Ondata di attacchi contro attivisti e difensori dei diritti umani


Giorgio Trucchi

Gli omicidi di Brenda Estrada e Lesbia Urquía sono solo gli ultimi di una lista interminabile di crimini.

Difendere i diritti dei lavoratori, della terra, delle risorse naturali e fare i giornalisti continuano a essere attività ad altissimo rischio sia in Guatemala che in Honduras. Secondo la Rete dei difensori dei diritti del lavoro, tra il 2004 e il 2013 sono stati assassinati almeno 70 sindacalisti. Solo per 18 di questi casi si è arrivati a una sentenza definitiva in tribunale.

L’ultimo omicidio si è verificato lo scorso 19 giugno quando Brenda Marleni Estrada Tambito, vicecoordinatrice della Commissione di consulenza legale dell’Unione sindacale dei lavoratori del Guatemala, Unsitragua Histórica, e figlia del noto sindacalista Jorge Estrada, è stata uccisa da sconosciuti.

Era alla guida della sua macchina nella Zona 1 della capitale guatemalteca quando un veicolo le si è avvicinato e gli occupanti hanno aperto il fuoco. Brenda Estrada è stata raggiunta da cinque colpi di pistola ed è morta sul colpo.

Prima di essere assassinata, Estrada si stava occupando, insieme al padre, delle trattative per la firma dei contratti aziendali in varie piantagioni di banane nella zona di Izabal, all’oriente del Guatemala.

L’attentato ha suscitato la reazione immediata da parte di organizzazioni nazionali e internazionali.

La Federazione sindacale dei lavoratori del settore alimentare, agroindustria e affini, Festras, ha condannato l’omicidio e si è solidarizzata sia con la famiglia della sindacalista che con il Movimento sindacale e popolare autonomo guatemalteco1.

Ha inoltre esortato la Procura della Repubblica e la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala, Cicig, a indagare e castigare i responsabili materiali e intellettuali di questo atroce crimine.

Il Sindacato dei lavoratori di Embotelladora Central (Coca Cola), Stecsa, ha invece invitato le organizzazioni sindacali nazionali e internazionali, quelle per la difesa dei diritti umani e la popolazione guatemalteca in generale a unirsi “all’unanime condanna e alla richiesta di giustizia”, affinché l’assassinio di Brenda Estrada non si trasformi “nell’ennesimo crimine impunito contro il movimento sindacale e sociale guatemalteco”.

Condanna internazionale

L’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani, un programma dell’Organizzazione mondiale contro la tortura, Omct, e della Federazione internazionale dei diritti umani, Fidh, si è pronunciato con forza contro l’omicidio della sindacalista.

In un comunicato ha espresso il proprio sdegno e ha preteso che le autorità competenti avviino immediatamente “un’indagine esauriente e imparziale”, sia su quanto accaduto a Brenda che su tutti gli altri omicidi di difensori dei diritti umani in Guatemala.

A questo proposito ha segnalato che questo nuovo attacco mortale avviene a pochi giorni dall’omicidio del dirigente sociale Daniel Choc Pop e dei giornalisti Víctor Hugo Valdés Cardona e Diego Salomón Esteban Gaspar, e a meno di quattro mesi dall’uccisione dei difensori dei diritti umani Walter Manfredo Méndez Barrios, Rigoberto Lima Choc e Sebastian Córdova Sajic.

Attacco indiscriminato contri difensori

Secondo Global Witness, nel 2015 tre persone alla settimana sono state assassinate “per difendere la terra, i boschi e i fiumi dall’industria distruttiva”.

Nel rapporto “Terreno peligroso vengono documentate 185 morti verificatesi lo scorso anno a livello mondiale, il 60% in più rispetto all’anno precedente. Di questi omicidi, il 66% (122) è avvenuto in America Latina.

L’ultimo attacco mortale si è verificato il 5 Luglio in Honduras, dove la leader comunitaria e ambientalista Lesbia Yaneth Urquía Urquía è stata brutalmente assassinata.

Urquía si opponeva con fermezza alle concessioni e privatizzazioni dei fiumi ed era direttamente vincolata al Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, la cui coordinatrice Berta Cáceres è stata a sua volta assassinata lo scorso 2 marzo.

Nonostante il tentativo iniziale da parte della Polizia di depistare le indagini -lo stesso era successo con Berta Cáceres- sono state fermate tre persone, tra cui il cognato Manuel López Ortiz.

Ennesimo spargimento di sangue in Honduras

Un’enorme folla ha dato l’ultimo saluto a Lesbia Yaneth Urquía Urquía, un’instancabile dirigente comunitaria assassinata, secondo molti, per la sua lotta contro il modello estrattivo e l’espansione dei progetti idroelettrici nella provincia di La Paz, a sud-ovest dell’Honduras.

Lesbia Urquía, 49 anni e madre di tre figli, era uscita di casa con la sua bicicletta martedì scorso senza farne ritorno. Il suo corpo è stato ritrovato il giorno dopo in una discarica municipale nella città di Marcala, con ferite multiple alla testa e in altre parti del corpo.

La nota attivista e dirigente indigena conduceva una strenua lotta in difesa dei beni comuni, di fronte all’avanzata inarrestabile delle politiche di privatizzazione delle risorse idriche.

Legata al Copinh fin dai tempi del colpo di Stato contro il presidente Zelaya (2009), Urquía e le comunità Lencas della zona si opponevano con forza al progetto idroelettrico Aurora 1.

A questo progetto, che si vorrebbe realizzare nel municipio di San José, sono direttamente vincolati Gladis Aurora López, attuale presidente del Partito nazionale al governo e vicepresidente del Congresso, e suo marito Arnold Castro.

Alcuni giorni prima del brutale omicidio, a Marcala, il governo e le Nazioni Unite avevano in programma un’attività per far conoscere un disegno di legge sui meccanismi della Consultazione previa, libera e informata, prevista dalla Convenzione 169 della Organizzazione internazionale del lavoro sulle popolazioni indigene e tribali.

Secondo la testimonianza delle comunità locali, i promotori del progetto Aurora I avrebbero fatto pressioni sul governo per far sospendere questa attività pubblica.

Le comunità indigene si stavano inoltre preparando a un’altra giornata di consultazione nel municipio di Santa Elena. In questo caso avrebbero dovuto dibattere ed esprimere un’opinione sulla realizzazione di un nuovo progetto idroelettrico sul fiume Chinacla, la cui concessione era stata data all’impresa del solito Arnold Castro.

“È stato un femminicidio politico”

Di fronte a questo ennesimo spargimento di sangue che ha causato clamore a livello mondiale, il Copinh ha rilasciato una dura dichiarazione.

“La morte di Lesbia Yaneth rappresenta un femminicidio politico che cerca di mettere a tacere le voci delle donne che, con coraggio e forza d’animo, difendono i loro diritti di fronte al sistema patriarcale, razzista e capitalista, che ci sta portando sempre più verso la distruzione del pianeta”, si legge nel documento.

L’organizzazione indigena ha ricordato che questo nuovo crimine avviene a 4 mesi di distanza dall’omicidio di Berta Cáceres. “Questo conferma che c’è in atto un piano per distruggere chi, come noi, difende i beni comuni”, ha denunciato il Copinh.

Di questa situazione, il Copinh ha responsabilizzato il presidente Juan Orlando Hernández, le forze militari, la polizia e tutte le istituzioni di governo “che dovrebbero dedicarsi a proteggere i difensori dei diritti umani e dei beni comuni”.

Anche le Nazioni Unite hanno reagito di fronte alla morte violenta di Lesbia Urquía e sono tornate a condannare l’omicidio di Berta Cáceres.

“Le loro voci sono state messe a tacere, ma le cause che difendevano vengono rafforzate da coloro che continuano ad alzare la voce chiedendo giustizia”, ha detto Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di UN Women.

L’Unione Europea ha ugualmente espresso profonda preoccupazione per il clima di violenza che regna in Honduras e per l’omicidio dell’attivista e dirigente indigena.

“L’omicidio di Lesbia Yaneth Urquía si aggiunge alla terribile lista di difensori dei diritti umani che sono stati recentemente assassinati in Honduras”, ha detto Federica Mogherini, Alto rappresentante dell‘Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

“Le autorità dovrebbero in tempi brevi compiere passi rapidi e urgenti per proteggere i difensori dei diritti umani nel paese”, ciò include realizzare “indagini imparziali che portino ad un’azione giudiziaria e alla condanna dei responsabili” e “proteggere efficacemente le altre vittime potenziali”, ha indicato Mogherini.

Secondo il rapporto ¿Cuántos más? dell’organizzazione Global Witness, l’Honduras è il paese più pericoloso per gli attivisti dell’ambiente e della terra con 101 omicidi tra il 2010 e il 2014.

Note:

1 Confederazione d’unità sindacale del Guatemala (CUSG), Centrale generale dei lavoratori del Guatemala (CGTG), Unione sindacale dei lavoratori de Guatemala (UNSITRAGUA), Movimento dei contadini e contadine di San Marcos (MTC).

Traduzione di Giampaolo Rocchi

13 luglio 2016

Lista Informativa Nicaragua y Más (LINyM)

Traduzione di  Giampaolo  Rocchi:
Giorgio Trucchi, “pubblicato il 13-06-2016 in Lista Informativa Nicaragua y Más, su [] ultimo accesso 20-07-2016.

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