Torna in Colombia l’ex capo paramilitare dopo 16 anni di prigionia negli USA


Jorge Enrique Botero

In mezzo ad un noto nervosismo delle forze politiche di destra, questo pomeriggio l’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso è tornato in Colombia dopo aver scontato 16 anni di prigione negli Stati Uniti accusato del delitto di narcotraffico.

Considerato uno dei più sanguinari capi delle cosiddette Autodifese Unite della Colombia (AUC) -che per più di due decenni massacrarono comunità contadine accusate di appoggiare le guerriglie- Mancuso ritorna nel paese convertito ora nel giustiziere di coloro che lo sostennero e incitarono nei sui misfatti: comandi delle forze militari, dirigenti politici regionali e nazionali, impresari locali e stranieri che lo finanziarono, governatori dipartimentali e -come no- lo stesso presidente della repubblica di allora, Álvaro Uribe Vélez.

Prima del suo atterraggio al suolo su cui fece correre fiumi di sangue, l’ex capo degli squadroni della morte ha fatto allusioni al lungo e tetro racconto che deve raccontare, indicando Uribe di essere stato l’anfitrione, nella sua tenuta sulla costa caraibica, di numerose riunioni dove paramilitari, alti comandi dell’esercito e capi regionali pianificavano azioni militari contro poveri contadini inermi che indicavano come collaboratori delle forze insorte.

Secondo quanto ha detto Mancuso, l’obiettivo degli assassinii selettivi e dei massacri, oltre a creare panico tra gli abitanti, era mettere in pratica la vecchia teoria, applicata dagli Stati Uniti in Vietnam, di “togliere l’acqua al pesce”, a sua volta sostenuta nella tesi propugnata dalle élite nazionali e regionali della Colombia che “uccidere dei comunisti non è un delitto”.

Figlio di un immigrante italiano di Napoli, Salvatore Mancuso nacque nel 1964 nella settentrionale città di allevamenti di Montería, dove i cacicchi latifondisti regnarono come signori feudali fino agli inizi degli anni 70, quando nella regione giunsero i fronti guerriglieri, dell’Esercito di Liberazione Nazionale, delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia e dell’Esercito Popolare di Liberazione.

Trasformato in una specie di “guardiano” dell’ordine nella regione, Mancuso entrò nelle AUC alla fine degli anni 90 e agli albori del nuovo secolo era già uno sei suoi massimi capi, menzionato per aver guidato nel 2000 l’invasione nella regione del Catatumbo, alla frontiera con il Venezuela, nella quale giunse con più di 300 paramilitari che attraversarono più di 800 chilometri con l’evidente complicità delle forze militari.

L’occupazione del Catatumbo è registrata nella recente storia della Colombia come una delle incursioni più sanguinose del paramilitarismo, con un saldo di 13 massacri e almeno 200 contadini assassinati. Un’indagine del Centro Nazionale di Memoria Storica racconta che “tutta la popolazione del Catatumbo fu dichiarata nemica e obiettivo militare”.

Nel 2022, durante un’udienza virtuale dagli Stati Uniti, l’ex capo paramilitare dette le coordinate di vari luoghi alla frontiera dove c’erano fosse comuni e rivelò che la maggioranza dei morti delle AUC erano stati incineriti in forni crematori, nel miglior stile dei campi di concentramento nazisti.

Nei prossimi giorni -secondo quanto ha detto- farà delle rivelazioni demolitrici sulle origini del paramilitarismo di fronte alla giustizia transizionale frutto degli accordi di pace del 2016, e si dedicherà a svolgere le funzioni di “gestore di pace”, carica a cui è stato nominato tre mesi fa dal presidente Gustavo Petro, tutto questo in mezzo ad estreme misure di sicurezza.

Duemila morti NN nel cimitero di Cúcuta

L’arrivo di Mancuso nel paese è coinciso con la notizia che nel cimitero di Cúcuta, la principale città di frontiera con il Venezuela, vicina alla regione del Catatumbo, sono stati trovati più di duemila cadaveri in buste di plastica, sepolti irregolarmente anni fa.

Le prime indagini realizzate dall’Unità di Ricerca di Persone date per Scomparse (UBPD) segnalano che almeno 211 dei corpi corrispondono a scomparsi, anche se la cifra potrebbe arrivare a più di mille tenendo conto che nel primo decennio del 2000 furono riportate nella regione quattromila scomparse.

Con questo macabro sfondo, le forze politiche che appoggiarono l’ex presidente Uribe si sono affrettate a delegittimare la figura di Mancuso, tacciandolo di essere un “furfante” e un “assassino senza anima” e omettendo di ricordare che loro stessi ricevettero con assordanti applausi l’ex capo delle AUC quando entrò nell’aula del Congresso il 29 luglio 2004, durante il primo mandato di Álvaro Uribe Vélez.

Foto Europa Press / Archivio

27 febbraio 2024

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Jorge Enrique Botero, Vuelve a Colombia ex jefe paramilitar tras 16 años preso en EU, pubblicato il 27-02-2024 in La Jornadasu [https://www.jornada.com.mx/noticia/2024/02/27/mundo/vuelve-a-colombia-ex-jefe-paramilitar-tras-16-anos-preso-en-eu-977] ultimo accesso 08-03-2024.

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