Poco dopo mezzogiorno, quando mancavano ancora alcune ore per l’inizio dell’atto principale, Plaza del Congreso già straripava di studenti, docenti, sindacati dell’educazione e di altri sindacati della CGT e delle CTA, ma anche un marea di movimenti sociali, con i piqueteri che emergevano per difendere che i loro figli, così poveri come i loro familiari, possano continuare a studiare.
Il fatto è che la sfida che si prospetta in questa società squartata da ogni lato la si guardi, è molto potente: da un lato, un governo di analfaVETOS (parola composta da analfabetos e vetos che significa veti, n.d.r.) seriali, non per non aver avuto tutte le possibilità di studiare -la grande maggioranza lo hanno fatto nelle scuole private-, ma per far parte di politiche così perverse come il capitalismo che li fa intrallazzare, perché preferiscono costruire un paese per pochi, senza educazione pubblica e affamato. Per questo il definanaziamento delle università e delle scuole, il taglio delle borse di studio, le migliaia di licenziamenti. Dall’altro lato, quella moltitudine (più di un milione e mezzo in tutto il paese) che reclama precisamente il contrario: un’educazione pubblica, gratuita e inclusiva. Dove il denaro non serva a filtrare nessuno che voglia studiare.
Per questo, le strade del paese sono esplose di rabbia, una gran parte dei loro abitanti si è messa in piedi di fronte all’annuncio del veto presidenziale all’aggiustamento del salario dei e delle docenti, che sta distruggendo l’università statale, la stessa cosa che è successa con i pensionati ai quali ha vietato una magro aumento concesso dai deputati. Anche per questo, le parole d’ordine scritte con ingegno sui cartoni e sui fogli di carta, ma che dicevano le parole giuste per l’occasione, le più frequenti dedicate al presidente.
I discorsi -quasi tutti- e il documento di chiusura della manifestazione sono stati all’altezza di una marcia di massa, condannando duramente un governo fascista, discriminatore, insensibile, crudele e assolutamente da eliminare. E questo è così, perché i suoi principali funzionari, da Milei fino in basso, hanno fatto tutto il possibile per ostacolare la manifestazione. Hanno minacciato l’applicazione del “maledetto protocollo” della Bullrich (protocollo anti picchetti e sull’uso delle armi da parte della polizia, n.d.r.), e non solo questo, ma lei o un altro ministro hanno insinuato che la mobilitazione faceva parte di “un colpo di stato” che scoppierebbe a dicembre. Ovviamente si tratta di un nucleo al limite della demenza, che come il presidente e la sua mentalità xenofoba odiano tutti quelli che pensano diversamente da loro, e se sono poveri ancor di più. Ma questa volta, non potranno ripetere come ha detto alcuni giorni prima la sergente Bullrich, che la manifestazione era un “mercato delle pulci”. L’unico mercato delle pulci esistente oggi è questo governo, che prima o poi dovrà passare alla storia come uno dei peggiori e più nefasti che ha avuto l’Argentina, insieme a quello di Uriburu, delle dittature militari e di Mauricio Macri. Un’altra volta, le strade sono servite ad esprimere cosa pensa il popolo comune.
Foto: Resumen latinoamericano
2 ottobre 2024
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Carlos Aznárez, “Argentina. A pesar de las amenazas de Milei y la Bullrich, la movilización en defensa de la educación pública reunió cientos de miles de manifestantes frente al Parlamento”, pubblicato il 02-10-2024 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2024/10/02/argentina-a-pesar-de-las-amenazas-de-milei-y-la-bullrich-la-movilizacion-en-defensa-de-la-educacion-publica-reunio-cientos-de-miles-de-manifestantes-frente-al-parlamento/] ultimo accesso 05-10-2024. |