Ieri, come centinaia di persone, abbiamo vissuto una partita di caccia umana, come non avevamo mai visto prima in nessuna manifestazione. In mezzo all’Avenida 9 de Julio, all’ora di punta, decine di moto di poliziotti che tiravano gas e proiettili tra pulmini scolastici con i ragazzi sopra e davanti alla sguardo di moltissima gente che usciva dal lavoro. Ci devono essere migliaia di testimoni e ci sono anche le telecamere di sicurezza per dimostrarlo. Noi stavamo camminando, andando via dalla manifestazione dopo la repressione al Congresso. Prima siamo andanti per l’Avenida de Mayo e dopo per la 9 de Julio, in direzione dell’Avenida Constitución. Giunti quasi alla Carlos Calvo, abbiamo visto che la Polizia incominciava a fermarsi ad ogni angolo per scendere dalle moto e reprimere direttamente con bastonate e pugni coloro che camminavano.
Abbiamo incominciato a filmarlo e, in una delle raffiche di proiettili di gomma, una mi ha colpito alla gamba, come anche un fotografo della Télam. Noi abbiamo attraversato verso il marciapiede di fronte dove stavano gli altri compagni. Già all’altezza della Lima, passando per la Carlos Calvo, un altro gruppo di moto è passato a fianco, ha fatto un mezzo giro, ed è avanzato sul marciapiede e ha incominciato a colpire la gente che stava contro la parete. Tra quelle persone c’era la mia compagna Laura, che nel tentativo di correre è caduta a terra. Sono corso per aiutarla e quando l’afferro, hanno incominciato a colpire Francisco, un altro compagno. Cerco di far allontanare i due, cercando di mostrare alla Polizia che stavamo ritirandoci in modo pacifico. Non ci hanno fatto caso. Mi hanno circondato fino a quando ho sentito un colpo alla schiena che mi ha gettato a terra e hanno incominciato a picchiare. Fortunatamente ci sono tante registrazioni e immagini che mostrano come ci hanno maltrattato e ci tengono a terra in un angolo.
Fuori dall’umiliazione di sempre, a cui tristemente siamo abituati, ci dicevano: “Non lo racconterete”.
Alla fine, ci hanno messo su un furgone, un cubicolo, dove abbiamo anche ricevuto botte. Di fatto, quando salgo ho il viso intero, ma sopra, non appena sono entrato, mi hanno dato un pugno che mi ha rotto il naso, quando le telecamere non lo potevano più registrare. Nella misura in cui passano le ore, ci stiamo rendendo conto delle menzogne che sono state dette durante il giorno, così come i tagli di quello che è successo nella manifestazione. I dirigenti sociali, le organizzazioni popolari, noi siamo abituati a questo governo, e ancor di più alla dottrina di Patricia Bullrich, che ci chiamino sporchi, cattivi, brutti. E allora diventa difficile giungere a coloro che stanno dall’altro lato consumando quel messaggio.
Affinché vi rendiate conto di quello che denunciamo, quel furgone dove stavamo noi sette arrestati, lo dividevamo con due che neppure erano stati al corteo: Lucas Suárez, un ragazzo di 24 anni che era andato a comprare dei vestiti a Flores e vive a La Plata, che tornava con la metro A dove il gas dei lacrimogeni era sceso facendo sì che la gente dovesse uscire con le lacrime agli occhi. È uscito alla superficie dopo aver avvisato che stava tornando dalla sua bambina di 3 anni, che era tenuta da sua nipote di 15. Ma mentre camminava per la Constitución, lo hanno afferrato o lo hanno preso a bastonate. Lo hanno scagliato su di noi e lo hanno fatto salire sul camion, senza che potesse avvisare nessuno della sua famiglia. È stato a piangere per la sua bebé dalle 4.00 del pomeriggio fino alle 9.00 di notte, anche perché facendo lavori di carpenteria nei country della zona di Hudson, se avesse avuto dei precedenti penali “non mi daranno mai più lavoro”.
Quello è stato lo scenario e le atrocità che abbiamo subito, dove la Polizia ha arrestato anche un turco!, un turco della Turchia!, mentre camminava. Un turco che era nato ad Istambul e che era venuto a visitare un amico e lo hanno fatto salire sul camion, che non poteva nemmeno sillabare il proprio nome quando gli hanno chiesto i dati perché c’è una lettera dell’alfabeto turco che non esiste nel nostro. Allora, che ci spieghino quegli arresti, quell’operazione, quella battuta di caccia, invece di dedicarsi a sporcare organizzazioni sociali, perché se quella è la strategia della Bullrich, si è già esaurita… E se ci danno giù, è perché sanno di contare sul potere di fuoco che noi organizzazioni non abbiamo per smentire tante atrocità.
Ieri, hanno anche cercato di diffondere la versione che c’era un nostro furgone, dal quale venivano tirati fuori attrezzi per creare incidenti. Molte volte, quando alcuni media di massa lanciano così superficialmente una versione e la riproducono con tutto il potere di fuoco mediatico che hanno, è molto difficile per noi giungere a quel medesimo pubblico, per chiedere di presentare una minima prova di quello che stanno dicendo. Ci hanno raccontato che così lo avevano già detto Nicolás Wiñazki, María Laura Santillán, tutti riportando le dichiarazioni del ministro della Sicurezza della Città, Martín Ocampo. Prima e principale cosa, hanno una responsabilità giornalistica coloro che riportano quella versione, ci deve essere un minimo di fondamento nell’accusarci di una simile atrocità, perché in nessuna delle immagini che mostrano si vede un solo compagno di La Poderosa che tiri una sola pietra.
Parlano di un furgone quando tra i pochi oggetti personali che avevo, mi hanno tolto dalla tasca la mia tessera del SUBE (mezzi di trasporto pubblico, ndt), quella che uso per cercare la mia bambina a Barracas, per tornare al nostro ufficio al Bauen, per prendere varie metro al giorno. Ci sono tante organizzazioni che hanno costruito legittimamente e a forza di lotte un’impalcatura e una struttura che gli permette di avere di che muoversi. Io non ho un furgone, né nessuno dei miei compagni, non sappiamo di quale furgone parlino i giornalisti che in modo assolutamente irresponsabile ripetono la versione ufficiale. Allora, vi chiedo di continuare con questo tema, di non fermarvi fino a quando Ocampo e il suo segretario della sicurezza Marcelo D’ Alessandro non spiegheranno di chi fosse quel furgone e nel caso che non sia nostro, devono fare pubblicamente le scuse per aver diffamato.
Ieri D’Alessandro se n’è uscito attribuendosi la responsabilità assoluta, dicendo che si era riunito con i dirigenti delle organizzazioni sociali per stabilire in quali condizioni sarebbe stata fatta la manifestazione. Oltre al fatto che non si è riunito con nessuno di noi, sarebbe bene che se lui era il responsabile del dispositivo, chiarisca questa partita di caccia, che fa la polizia sparando proiettili, gas, bastonate in mezzo alla 9 de Julio. E, riguardo al nostro arresto, lo esortiamo a cercare la telecamera di sicurezza del momento in cui ci arrestano. Vogliamo vedere la telecamera del momento in cui mi hanno picchiato per aver cercato di sollevare una compagna che stava camminando.
A noi, ci ha bastonato lo stesso stato, a 15 isolati da dove c’era stata la manifestazione. Quando non c’era uno scenario di tumulti, di repressione, neppure di eccessi in quella repressione, c’era un ritorno assolutamente pacifico e da parte della polizia c’è stata una partita di caccia che ho visto solo due volte nella mia vita: il giorno della riforma previdenziale e ieri. Sinceramente noi pensiamo che la Bullrich sia stata quella che ha guidato il dispositivo e quella che guida la Polizia della Città, e che preferiva che finissimo a discutere alla porta del commissariato e non alla porta del Congresso, dove a noi interessava discutere.
25 ottobre 2018
Resumen Latinoamericano
* “La Poderosa” è un’organizzazione villera (insediamenti informali nelle periferie argentine), che mediante seminari di educazione popolare, cooperative di lavoro, dibattiti permanenti e lotta nelle strade, cercano la trasformazione dei quartieri, per una società giusta ed egualitaria. “La Garganta Poderosa” è una rivista edita da questa organizzazione che prende il suo nome dalla moto del Che, “La Poderosa”, con cui fece il suo viaggio attraverso l’America Latina”.
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“La poderosa verdad (así opina La Garganta Poderosa)” pubblicato il 25/10/2018 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2018/10/25/la-poderosa-verdad-asi-opina-la-garganta-poderosa/] ultimo accesso 29-10-2018. |