Nicaragua 2018, così violentemente amaro


Abel Bohoslavsky

“Nessuno ha presentito questo scoppio, ma erano innumerevoli le ragioni che annunciavano che sarebbe avvenuto. La gioventù universitaria lo ha iniziato e la gente ha seguito la gioventù, moltissima gente, sempre più gente. Da anni c’erano morti e terrore nelle zone rurali e Managua sembrava addormentata. E svegliando Managua, ha sollevato all’unisono l’intero paese. Come è stato possibile? Non per una cospirazione da fuori, ma per la molta lava accumulata dentro. I vulcani non avvisano!” [1]

Dall’aprile 2018 una violenta crisi scuote il Nicaragua, il paesetto centroamericano, terra di laghi e vulcani e di giganti come Augusto C. Sandino e Carlos Fonseca Amador, di storie di guerre civili e successivi interventi nordamericani. E di rivoluzioni genuine. Ho vissuto molti anni lavorando come internazionalista durante la Rivoluzione Sandinista, esperienza incancellabile che mi ha lasciato insegnamenti inestimabili e legami di cameratismo e amicizia che porto nelle memoria e nel cuore. Alcune di quelle memorie le ho lasciate raffigurate nel Los Cheguevaristas – Del Cordobazo a la Revolución Sandinista (I Cheguevaristi – Dal Cordobazo alla Rivoluzione Sandinista) [2]. Per questo posso fare queste riflessioni, che sono molto razionali, ma che sono impregnate di emozioni, affetti e lacerazioni.

Nei giorni successivi al 19 luglio, data in cui si commemora la vittoria del 1979, da Managua un compagno, veterano internazionalista di quell’epoca, mi metteva in allarme:

“La sinistra per il socialismo non deve confondere mai il maiale con la limonata, pertanto pro-imperialismo e oligarchia borghese con le sue sommosse controrivoluzionarie non è lo stesso che antimperialismo e rivoluzione popolare, sembra una banalità ma non lo è perché ai tempi delle reti e di internet tutto può passare se non abbiamo chiaro il panorama di idee o, detto meglio, non c’è lo raccontano con obiettività di rivoluzionari. Leggere anche i link che sono molto formatori di coscienza e idee da parte della sinistra. La politica è come il corpo umano, quello che non è a sinistra è a destra. Il fatto che ci possano essere molte sinistre e molte destre è un puro racconto, nel corpo c’è un solo cuore e normalmente sta a sinistra, se lo vogliamo passare a destra ideologicamente ci sfasceremo”.

E questo avvertimento si intitola “Formazione continua politico ideologica” e si accompagna al testo e alle immagini di “Cinque chiavi per riconoscere false ribellioni popolari” [3] che descrivono metodi e azioni di cospirazioni imperialiste, una delle quali, dice, “ripete slogan vuoti (“abbasso al dittatura”, “libertà d’espressione”)”. E nella sua propaganda “… i commentatori si entusiasmano del proprio agire, elogiano o giustificano i propri leader e incolpano automaticamente il governo per il saldo di feriti e vittime”.

Debbo menzionare che ebbi l’opportunità di partecipare al II Incontro di Intellettuali per la sovranità dei popoli della Nostra America (L’Avana, Cuba, 1985) con una funzione di relatore su “La guerra e la propaganda sulla guerra in Nicaragua”. Uno dei miei compiti era in Barricada, organo ufficiale del FSLN. In quel momento vivevamo l’aggressione imperialista che con forze irregolari mercenarie, con basi in Honduras e Costa Rica -la contra o i contras- dirette e armate dall’Esercito e dalla CIA degli Stati Uniti, con l’aiuto delle dittature dell’Argentina, El Salvador e della stessa Honduras, scatenarono una guerra contro-rivoluzionaria che dissanguò la Rivoluzione per impedire il suo immenso lavoro di trasformazione della società e obbligarla a dedicare le proprie energie alla difesa militare. Cosicché riguardo alla guerra e alla propaganda sulla guerra appresi molto di più che dalla mia goffa destrezza nel maneggiare un vecchio fucile Garand o anche alcuni vecchi fucili cecoslovacchi, le armi delle Milizie Popolari Sandiniste di cui a quell’epoca feci parte. Allora non smette di sorprendermi che nelle lezioni moderne di “Cinque chiavi…” come di “Formazione politico-ideologica” si menzionino parole d’ordine agitate da agenti imperialisti, come “abbasso la dittatura” o “libertà d’espressione”, perché nessun popolo si fa eco di lottare contro una dittatura dove non esiste, né reclama libertà d’espressione dove c’è.  E qui non c’è cospiratore che valga, per quanta tecnologia di internet abbia, per inventare una “falsa ribellione popolare”. Il propagandista di “Cinque chiavi…” a me non me la può vendere. In 53 anni di militanza rivoluzionaria contro varie dittature non ho visto nessun popolo mobilitarsi, scendere nelle strade, sfidare la repressione, costruire barricate, sacrificare vite, ecc., convocato da parole d’ordine che non lo motivino. E, inoltre, debbo replicare: “abbasso la dittatura” non è nessuna parola d’ordine vuota.

Ma siccome l’imperialismo e le sue cospirazioni esistono, quando uno non sta sul terreno, deve sapere nutrirsi da molte fonti (non compro forni né carne putrida), fatto che per me nel caso del Nicaragua è fattibile per i tanti anni di cameratismo e amicizia. Quasi allo stesso tempo di leggere quel messaggio, ne ricevo uno da un altro compagno, in questo caso veterano sandinista che non ha mai ostentato alcun incarico politico, con il quale ho condiviso molti anni di lavoro nell’altro mio compito, nel Ministero della Sanità, nell’area della sanità del lavoro e nel Programma di Assistenza al Lavoratore. Il compagno mi dice:

“Oggi abbiamo avuto una riunione, alle ore 1.30, diretta da Edwin Castro e Gustavo Porras nel salone Rubén Darío dell’Assemblea Nazionale, per dirci che domani dobbiamo andare a El Chipote a tirar fuori, comunque sia, tutti coloro che stanno lì. Tutti convocati vestiti di bianco. Uscendo dall’Assemblea Nazionale alle 9.00 ci hanno detto che andavamo a colpire (uccidere, ndt) e ad occupare la periferia di El Chipote e che non c’era da preoccuparsi che loro ci proteggeranno. Ci hanno detto che la partecipazione era volontaria e che successivamente saremmo andati con i Capi alla rotonda per continuare a difendere la pace. Ci hanno anche spiegato che se nei quartieri ci sono degli abitanti contro di loro, colpiamo anche loro”. [4]

E qui una digressione. Sono stato per molti anni compagno di lavoro di Gustavo nel Ministero della Sanità con il quale abbiamo avuto un’eccellente relazione. Il lettore che sta leggendo questo si immagini due vecchi compagni di lavoro con cui per anni ho condiviso giorno dopo giorno: uno che manda a colpire i familiari dei prigionieri e anche gli abitanti che protestano contro il governo e un altro che racconta come gli “spiegano” come colpire o uccidere. E che il terzo uomo del sistema politico li rassicuri che sarà protetto. Allora penso al primo, a quel compagno che mi manda la “formazione ideologica” per comprendere le chiavi della cospirazione imperialista…

Ho anche ricevuto molti altri messaggi sulla situazione del Nicaragua, che mi raccomandavano di leggere l’articolo (che già conoscevo) “La guerra controinsurrezionale. Il Nicaragua nel mirino” [5] dove la giornalista Stella Calloni descrive estesamente le azioni di varie agenzie nordamericane, come la National Endowment for Democracy (NED) o l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (USAID) e la Freedom House nell’esecuzione della cospirazione imperialista. Stella, con la quale in qualche momento delle nostre vite abbiamo convissuto nella medesima Nicaragua della Rivoluzione Sandinista come internazionalisti, a sua volta riproduce il contenuto di un altro articolo del giornalista statunitense Max Blumenthal [6] che anche avevo già letto, e che anche raccomando di leggere.

Parallelamente -tutto nei medesimi giorni- e come argentino quale sono, ho minuziosamente letto l’intellettuale Atilio Borón, nel suo “Nicaragua, la rivoluzione e la bambina nella scialuppa” [7], una dettagliata valutazione di questa crisi, che ripercorre anche la traiettoria dell’interventismo yankee, e critica il vecchio giornalista politico cileno Cabieses Donoso [8] (mirista e fondatore della magnifica Punto Final) per aver ricavato delle “conclusioni sbagliate” mettendo in discussione l’attuale governo nicaraguense. Vale la pena ribadire l’interpretazione di Borón su Daniel Ortega: “…ha commesso un gravissimo errore siglando dei patti “tattici” con nemici storici del FSLN e, più recentemente, cercando di imporre una riforma previdenziale senza una consultazione con le basi sandiniste o di agire con incomprensibile sprezzo di fronte alla crisi ecologica nella Riserva Biologica Indio-Maíz”… “ha ipotecato la tradizione rivoluzionaria del sandinismo. Ma il patto con i nemici è sempre volatile e transitorio. E di fronte alla minima dimostrazione di debolezza del governo, e di fronte ad un grossolano errore basato sul disprezzo dell’opinione della base sandinista…”.

Borón, facendo appello alla storia ci ricorda bene che negli anni 30, quando l’allora presidente degli Stati Uniti fu criticato da alcuni legislatori per il suo appoggio al fondatore della tirannia nicaraguense Anastasio Somoza García “… il sostegno che Franklin D. Roosevelt concedeva al dittatore, questi si limitò a rispondere che ‘sì, è un figlio di puttana ma è il NOSTRO figlio di puttana’”. E con una analogia elocuente con quella della favola della bambina nella scialuppa, alla fine non dubita di giudicare Daniel Ortega come “lo sfortunato timoniere”, che bisogna aiutare a “raddrizzare la rotta”. Al contrario, secondo Borón: “Affondare colui che porta la bambina della rivoluzione, o consegnarla alla nave nordamericana difficilmente potranno essere considerate delle soluzioni rivoluzionarie”. Dopo la sua critica ad Ortega, l’intellettuale nonostante tutto fa un appello a sostenerlo. Allora che? Se Somoza era il figlio di puttana di Roosevelt, Ortega, che critica nel modo che abbiamo letto, è il “nostro” figlio di puttana?

Sembra forte questo interrogativo. Ma il fatto è che Borón -con il quale ho polemizzato nel mio unico scritto sulla crisi in Nicaragua a tre mesi dall’inizio [9]- (e le/i altre/i citati e molti di più) faceva appello a difendere Ortega, anche se a quel punto gli chiede di rettificare la rotta. Quel 19 luglio Ortega ha denunciato i vescovi della Conferenza Episcopale come golpisti. Tutto come parte della cospirazione imperialista che, come negli anni ’80, poté contare sull’attiva partecipazione della cupola della Chiesa Cattolica, guidata allora dal cardinale Miguel Obando y Bravo. Sembra logico e pone Daniel Ortega in una posizione anticlericale. Nonostante ciò è contraddittorio con il suo attuale governo che si autoproclama “socialista, cristiano e solidale”. Altri governi del mondo, che si definiscono con una identità religiosa, sono abitualmente criticati come fondamentalisti, cosa che Borón, Calloni, Fabián Guevara, Blumenthal e tanti dei suoi sostenitori omettono.

Per questo, raccomando di leggere i discorsi che quotidianamente pronuncia sua moglie e oggi vicepresidente, Rosario Murillo, cosa che non ho visto in nessuno degli articoli che ampollosamente difendono l’attuale governo. Per esempio: “Buona sera a tutte le Famiglie del nostro Nicaragua, Cristiano, Solidale; questo Nicaragua dove tutte/i vogliamo vivere con Sicurezza e Pace; questo Nicaragua Benedetto, questo Nicaragua consacrato a Gesùcristo e alla Nostra Madre Maria; questo Nicaragua di Famiglia, di Valori Familiari, di Cultura Familiare; questo Nicaragua di Amore, dove non può emergere l’odio, dove non può vincere l’odio, perché l’Amore è più forte dell’odio, e l’Amore di Dio che ci fa Forti, perché sappiamo che è con la Fede e con la Forza che Andiamo Avanti. Nell’Amore verso Dio! Dio sparge sul nostro Nicaragua la Sua Benedizione. Misteriosi sono i Cammini del Signore. Credo che la principale Benedizione sia la conferma della nostra Fede, che siamo un Popolo pieno di Fede, e che ancora di fronte alle avversità più grandi siamo piene/i di Fede, perché sappiamo di contare sulla Mano Divina, contiamo su Dio. Sappiamo che non dobbiamo riempirci il Cuore di cattivi sentimenti. Questa sarebbe una Vittoria di coloro che non vogliono l’Amore, ottenere che i nostri Cuori si riempiano di sentimenti negativi, di odio anche… No, non ci riusciranno! I Nostri Cuori rimarranno nell’Amore per Gesù Cristo, nel caso delle/dei Cattoliche/i, nell’Amore per la Nostra Madre Maria, e con Amore e capacità di Riconciliazione e Perdono. Perché questa Riconciliazione, questo Perdono, questa Unione, è quello che ci farà tutte/i Andare Avanti, vedendoci come Prossimo, come Fratelli, come Famiglia; vedendoci come tutte/i figlie/i del medesimo Dio. Ogni giorno, come dice il Cardinale, Sua Eminenza Reverendissima Leopoldo José, tutte le notti invocando Dio, la Nostra Madre Maria. Lui ha invitato a recitare tutte le notti il Santo Rosario in Famiglia” [10].

Nelle parole di una vicepresidente, non è questo il discorso e la propaganda di uno stato teocratico? Si possono ascoltare quotidianamente. Invito ad una loro completa lettura.

Si noti come nel mese di giugno, la vicepresidente elogiasse Leopoldo Brenes (nominato vescovo ausiliare di Managua da papa Giovanni Paolo II nel 1988, durante la guerra di aggressione e consacrato dall’allora cardinale Obando) e a luglio, il presidente lo accusa di golpista. Lasciatemi ricordarvi questo aneddoto: “Quel prete fottuto. Come ho già segnalato, su Barricada, che era l’organo ufficiale della Rivoluzione, le sue informazioni, articoli ed editoriali raccoglievano l’attenzione della Direzione Nazionale, molte volte era visitata da alcuni dei suoi membri oltre che dal suo responsabile che era il Comandante Núñez. Una notte, piombò molto tardi il Comandante Daniel Ortega quando era già presidente. Era già rimasta poca gente e ricordo che entrò nell’ufficio di Carlos F. Chamorro, il direttore, mentre stavamo finendo un articolo di “chiusura”. Si sedette a conversare con il CeFeChe, analizzavano la situazione politica e -come sempre- il contenuto del quotidiano del giorno dopo. In quei giorni erano ripresi gli attacchi della cupola della Chiesa contro la Rivoluzione. Inesorabilmente uscì il tema del cardinale Obando y Bravo e delle sue risse. In un attimo -lo ricordo come se fosse oggi- Ortega disse con veemenza e drizzando il suo indice destro: “Bisogna denunciare quel fottuto prete!” [11].

Questo avvenne negli anni 80, in piena guerra di aggressione. Molto tempo dopo, nel 1996, Ortega già all’opposizione, pubblicamente chiamò Obando “Cappellano del somozismo”. Chiaro. Ma nel suo lungo cammino per tornare al governo, Ortega virò di 180 gradi. Stabilì strette relazioni e, per dimostrare la sua nuova fedeltà alla Chiesa, il gruppo parlamentare del FSLN approvò una legge di penalizzazione dell’aborto terapeutico, che una vecchia legge rendeva possibile [12]. I sostenitori di Ortega in Argentina appoggerebbero la campagna “per le due vite” della coalizione anti-diritti? E per coronare la sua alleanza con la Chiesa che in questi giorni torna a criticare, appena due anni fa, nel 2016, “il cardinale è stato dichiarato questa settimana come ‘padre della riconciliazione e della pace’ del Nicaragua e questo è avvenuto per una iniziativa di legge presentata dallo stesso comandante Ortega, approvata con 65 voti dei deputati del FSLN e dei suoi alleati”. [13] Si comprende ora che significa la metafora di Borón su Ortega nella favola della bambina e la scialuppa? Crederà questo intellettuale che il caudillo possa “rettificare la rotta”? Verso dove?

Borón ha affermato che gli organizzatori della cospirazione imperialista: “Hanno trasferito in Nicaragua buona parte dei mercenari che sono stati protagonisti delle “guarimbas” in Venezuela e ora stanno applicando in Nicaragua la medesima ricetta di violenza e morte che si insegna nei manuali della CIA. Conclusione: la caduta del sandinismo indebolirebbe il contesto geopolitico del brutalmente aggredito Venezuela, e aumenterebbe le possibilità per generalizzare la violenza in tutta la regione”.

Borón, dottore in Scienze Politiche, fa una doppia comparazione che merita di essere analizzata. In primo luogo, attribuisce una similitudine nella sua interpretazione politica del governo della Rivoluzione Bolivariana con quello del Nicaragua “socialista, cristiano e solidale”. Questo è più che discutibile. Il chavismo emerse come una forza nuova, di rottura del Patto del Punto Fisso che nel 1958, all’uscita da una dittatura, instaurò il regime bipartitico tra la socialdemocratica Azione Democratica e il social-cristiano COPEI che 40 anni dopo slittò in un cataclisma di miseria sociale e corruzione istituzionale. Il chavismo trionfante nelle elezioni del 1998 è figlio politico della ribellione del caracazo del 1989. Hugo Chávez assunse la presidenza giurando sulla “moribonda Costituzione” del Patto del Punto Fisso. E così iniziò un processo genuino e originale che per ora è una rivoluzione inconclusa, assediata in molti modo dagli Stati Uniti poiché colpisce seriamente gli interessi imperialisti e della borghesia nazionale [14]. L’orteghismo è un regime post-sconfitta politica della Rivoluzione (1990), successore di tre governi liberali classici. Ortega giunse al governo nel 2007 mediante successivi patti con gli ex presidenti liberali del periodo 1990-2006 e con la stessa Chiesa Cattolica. Per quei patti, quello che è stato garantito è il regime e non la sua rottura [15].

Suggerisco a coloro che fuori dal Nicaragua ignorano quei patti storici, di leggerli. Il FSLN subì successivi salassi dopo la famosa “piñata” che decimò l’allora partito rivoluzionario. Se si ignora questo processo difficilmente si intende l’attuale crisi del Nicaragua. Sotto il formato di un’alleanza FSLN-Ortega-COSEP-Chiesa, fino a quando Ortega ha garantito stabilità politica ai profitti imprenditoriali, né il Consiglio Superiore dell’Impresa Privata (COSEP) né l’ambasciata degli USA si sono infastiditi. Anzi, l’attuale governo ha ricevuto felicitazioni e sostegno da organismi finanziari internazionali. Il Nicaragua è stato premiato  “nell’Incontro Annuale di Investimenti 2015, promosso dal Vicepresidente e Primo Ministro del Dubai, Sua Altezza Sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, con il motto ‘Sviluppo Sostenibile attraverso gli Investimenti Stranieri Diretti’. Durante questo incontro a cui parteciparono 27 governatori, 17 ministri di stato, funzionari di alto livello e imprenditori di 144 paesi, è stato messo in rilievo il modello di sviluppo economico che applica il Nicaragua, attraverso un’alleanza di successo di dialogo e consenso tra il settore pubblico e privato” [16]. Una valutazione molto positiva di questo recente periodo, può essere letta in un esteso lavoro dell’economista Edelberto Torres, che apportando abbondante informazione economico-sociale, lo valuta così:

“Al di là della controversa e segnalata alleanza del governo con il COSEP, l’attività è riuscita ad incorporare nella dinamica economica settori imprenditoriali tradizionali, di nuovo conio e una varietà di piccoli e medi imprenditori favoriti dalla politica di sviluppo dello stato, ma soprattutto ha stimolato gli Investimenti Stranieri Diretti e il commercio che ha propiziato, tra le altre voci, l’incremento nell’uso dell’energia rinnovabile, raggiungendo già il 50% nella generazione pulita, cambiando così il modello energetico del paese… Le misure e politiche economiche e sociali promosse dal 2007 hanno avuto conseguenze sociali nella riduzione degli indici di povertà e nel miglioramento degli indici di sviluppo umano. Di questo rendono contro le agenzie finanziarie internazionali BM e BCIE, certificando la fonte originale del BCN… Dal 2009 al 2014 la povertà generale è diminuita di 12.9 punti passando dal 42,5% al 29,6%. Questa tendenza si è mantenuta nel periodo 2014-2016, la proporzione di popolazione al di sotto della linea generale di povertà si è ridotta di 4,7 punti percentuali, passando dal 29,6% al 24,9%. Nel medesimo periodo, la povertà estrema è passata dal 8,3 al 6,9 per cento (Banca Mondiale, 2018). Da parte sua l’indice di sviluppo umano (IDH) è aumentato da 0,59 a 0,63 durante il periodo dal 2008 al 2014, situando il paese al di sopra della media per i paesi di livello medio di sviluppo e al di sotto della media dello 0,751 per i paesi dell’America Latina e dei Caraibi” [17].

Torres pensa “che dopo le rivoluzioni, e in Nicaragua dove si è vissuto con sacrifici, è superficiale pretendere che dopo una sconfitta si possa tornare al purismo rivoluzionario e in un anelito sovrano ovviare ai dettami delle agenzie multilaterali”.

Questa considerazione è eloquente del pensiero dominante nel progressismo contemporaneo. Che intenderà per “purismo rivoluzionario”? E chi sono i suoi promotori politici? Proponiamo questo interrogativo, perché nel suo saggio, Torres menziona solo come contestatori politici differenti forze, che caratterizza (tutte) di destra, siano ora i liberali, i separati dal sandinismo annidati nel MRS (Movimento Rinnovatore Sandinista), e gli attivisti studenteschi. Oltre a prospettare una critica ad una proposta che nessuno ha formulato -come dire, inventa un progetto per metterlo in discussione- lascia cadere l’altra sua critica all’epoca della Rivoluzione Sandinista (1979-90), definendola di “purismo rivoluzionario”. Nonostante ciò, altri propagandisti dell’orteghismo, giudicano l’attuale periodo come “seconda fase” di quella Rivoluzione.

La ragione più di fondo per cui il governo del Nicaragua è entrato in conflitto con gli USA non sta sul terreno dell’economia interna, la quale è stata sostenuta da organismi del capitale finanziario internazionale senza che i progressisti giudichino di intervenzionismo imperialista quella penetrazione economica. Il conflitto è avvenuto sul progetto del canale cinese. Quello sì, colpisce direttamente gli interessi di dominio economico, politica e militare degli USA. Quello è una misura antimperialista? Per nulla. La legge 840 sul canale interoceanico è di un cedimento rampante, anche se il governo sostiene il contrario. Consegna la sovranità per un secolo, oltre ad un danno ambientale irreparabile se si realizzasse la sua costruzione. Se si cambiasse il nome dell’impresa cinese con una inglese, nordamericana o tedesca, qualsiasi antimperialista parlerebbe di un altro cedimento neocoloniale. Bisogna leggerla. Perché la Cina non è gli USA? Chiaro che no! È una sua rivale! Non casualmente ora Trump ha dichiarato la guerra commerciale alla potenza asiatica. Quello dà un carattere progressista al capitalismo cinese? Nella mentalità progressista, sembra di sì. Invito allora a conoscere il contenuto di quei “trattati” affinché si intenda cosa si dice progressista [18].

D’altra parte, comparare le “guarimbas” venezuelane che sono avvenute nel 2017 durante una grave crisi economica con la sollevazione nicaraguense da aprile fino ad ora, è ignorare la composizione sociale di ambedue i fenomeni. Senza essere fiorente, l’economia del Nicaragua non attraversava una crisi della dimensione di quella venezuelana. Il detonatore della riforma dell’Istituto Nicaraguense della Previdenza Sociale ha mobilitato inizialmente gruppi studenteschi di egemonia piccolo-borghese. È stata la risposta repressiva con i primi morti, quella che a sua volta ha scatenato risposte popolari solidali. Nelle città, manifestazioni di abitanti senza identificazione di partito, lavoratori informali, lavoratori che lavorano per conto proprio; nei paesi e nelle località dei dipartimenti, di settori contadini e lavoratori rurali. Né la rachitica destra liberale, né il COSEP co-governante con Ortega per 10 anni fino a poche settimane prima dell’aprile del 2018, avrebbero potuto mobilitare massicciamente il popolo e giungere a convocare centinaia di migliaia nel corteo delle Madri del dolore il 30 maggio e nelle successive manifestazioni. Molto meno, organizzare centinaia di blocchi e di barricate. Senza dubbio la mobilitazione è stata molto di più per motivazioni politiche che per rivendicazioni economiche rimandate. Si possono riassume così: stanchezza accumulata di una parte importante del popolo. Precisamente, per quanto repentina e inaspettata, non preparata, la sollevazione non ha dirigenti né programma. E questo è quello le criticano i progressisti. Per questo, la destra classica che ha uno scarsissimo inserimento popolare, ha potuto “riapparire”. Per questo il COSEP, socio da un decennio del governo, socio del “Presidente Popolo” che da molto è anche un impresario, si è messo sul marciapiede di fronte. Per questo la cupola della Chiesa si è messa in conflitto con il governo socialcristiano.

C’è interventismo imperialista? Chiaro che sì! E non solo sul terreno economico in società con il governo, come abbiamo visto. Quando non c’è stato? Ma non sono suoi agenti gli insorti dello storico quartiere di Monimbó a Masaya, né in centinaia di quartieri e strade del Nicaragua. Spiegare una simile insubordinazione in cui migliaia rischiano la vita per la congiura imperialista è chiudere gli occhi e la mente di fronte ad una realtà opprimente, durissima. L’interventismo nordamericano è ben descritto nel menzionato scritto di Blumenthal e di altri che lo trascrivono, anche se omettono tutto quanto del terreno economico: alcuni degli attivisti studenteschi che hanno partecipato alla prime mobilitazioni che sono state represse con il fuoco, si sono riuniti a Washington con dei congressisti dell’ultradestra. Questo ha provocato una iniziale frattura nel movimento studentesco, giacché  altri hanno apertamente messo in discussione di aver stabilito quel legame. Di ritorno a Managua, un altro eminente dirigente studentesco, Harley Morales, ha vacillato con disgusto di fronte all’apparizione dei suoi compagni nel Campidoglio. “È stato terribile”, ha detto Morales al giornale “El Faro”. “Loro (Cruz, Rubio e Ros-Lehtinen) sono la destra repubblicana estrema. Siamo molto scontenti di questo viaggio; sono stati pagati dagli Stati Uniti e gli è stata imposta un’agenda. Noi abbiamo dato un’immagine terribile” [19]. È chiaro che i visitatori di Washington non hanno ricevuto nessun mandato dalle proprie basi per quella relazione. È di più: la loro deliberata esposizione con politici nordamericani di destra è stata funzionale alla propaganda governativa di attribuire la ribellione sociale ad una manovra cospirativa digitata dalla CIA e di negare lo scontento accumulato. Ugualmente si accusa Félix Madariaga, professore di scienze politiche laureato in Alabama, vecchio funzionario di governi liberali precedenti ad Ortega, accusato di legami con il narcotraffico, come presunto capo di una mobilitazione sociale che ha abbracciato campagne e città di quasi tutto il paese. Questa propaganda, da parte dei governativi, ha dato un’aureola di influenza politica ad un personaggio che non ha un radicamento popolare per convocare folle. L’opportunismo di quelli di destra di attribuirsi la guida della sollevazione è stata una manovra calcolata per installare un’opzione di ricambio, proprio di fronte all’assenza di una direzione politica del movimento antigovernativo. La guerra di propaganda -che è sempre esistita e che ora gli “analisti” chiamano di “quarta generazione”- è usata dagli USA per attribuirsi un eventuale ricambio; e dall’orteghismo per giustificare la propria violenza antipopolare rivestita di “antimperialismo” di un governo che ha rafforzato e ampliato la riproduzione capitalista e dipendente del paese. Perché quello che Atilio Borón non menziona e la maggioranza dei commentatori omettono, è la dimensione e la brutalità della risposta repressiva governativa. Secondo Borón, gli insorti hanno “armi letali, squadroni della morte e soldati mercenari”. Signore: Se nelle strade, nei quartieri e nelle strade, c’erano migliaia di manifestanti e avevano anche quelle armi e quasi un esercito mercenario, e l’Esercito del Nicaragua per tre mesi non ha agito, come mai non hanno assaltato caserme, hanno liquidato i funzionari e occupato il governo? Qualsiasi militante con un’esperienza insurrezionale sa che questo lo può fare una forza irregolare ben addestrata in seno ad una mobilitazione di massa come quella che è avvenuta in questi mesi. Sanno come le truppe governative in uniforme e senza uniforme “hanno ripulito” Monimbó, Diriamba e altre zone? Se quel racconto fosse vero, perché le madri delle vittime le reclamano al governo e il 30 maggio hanno effettuato il corteo delle madri contro il governo e non contro gli insorti e i loro “squadroni della morte”? Questo non omette che tra migliaia di insorti ci sia gente che utilizzi armi caserecce, o strappate a poliziotti e altri civili armati. O anche che sono custodite nelle proprie case dall’epoca della guerra degli anni ’80. O che, senza armi, aggrediscano con brutale violenza coloro che li vanno ad attaccare.

Chi sono allora coloro che hanno provocato quelle morti? La propaganda governativa e i commentatori progressisti dicono che i paramilitari o parapoliziotti sono quei mercenari “guarimberos” venuti da altre latitudini. Bene, ascoltiamo gli altri nicaraguensi. Uno di loro è niente meno che Humberto Ortega, fratello di Daniel, che è un altro membro storico della Direzione Nazionale del FSLN all’epoca della Rivoluzione, fondatore e capo dell’allora Esercito Popolare Sandinista. In una intervista al giornalista Camilo Egaña, della CNN, per il suo programma “Con Camilo” ha proposto di mettere fine alle forze paramilitari: “Se il governo ha un profondo senso di responsabilità, in primo luogo deve mettere fine alla presenza di questi armati illegali che agiscono come fossero un’autorità militare o di polizia” e che stanno “operando tranquillamente e in modo aperto al lato della polizia nazionale” [20]. Facendo questa protesta, Humberto Ortega è un “agente dell’imperialismo”? Un altro dirigente storico e membro della Direzione Nazionale del FSLN, Jaime Wheelock, ministro della riforma agraria durante la Rivoluzione, ha rinfacciato a Daniel Ortega che “tira fuori forze armate o forze parapoliziesche, o dice ai militanti di armarsi, preparando così quasi una guerra civile e il caos, allora non si sta prendendo le proprie responsabilità”, “il terzo -e ultimo- gradino che gli manca, come dire: ‘Io sono il presidente del Nicaragua, e sto governando con la mia famiglia’. E può essere che non gli importi del Nicaragua, può essere che non gli importi del FSLN, e che sia disposto a portare il Nicaragua e il Fronte Sandinista sulla strada dello scontro e dello spargimento di sangue, ma questo danneggerà probabilmente anche coloro che sono al suo fianco” [21]. Da parte sua, il Comandante della Rivoluzione Bayardo Arce, attuale consigliere del presidente e l’unico dei nove membri storici, che agisce politicamente al suo fianco, poco dopo l’inizio della crisi, il 26 aprile, analizzò così i primi episodi che dopo sarebbero aumentati: “Io credo che (Daniel Ortega) si sia sbagliato. Credo che la pressione finanziaria sulla Previdenza Sociale, l’urgenza di dare una risposta al rischio di una mancanza di liquidità che impedisse di pagare alla gente le pensioni lo abbia portato a non aspettare un termine che il settore imprenditoriale chiedeva per analizzare la proposta e presentare delle alternative dal loro punto di vista. E questo si è tradotto nel fatto che la politica di consenso, che abbiamo avuto negli ultimi dieci anni e che ha permesso al paese di uscire poco a poco progredendo, sia stata interrotta”. E riguardo alla risposta armata governativa la descrisse così: “Io non direi che ci sia stata repressione, solo da parte della polizia c’è stata una situazione, come di solito succede in questi fenomeni sociali, in cui c’è un momento in cui perdi il controllo” [22]. Bisogna evidenziare che Bayardo ha giustificato il modo di agire governativo, sebbene per nulla abbia menzionato azioni di mercenari stranieri nelle manifestazioni di protesta.

Quando alla fine il presidente Ortega se ne è uscito per spiegare pubblicamente [23] il modo di agire di civili (a volte incappucciati, che a volte portavano emblemi del FSLN) ha dato tante versioni secondo le convenienze che ha avuto. In una di quelle ha negato tutto, in un’altra ha detto che erano i mercenari venuti dall’estero che agivano di notte, in una terza ha detto che erano civili sandinisti che si difendevano e in una quarta ha affermato che erano civili che aiutavano la Polizia in virtù di un mandato costituzionale. Se non ci fossero di mezzo dei morti, sequestri e arresti, processi sommari e applicazione della legislazione “antiterrorismo”, le affermazioni presidenziali auto-contraddittorie sarebbe giudicate come patetiche, lo stesso di quelle dei suoi difensori propagandistici, che gareggiano nella menzogna con i loro rivali delle centrali imperialiste. Ma è tragico e drammatico. Lo segnalano due ex compagni della Direzione e commilitoni d’armi di Daniel Ortega che mai gli fecero un’opposizione politica!

In quei momenti (agosto 2018), non era più in discussione un programma presuntamente riformista, o socio-liberale, o tale o altra misura. Qui si tratta di un regime social-cristiano che aveva molto del bonapartismo (per cercare di sovrapporsi alle classi in lotta ed essere mediatore, beneficiando allo stesso tempo capitalisti e operai e contadini senza toccare le basi del sistema economico sociale), un regime quasi-confessionale che ha adottato una simbologia religiosa, e ha deciso di ricorrere alle armi per affrontare la protesta. Questo regime è la “seconda fase” della troncata Rivoluzione Sandinista? Avendo conservato dopo dieci anni un importante sostegno elettorale e popolare, le armi sono state la risposta. Se, come ha detto Ortega, la protesta contro la sua riforma dell’INSS è stata solo una scusa, perché in pochi giorni ha abrogato il suo stesso decreto? Se quella riforma non era neoliberale, così come gli è stata criticata, perché non l’ha mantenuta?

Di tutta questa crisi, il governo accusa la destra. Un’altra volta, bisogna ricorrere alla storia recente. Chi fu nel 2007 il vicepresidente di Ortega nel suo trionfale ritorno al governo? Un tale Jaime Morales, un banchiere che nel 1979 fuggì dal Nicaragua e in Honduras organizzò il gruppo mercenario contra che usò la sigla FDN (Forza Democratica Nicaraguense). Il governo accusa l’imperialismo e i commentatori vicini denunciano la CIA e le altre agenzie satelliti degli USA di questa cospirazione. Possono spiegare che fa, appoggiando il governo, Edén Pastora (ex Comandante Zero), ex viceministro della Difesa all’inizio della Rivoluzione nel 1979, che nel 1981 abbandonò il Nicaragua e organizzò con l’appoggio della CIA il gruppo contra con la sigla ARDE? [24] Pastora continua a rivendicare la sua sollevazione contro-rivoluzionaria dicendo che la contra erano quelli della FDN, che lui non era appoggiato dalla CIA, che lui voleva riscattare il sandinismo dalle sue “deviazioni”. Bisogna ascoltarlo! [25]

Che succederebbe nell’immediato se cade il governo Ortega-Murillo? Qui sì, coincidiamo con Atilio Borón sul fatto che non ci sarà nessuna immediata uscita rivoluzionaria. Semplicemente, perché gli insorti né lo hanno pensato né se la propongono. E difficilmente possono dare alla luce una organizzazione rivoluzionaria quando neppure l’hanno immaginata. Sono scesi in strada per la stanchezza. E meritano rispetto anche se non hanno il programma dei nostri sogni! Molti vorremmo che in Nicaragua torni a fiorire l’idea di Carlos Fonseca di una Rivoluzione Popolare Sandinista dove si conciliano la rivendicazione socialista con l’emancipazione nazionale [26]. La spaccatura dell’alleanza Ortega-COSEP al potere (ben spiegata da Bayardo Arce e Jacinto Suárez) e la sollevazione hanno aperto la possibilità che il regime sorto dai patti Ortega-Alemán-Bolaños-Obando abbia un ricambio. O no. Se il governo socialcristirano si sostiene, la classe imprenditoriale non avrà nessun imbarazzo a ricomporre la sua alleanza, se è Ortega che gli garantisce la continuità dei loro affari. Ortega ha bisogno di schiacciare la ribellione, per negoziare la propria permanenza. Negoziare con la destra, con la Chiesa e oltretutto con l’ambasciata (anche fino a bloccare il canale cinese), per prolungare in nuovi termini la continuità di un regime economico che è stato ed è di ricomposizione capitalista. Se questo è chiamato progressismo, avanti. Sì, come giustifica Borón, Somoza fu il “nostro figlio di puttana di Roosevelt” e lui vuole che Ortega (di cui parla abbastanza male) sia il “nostro figlio di puttana”, che lo facciano lui e i suoi predicatori di giustificazioni. In nome di nessuna rivoluzione si deve sparare contro il popolo. Noi rivoluzionari, noi cheguevaristi, non possiamo ammettere di avere dei “nostri figli di puttana”. Che li abbiano loro. Essendo in contrasto con il politologo argentino, i Subcomandanti insorti Moisés e Galeano dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, facendo appello anche alla storia, ma questa volta dalla letteratura, ci offrono una visione antagonista della coppia che governa: “Seguiamo il Centroamerica dove in Nicaragua si riedita Shakespeare, e la coppia Macbeth, Daniel e Rosario ‘si domandano chi avrebbe immaginato che il vecchio (Sandino) avesse tanto sangue in corpo?’, mentre cercano, invano, di pulirsi le mani con una bandiera rossonera, e che incomincia a trasformarsi, da un territorio dimenticato (dopo uno spietato saccheggio), in un problema per il grande capitale perché è un grande fornitore, e un trampolino, di emigranti; e questo assegnerà al Messico, e concretamente al sud est messicano, il ruolo di muro. E abbiamo deciso di includere il Messico nel Centroamerica perché la sua storia lo chiama verso l’America Latina e, anche nei mappamondi, il Centroamerica è il braccio che stendono coloro che sono affratellati dal dolore e dalla rabbia” [27].

A questo punto (agosto 2018) non sappiamo come sarà l’andazzo di questa grave crisi. Coloro che commentano dal di fuori, e molti all’interno di un Nicaragua ridotto in pezzi, per analizzare gli avvenimenti e le convulsioni sociali ricorrono insistentemente ad uno sguardo ereditato dalla visione del conflitto tra grandi potenze. Le motivazioni locali, l’agire di un governo e il sentire dei movimenti di massa come resistenza a quelle politiche, sono minimizzati. Noi pensiamo che la storia non sia giunta alla sua fine come pronosticavano i propagandisti della “fine della storia” e che nemmeno si debba guardare come se i popoli dei paesi dipendenti siano delle marionette delle potenze. Ma dobbiamo riconoscere che queste visioni (negazionismo storico e conflitto est/ovest) predominano e sono utili per “spiegare” (giustificare) azioni proprie e straniere. In primo luogo ascoltiamo i suoi protagonisti. Da un’ottica ufficiale, ribadiamo la spiegazione del presidente Ortega: “Il veleno in Nicaragua lo mette l’interventismo statunitense, lì è la radice del problema. Se gli USA rispettassero il paese, rispettassero quello che noi nicaraguense decidiamo, indipendentemente dall’ideologia, rispettassero un accordo tra il paese, i lavoratori e gli imprenditori, gli imprenditori starebbero lavorando con il Nicaragua”… “I rappresentanti degli Stati Uniti e i gruppi economici dicevano al popolo che non bisognava votare per il Fronte perché si sarebbe di nuovo creata inimicizia con loro”, ha dichiarato e ha aggiunto che “loro non potevano intendere né pensare che il Fronte ritornasse al Governo attraverso la via elettorale”… “Se qui parleremo di paramilitari, gli unici sono i gruppi della destra. Abbiamo forze armate, esercito, polizia, che sono costituzionali. E insieme, c’è una forza clandestina, armata, che si è trasformata nello strumento di morte del golpe della destra”… “bande organizzate, armate, patrocinate dalla destra e da organismi di intelligence che provengono dagli organismi degli USA” [28]. Questo lo ha detto prima di smentirsi dicendo che i paramilitari non esistono o che sono “poliziotti volontari”. Nel frattempo, trascorrevano i giorni nei quali continuava una feroce persecuzione di coloro che erano coinvolti realmente o presuntamente nelle manifestazioni di protesta. Quel piano è stato molte volte propagandato da Rosario Murillo. Vediamo una di quelle rivendicazioni: “La Pace non si decide. Le soluzioni non si decidono in grandi Tavoli. Le soluzioni si troveranno, soprattutto, quando è necessario promuovere Comunicazione, nuovamente Riconciliazione, Incontro e Spirito Cristiano… Cuore senza Amore, disamorato, Cuore cattivo! Pentiamoci… Pentitevi! Il Popolo vuole Pace e Lavoro…! Riconciliazione, Lavoro e Pace! E per questo Lavoreremo tutte/i insieme: Per sradicare l’Odio e decretare che nel nostro Paese l’Odio è stato sradicato, perché amiamo Dio sopra tutte le cose. E il Prossimo è Dio, e dobbiamo volerci bene, intenderci, rispettarci e scacciare la Perversità e l’Odio che in questi mesi ha portato tanti danni in Nicaragua. Ci riprenderemo con la Forza che Dio ci ha dato… E Andiamo. Avanti! Per qualcuna/o è strano che uno parli di Gesù. Ieri mi raccontavano che qualcuno commentava come una stranezza, o come una stravaganza di uno, il menzionare Gesù Cristo. Così è la Vita, e così sono coloro che credono di vivere in un Mondo di Progresso. Noi viviamo in un Mondo che vuole, nonostante l’ingiustizia, Prosperare e Progredire” [29]. “L’Odio non ha posto in Nicaragua, mai! Mai più Odio, mai più le Tenebre, mai più la perversità, la malvagità, si accanirà contro il nostro Popolo! Noi, come Popolo di Dio, ci metteremo nelle Mani di Dio, affinché nel nostro Nicaragua regni per Sempre Gesù; lo Spirito Cristiano, di Amore per il Prossimo, regni nel nostro Nicaragua… Regni il Suo Cuore!” [30]. Non è necessario commentare queste dichiarazioni. Quando le stavo ri-leggendo, mi “ha sorpreso” qualcosa che mi aspettavo: “Oggi, domenica 26 agosto, dopo aver partecipato ad una riunione di solidarietà verso i prigionieri politici e i medici licenziati dal regime, il nostro… veicolo è stato intercettato da due fuoristrada Hilux. Dei paramilitari sono scesi dal veicolo e vedendo che uno di loro ha cercato di tirar fuori la sua arma, abbiamo fatto manovra con il veicolo per fuggire dal posto. Per noi è stato evidente che volevano sequestrarci o aggredirci direttamente. Ribadiamo: stiamo lottando contro il regime di Ortega e Murillo tutelati dai nostri diritti costituzionali, attraverso la via civica e pacifica. Al lato dei giovani e del popolo che grida: Non abbiamo paura di voi! Solo il popolo salverà il popolo! Nessun passo indietro! – Mónica Baltodano, Julio López Campos”. E rimandano ad una intervista che lo stesso giorno hanno dato di fronte alla televisione, della quale riproduciamo due paragrafi: “Julio ed io siamo coinvolti nella lotta contro il regime orteghista, perché è un regime criminale, oppressore e repressivo. Il nostro coinvolgimento è tutelato dalla Costituzione che ci dà il diritto alla libera mobilitazione, alla libera espressione e al diritto dei cittadini alla protesta. Non ci ritireremo dalla lotta, non ce ne andremo dal paese e non ci nasconderemo, perché non abbiamo paura di loro”, ha detto la Baltodano. “Stiamo vivendo la situazione di un paese militarizzato. È incredibile vedere le unità che pattugliano la città creare terrore, siamo in una situazione di stato d’assedio. È il momento in cui lo Stato Maggiore dell’Esercito deve pensare con tutta serietà al proprio ruolo, loro hanno l’obbligo di far vedere al presidente che le azioni che sta prendendo attentano contro Costituzione, attentano contro il popolo del Nicaragua e contro tutti i diritti dei cittadini”, ha dichiarato Julio López” [31].

Ma non sono solo dei veterani sandinisti quelli che durante la ribellione, oltre al coraggio hanno la capacità di riflettere e di interpellare chi in nome di un progressismo che non ha più nulla a che vedere con le proposte rivoluzionarie, difendono un regime le cui due principali figure si espongono con le loro stesse parole.

L’interpellanza, a partire dall’indignazione dello scritto del giovane Juanónimo, che è imprescindibile leggere e rileggere -“Di quale sinistra stiamo parlando, capace di sollecitare o coprire simili barbarie” [32]-, si fonda razionalmente sulla storia, dalla quale non trae le conclusioni come quella della favola della bambina e la scialuppa, né si sbaglia con le informazioni trasformate in teoria cospirativa. Le sue riflessioni ci servono per intendere come questa (non così) inaspettata ribellione sarà uno sparti-acque nella Nostra Storia. E precisamente perché ascoltiamo coloro che si sentono soli e stigmatizzati da sedicenti “di sinistra”, riproduciamo alcuni paragrafi di questo scritto che invitiamo a leggere completamente. Perché sebbene pensiamo che non commuoverà i dogmatici e gli insensibili -non li hanno convinti gli strazianti racconti!- siamo sicuri che questo contrasto di fatti, sarà di molto utile insegnamento per le nuove generazioni.

“Sono di troppo, preamboli e introduzioni. Non importa chi io sia. Uno dei tanti con il viso coperto. Sono nato in Nicaragua durante la guerra e la Rivoluzione degli 80. Da mia madre ho appreso l’impegno verso il popolo e verso i valori del sandinismo. E da mio padre… mi è rimasta solo una foto, vestito da miliziano mentre mi tiene in braccio poiché ero un bambino nato da poco. Sono uno dei tanti e tante che hanno dovuto mettersi la maschera quando il governo se l’è tolta”.

“… Anche io direi che sono ‘arrabbiato’. Arrabbiato con questa sinistra giurassica che con i suoi dubbi, le sue gelosie e i suoi silenzi è complice di una sanguinosa repressione effettuata contro un genuino movimento di insurrezione civica. Una sinistra che, di passata, sta anche irrimediabilmente perdendo il treno della storia, anche se questo, sarebbe il male minore… Perché mentre i loro capi se la passano dibattendo sensatamente e commentando nei loro forum e ne loro think tanks sui ‘golpe blandi’, sulle ‘rivoluzioni colorate’ e sulle tesi imperialiste di Gene Sharp, gli scagnozzi del regime Ortega-Murillo imbaldanziti e rafforzati nella loro guerra santa “rivoluzionaria” escono orgogliosamente a caccia a perseguitare, a sequestrare o a uccidere (di preferenza disarmati, chiaro) gli oppositori tacciati di essere dei ‘vandali’, dei ‘delinquenti’ e dei ‘terroristi’. Che comodi questi referenti ideologici nel trasformare  la legittima protesta sociale in una cospirazione golpista della CIA! E che utili risultano a Ortega-Murillo per poter difendere i propri affari e giustificare i propri misfatti ostentando il marchio di irreprensibili rivoluzionari, tormentati da un’orda di giovani e ‘vandali di destra finanziati dall’Imperialismo’… solo per cercare di fare lo stesso di loro, 40 anni fa, ai loro tempi rivoluzionari: cacciare il dittatore! Che ironia! E che disprezzo! … Non siamo ingenui. Sappiamo che i gringos cercheranno sempre di interferire, di far abortire o recuperare i veri processi di cambiamento sociale, per quanto molto incipienti o soavi sembrino. Ma rispondere a questa minaccia, tacciando di golpista ogni iniziativa popolare non controllata e massacrando il loro stesso popolo in nome di principi rivoluzionari, non solo è immorale e inammissibile, è anche totalmente controproducente, perché mentre questo avviene, i gringos giocano il ruolo dei buoni, apparendo come gli unici protettori della democrazia e dei diritti umani e lasciando alla sinistra il penoso ruolo di difendere le cause più impresentabili. A nome di quali principi e di quale etica si può giustificare tanta crudeltà, tanta perversità con la quale si sta castigando in nostro popolo?…” [33].

Salutiamo il suo appassionato e ragionato scritto e vediamo che c’è un seme di riserva morale non esente di chiarezza rivoluzionaria. Noi cheguevaristi si sentiamo così arrabbiati come lui. Prima che il regime Ortega-Murillo scatenasse il massacro di aprile e dei mesi successivi, fino ad oggi, noi che seguiamo il Nicaragua dalla trionfante e dopo sconfitta Rivoluzione Sandinista, conosciamo l’andazzo degli ultimi decenni successivi alla sconfitta [34]. Noi cheguevatisti ci possiamo sbagliare, ma non dubitiamo dei nostri sentimenti e convinzioni di solidarietà e internazionalismo. Imbevuti dell’eredità del Che che ci sarà una Rivoluzione Socialista o sarà una caricatura di rivoluzione, mai siamo caduti nella propaganda imperialista  né nella versione social-cristiana dell’ortego-murillismo. E questa caricatura, con pretese di bonapartismo, è slittata in un regime semi-fascista che, con la maschera sinistrorsa, alimenta l’anticomunismo così utile all’imperialismo. Noi cheguevaristi possiamo discutere su programmi e strategie, ma non tolleriamo in ogni caso la criminalità politica. E ancor meno da parte del socialismo. Come riflette un veterano perretista (Partito Rivoluzionario del Popolo) argentino -al quale promisi di plagiare la sua riflessione- a noi cheguevaristi del XXI secolo non succederà quello che successe ai socialdemocratici del XIX secolo e ai comunisti del XX secolo. Noi cheguevaristi lottiamo per rivoluzioni e non per caricature. Siamo stati e siamo così sandinisti come Carlos Fonseca e questa posizione politica ha un’etica e una morale rivoluzionaria. Non siamo della “sinistra ben pensante” che così bene svela il giovane nicaraguense, che è l’altra faccia progressista complice del capitalismo, riattualizzato come nuovo liberalismo. Abbiamo quella fibra umanitaria e le convinzioni del pensiero che ci ha trasmesso il Che, capaci di sentire sulla nostra faccia lo schiaffo che ricevono gli altri popoli in altre latitudini. Siamo solidali con il popolo arrabbiato anche se le burocrazie di “sinistra ben pensanti” riciclano il maccartismo “di sinistra”. Dibattiamo idee. Non tolleriamo crimini. E ribadiamo: in nome di nessuna Rivoluzione si deve sparare contro il popolo.

Note:

1- Nicaragua aprile 2018, “La insurrección de la conciencia”. Revista Envío N° 434.

2- Los cheguevaristas, del Cordobazo a la Revolución Sandinista, Imago Mundi, Bs. As. 2016. Vedere anche http://www.deigualaigual.net/?s=Los+cheguevaristas y http://www.deigualaigual.net/territorio/argentina/2016/717/iguales-razones-de-historia-las-mismas-motivaciones-personales/

3- Claudio Fabián Guevara, https://www.telesurtv.net/opinion/como-reconocer-falsas-rebeliones-populares-20180720-0027.html

4- Vari chiarimenti necessari per chi non conosce il Nicaragua: 1) El Chipote è una installazione poliziesco-giudiziaria a Managua dove in quei giorni di luglio c’erano numerosi detenuti e, nelle sue vicinanze, si riunivano i familiari di quei prigionieri per chiedere la loro libertà. Quei familiari erano il bersaglio dell’azione programmata; 2) “Volar verga” nel gergo nicaraguense si usa per enunciare un colpo, un cazzotto e, perfino anche uccidere; 3) Edwin Castro è un deputato del FSLN; Gustavo Porras anche. É il presidente dell’Assemblea, “terzo uomo” nella linea di successione presidenziale dopo il presidente Ortega e la vice Rosario Murillo. Porras è un medico e sindacalista, dirigente del sindacato della Sanità.

5- www.lavozdelsandinismo.com/…07…/la-guerra-contrainsurgente-nicaragua-en-la-mir.

6- https://resistenciadigitalnews.blogspot.com/2018/06/periodista-max-blumenthal-destapa-el.html

7- https://www.nodal.am/2018/07/nica-la-nina-en-el-bote-por-atilio-a-boron/

8- https://www.nodal.am/2018/07/la-leccion-de-nicaragua-por-manuel-cabieses-donoso/

9- https://www.nodal.am/…/abel-bohoslavsky-stella-calloni-y-atilio-boron-debaten-nicara

10- La voce del sandinismo 18/06/2018.

11- Frammento del Capitolo 6 «El internacionalismo, una experiencia inolvidable», del libro Los chueguevaristas, la Estrella Roja del Cordobazo a la Revolución Sandinista, pag. 386.

12- Il Triplice Patto Ortega-Alemán-Obando. Morte per le donne e libertà per Alemán. Questi crimini non rimarranno impuniti https://memoriasdelaluchasandinista.org/view_others.php?id=29&book=14

13- Obando, dal «viborazo» a padre della pace, https://confidencial.com.ni/obando-del-viborazo-a-procer-de-la-paz/

14- Sul destino del generoso aiuto del Venezuela bolivariano al Nicaragua, suggerisco di leggere Jacinto Suárez, incaricato delle relazioni Internazionali del FSLN: http://www.resumenlatinoamericano.org/…/nicaragua-jacinto-suarez-los-enmascarados-son “… qui è venuto molto denaro da parte del Venezuela. Per esempio, gli allevatori. Lei sa che qui vendevano bestiame in piedi per il Venezuela e vendevano carne? Ebbero una riunione anche con Chávez. Era un trattamento preferenziale che ha dato molto denaro all’oligarchia. Nel caso del bestiame e della carne, quel contratto finì agli inizi di quest’anno. Si è esaurito. Non vendevano più niente. Tutto quel denaro che gli arrivava cessò a seguito della situazione venezuelana e, con questo, l’alleanza che avevano con il Governo nicaraguense”. E anche: “Una dozzina di documenti ufficiali dell’impresa Petróleos de Venezuela S.A. (Pdvsa), rivelano che almeno dal 2012 alti funzionari dell’amministrazione di Hugo Chávez misero in discussione l’anomalia della cooperazione statale venezuelana attraverso la cooperativa privata nicaraguense Caruna, la Cassa Rurale Nazionale, avvertendo del rischio di non poter recuperare i prestiti derivati da un trasferimento che alla fine del 2015 superava i US$ 3.600 milioni”.  https://confidencial.com.ni/pdvsa-dijo-no-al-negocio-caruna/

15- https://www.rebelion.org/hemeroteca/internacional/031204nicaragua.htm – Nicaragua: hacia un nuevo pacto Aleman-Ortega- Mónica Baltodano – Rebelión

16- http://www.laverdadnica.com/2015/04/01/emiratos-arabes-entregan-reconocimiento-a-nicaragua-en-reunion-anual-sobre-inversiones/

17- Rivista «Análisis de la Realidad Nacional», Instituto de Problemas Nacionales de la Universidad de San Carlos de Guatemala, Anno 7 Edizione 147. 16 al 31 agosto 2018.

18- Centro Humboldt – Aspetti rilevanti legati alla costruzione del Canale Interoceanico del Nicaragua: “La presente Legge ha per obiettivo: approvare e autorizzare a firmare successivamente l’Accordo Quadro di Concessione e Implementazione, più avanti chiamato ‘MCA’, da sottoscriversi tra l’Autorità del Grande Canale del Nicaragua, la Empresa Desarrolladora de Grandes Infraestructuras S.A., più avanti ‘Investitore’ o ‘Concessionario’ e HK Nicaragua Canal Development Investment Co., Limitata, una compagnia a responsabilità limitata costituita ad Hong Kong… Si dà in concessione esclusiva a favore del Investitore e dei suoi cessionari per lo Sviluppo e l’Intervento di ciascun Sub-Progetto secondo quanto disposto nel MCA per un termine di cinquanta (50) anni a partire dall’inizio delle operazioni commerciali del Grande Canale Interoceanico del Nicaragua, soggetto agli ampliamenti contemplati nel MCA e prorogabile in ogni caso per un periodo di cinquanta (50) anni addizionali a scelta dell’Investitore”.

19- http://resistenciadigitalnews.blogspot.com/2018/06/periodista-max-blumenthal-destapa-el.html

20- https://cnnespanol.cnn.com/video/nicaragua-estado-gobierno-daniel-ortega-sot-camilo/umberto Ortega: “El principal responsable de la situación que estamos viviendo en es el Estado de Nicaragua». – CNN en Español

21- https://confidencial.com.ni/wheelock-ortega-tiene-la-opcion-de-renunciar/

22- https://confidencial.com.ni/bayardo-arce-admite-que-ortega-se-equivoco/

23- https://www.el19digital.com/…/titulo:79691-presidente-daniel-ortega-cara-a-cara-con- e http://www.lavozdelsandinismo.com/…/entrevista-al-presidente-comandante-daniel-ortega-d.

24- https://memoriasdelaluchasandinista.org/view_stories.php?id=53. “Come parte dei piani controrivoluzionari, Edén Pastora organizza l’ARDE, Alleanza Rivoluzionaria Democratica, che apre un fronte sud nella lotta contro la Rivoluzione Popolare Sandinista”. “Io offro di abbassare le armi se lui (Ortega) depone il proprio comportamento dittatoriale, se lui depone il proprio comportamento di creare in Nicaragua una rivoluzione di taglio totalitario marxista-leninista-stalinista”  https://elpais.com/diario/1984/08/03/internacional/460332023_850215.html.

25- https://cnnespanol.cnn.com/video/nicaragua-eden-pastora-comandantecero-cia-estados-unidos-sot-camilo/

26- https://memoriasdelaluchasandinista.org/media/textos/39.textos.pdf

27- http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2018/08/21/300-segunda-parte-un-continente-como-patio-trasero-un-pais-como-cementerio-un-pensamiento-unico-como-programa-de-gobierno-y-una-pequena-muy-pequena-pequenisima-rebeldia-subcomandante-insurgent/

28- https://www.telesurtv.net/…/entrevista-presidente-daniel-ortega-nicaragua-telesur-2018

29- http://www.lavozdelsandinismo.com/nicaragua/2018-08-23/declaraciones-de-la-companera-rosario-murillovicepresidenta-de-nicaragua-23-8-2018-texto-integro/

30- http://www.lavozdelsandinismo.com/nicaragua/2018-08-24/declaraciones-de-la-companera-rosario-murillovicepresidenta-de-nicaragua-24-8-2018-texto-integro/

31- https://100noticias.com.ni/nacionales/92570-monica-baltodano-captura-paramilitares/

32- http://nicaraguainvestiga.com/huerfanos-de-la-izquierda/ Bisogna reinventare la sinistra, che in un nuovo contesto si sta urgentemente confrontando con nuove sfide.

33- http://nicaraguainvestiga.com/huerfanos-de-la-izquierda/ Bisogna reinventare la sinistra, che in un nuovo contesto si sta urgentemente confrontando con nuove sfide. 

34- Leggere per esempio ‘La caricatura de revolución del sandinismo danielista ¿La izquierda gobierna en Nicaragua?’ 11/09/2007, Mónica Baltodano en NICARAGUA. Boletín Miguel Enriquez https://groups.google.com/forum/embed/#!topic/digamosnotlc/eD3IMbyahT4

9 settembre 2018

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Abel Bohoslavsky, Nicaragua 2018, tan violentamente amarga” pubblicato il 09/09/2018 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2018/09/16/opinion-nicaragua-2018-tan-violentamente-amarga/] ultimo accesso 24-09-2018.

, , ,

I commenti sono stati disattivati.