ecosistemi vengono distrutti, più si facilita l’insorgenza o la trasmissione di malattie che possono trasformarsi in epidemie o pandemie. Nel caso della deforestazione, quando la foresta è aggredita, gli esseri umani entrano in contatto con potenziali ospiti e patogeni. Il coronavirus stesso è di origine zoonotica, ossia una malattia che si trasmette da animale a uomo, come il virus Zika, conosciuto come Febbre Gialla.

C’è poi una seconda questione che è rappresentata dall’equilibrio della Selva. Dal momento che si interviene nella Selva, si rompe il suo equilibrio. La foresta pluviale ha i suoi alberi, la sua biodiversità e anche i patogeni che circolano. Solo che anche questi patogeni sono in equilibrio e i loro ospiti non si ammalano né ammalano la gente. Questo dimostra come i popoli indigeni che vivono in armonia con la foresta non sono mai stati vittime di malattie che abbia decimato intere comunità. Dal momento che siamo causa dello squilibrio della natura, il numero di predatori per un ospite, aumenta. Una zanzara, che è l’ospite, ha il suo predatore che migra. E questo aumenta il numero delle zanzare. Più si interviene in questo equilibrio, più possiamo causare pandemie.

Siamo molto vicini a superare i limiti in Amazzonia. Gli esperti raccomandano che il bioma non debba superare il 20% di deforestazione o tutto si trasformerà in una Savana facendo sparire molte specie e attività naturali della foresta.

Brasil de Fato

21 aprile 2020

tratto da Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Pedro Stropasolas“Brasil. La covid-19 será cortina de humo para la deforestación, alerta experta de Greenpeace” pubblicato il 21/04/2020 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2020/04/21/brasil-la-Covid-19-sera-cortina-de-humo-para-la-deforestacion-alerta-experta-de-greenpeace/] ultimo accesso 25-04-2020.

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