“C’è una lotta ideologica e c’è una lotta del sentire che non sta solo nella testa, non sta solo nel discorso. Le nostre nonne dicono: ‘lottiamo solo per ciò che amiamo, e per amare dobbiamo sentire’”, dice Avelina Rogel, autorità spirituale dei popoli indigeni dell’Ecuador, ferma davanti alla Casa del Governo a San Salvador de Jujuy. Così Avelina ci regala una chiave che ha attraversato il 37 Incontro Plurinazionale di Donne e Dissidenze: le lotte che si sentono.
Queste sono alcune che si sono intrecciate tra le più di 50.000 persone che sono state presenti al secondo giorno dell’Incontro.
L’acqua
“Siamo acqua sacra e l’acqua sacra non si corrompe, le voci delle donne non si corrompono, il corpo delle nostre donne con tutta la dignità si alza come corpo che cammina”. Questa voce di donna originaria ha fatto irruzione in Plaza Belgrano, nel secondo giorno dell’Incontro, quando è giunta la Marcia dell’Acqua, che da dodici giorni stava camminando da la Puna fino alla Casa del Governo jujegna.
Le donne che sono venute camminando hanno preso il microfono, dopo lo hanno fatto anche gli uomini. Una di loro ha detto: “Per me è stata una sorpresa giungere qui oggi e che non si veda nessun poliziotto, perché tutti gli anni in cui giungiamo camminando è pieno di poliziotti, non ci lasciano avvicinare a questa casa, che è la nostra casa del popolo”.
Il fatto è che ogni 12 ottobre di ogni anno le comunità giungono fino a San Salvador de Jujuy per dire quello che dovrebbe essere ovvio: “Abbiamo bisogno di difendere l’acqua, come dire: abbasso le miniere, abbasso il litio”. Quest’anno, il suo arrivo si è incontrato con le donne di tutto il paese che si sono riunite per porre il corpo nello spazio di convergenza più massiccio dei femminismi. Si è, inoltre, incontrato con quello che questa stessa settimana in questa stessa città è successo, il “XIII Seminario Internazionale: Litio in Sudamerica”, con la presenza dei governatori del nordest argentino, di autorità governative, e impresari dell’industria del litio.
Dice Avelina Rogel: “Oltre all’incontro di donne, è l’incontro della vita, è l’incontro della coscienza di comprendere che è il momento di unirci, che tutti e tutte siamo corresponsabili di sostenere la vita. E mi riferisco alla vita diversa, anche perché il sistema ci ha sempre portati a litigare tra noi e a dividerci. Per esempio: oggi è entrata la Marcia dell’Acqua e ci domandiamo dove stia tutta la marea femminista?”. Anche se Plaza Belgrano era piena non tutte si sono avvicinate ad ascoltare, ma Avelina e le altre donne di diverse comunità hanno detto di abitare l’incontro: sono andate nelle assemblee, hanno incensato l’Università occupata dalle e dagli studenti, e hanno marciato per le strade di San Salvador. Quando è giunta la notte, hanno ballato nella stessa piazza che al mattino le ha ricevute.
L’educazione
La Facoltà Umanistica dell’Università di Jujuy è occupata come risposta al soffocamento del bilancio che si è concretizzato con il veto della Legge di Finanziamento dell’Educazione. Le studentesse jujegne hanno deciso in un’assemblea di più di 200 persone di convocare nell’ambito dell’Incontro un’Assemblea Nazionale di Studenti di tutto il paese. La risposta è stata massiccia.
Di fronte alla Casa del Governo hanno fatto anche una lista con più di 25 oratrici di diverse province e organizzazioni che hanno condiviso quanto succedeva nelle loro facoltà, la maggioranza occupate. “Il governo ci ha decretato la guerra e le occupazioni hanno segnato il cammino di come bisogna proseguire e che cosa dobbiamo discutere”, è stato detto al microfono tracciando così un orizzonte verso dove andare.
L’assemblea ha collegato la sua lotta con il suo contesto. Ha fatto richieste, per esempio, per un’educazione antiestrattivista, per il sistema di salute pubblico, per i salari dei docenti, per le e i pensionati, per coloro che stanno rimanendo senza lavoro. È stata anche sommamente critica verso i partiti politici che hanno dato i voti per vietare la legge, da parte del peronismo, del radicalismo, del PRO, fino alla Libertà Avanza. Hanno parlato anche i docenti che hanno riconosciuto le e gli studenti alla testa ad una lotta che sta già diventando storica.
La prima mozione che è stata fatta, e si è ripetuta per tutto il pomeriggio, è stata quella di convocare una nuova marcia federale che è stata votata in massa per alzata di mano.
Dopo, ognuna è andata con le proprie compagne a marciare.
La vita
Mónica Cunchila, mamma di Iara Rueda, era pronta ad iniziare la marcia di chiusura dell’Incontro quando ha avvisato: “Ne hanno uccisa un’altra”. In questa stessa città oggi hanno assassinato Natividad Cañizares, una donna di 68 anni, pugnalata dal proprio compagno, un ex poliziotto che è stato arrestato dagli stessi vicini. Il femminicidio è avvenuto a quattro isolati da dove viveva Florencia Sayes, assassinata il 29 settembre e il cui nome aveva segnato la cerimonia del primo giorno di questo Incontro. “Continuano ad ucciderci, per questo continuiamo a chiedere che la giustizia lavori, che ci sia un budget”, ha detto Mónica rattristata, sostenendo una foto di sua figlia.
La marcia, che è partita dall’autostrada fino ad addentrasi nella città, ha avuto due fermate simboliche. La prima è stata di fronte al murale che è stato realizzato prima dell’Incontro con i nomi delle donne assassinate nella provincia. Lì si è gridato ognuno di quei nomi che la folla ha accompagnato con il grido di “Presente”.
La seconda è stata di fronte al murale che ricorda Marina Vilto, detenuta-scomparsa durante l’ultima dittatura civico militare. Un altro grido: “30.000 detenuti scomparsi”. La stessa multitudinaria risposta: “Presenti”.
La risata
La marcia con più di 50.000 persone che ha chiuso il 37 Incontro Plurinazionale di Donne e Dissidenze a Jujuy, è giunta dove tutto era cominciato: il luogo esatto dove un anno fa repressero ferocemente per cercare di annientare il Jujeñazo. In questa provincia nessuno dimentica cosa significarono quelle giornate: durante tutto il percorso le organizzazioni jujegne che hanno marciato con la marea si sono poste radicalmente contro il governo di Javier Milei, contro l’ex governatore di Jujuy, Gerardo Morales, e contro i funzionari dell’attuale governatore, Carlos Sadir.
Quando alla fine la marcia è giunta nella piazza, sul palco già stavano aspettando i musicisti con i loro strumenti, e dove ci fu violenza, si è fatta una festa di massa e a cielo aperto.
Come risposta all’estrattivismo, allo svuotamento, alla violenza, agli assassinii, alla repressione, balliamo.
Insieme e assorellate.
La nostra vendetta è essere felici.
Foto: Lina Etchesuri
13/10/2024
lavaca
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Anabella Arrascaeta, “Cierre del Encuentro: la fiesta de la resistencia”, pubblicato il 13-10-2024 in lavaca, su [https://lavaca.org/ni-una-mas/cierre-del-encuentro-la-fiesta-de-la-resistencia/] ultimo accesso 16-10-2024. |