Vale tutto se si tratta di crescita economica? Così sembra. Questo è l’orientamento che mobilita l’attuale governo come è avvenuto anche con i suoi predecessori. Sembra che predomini il desiderio di concedere ogni tipo di territorio all’attività mineraria, senza alcun limite anche mettendo a rischio le condizioni di esistenza di comunità native, contadine e della popolazione in generale.
Un esempio è l’assegnazione di concessioni da parte dell’Istituto Geologico Minerario Metallurgico (INGEMMET) negli alvei dei fiumi Nanay, Marañón, Cenepa e nelle aree che corrispondono alle loro sponde [1] e nelle fasce che sono ai margini [2], nonostante che ci siano proibizioni legali. Questi fatti sono stati denunciati dai mezzi di comunicazione e l’informazione ufficiale lo conferma.
Concessioni nel fiume Nanay [3]
Concessioni nel Marañón [4]
Concessioni nel fiume El Cenepa [5]
Perché è proibita l’attività mineraria nei fiumi?
L’attività mineraria che si realizza negli alvei dei fiumi è proibita per i gravi impatti che di seguito riassumiamo [6]:
– La rimozione del letto del fiume altera il suo alveo, distruggendo o deteriorando l’habitat acquatico e danneggiando la biodiversità.
– Lo scarico di solidi sospesi nel fiume (sabbia) produce riempimento a valle. Ciò provoca la diminuzione del letto del fiume e genera straripamenti.
– Questo scarico produce anche torbidezza dell’acqua. A Madre de Dios passa da 100 NTU [7] (per la sua sigla in inglese, è l’unità che misura la torbidezza di un fluido) a 280 NTU o più, giungendo in alcuni casi fino a 1000 NTU. È importante considerare che alcune comunità delle sponde consumano l’acqua del fiume e affinché sia sicura il limite massimo permissibile è di 10 NTU [8].
– La torbidezza dell’acqua impedisce la penetrazione dei raggi solari, colpendo la fotosintesi della flora acquatica e, pertanto, la sua esistenza. Questo colpisce l’alimentazione e la riproduzione dei pesci.
– L’attività mineraria può anche provocare la formazione di fanghi che possono ridurre la capacità di ossigenazione dell’acqua, danneggiando la vita acquatica.
– La sedimentazione della sabbia fa sì che spariscano i meandri [9], come dire le curve che aiutano a che l’acqua del fiume scenda con minor velocità, si mantenga la ricchezza dei nutrienti della vita acquatica e il fiume sia navigabile.
– L’attività mineraria nei fiumi può distruggere le terre agricole alluvionali, quelle che sono utilizzate dopo che il fiume abbassa la sua portata.
– Altera anche il paesaggio.
– Genera rumore che mette in fuga gli animali.
– La presenza di numerose draghe rende difficile il transito nel fiume.
– La bruciatura del mercurio -che si realizza per separare l’oro dalla sabbia-, contamina l’aria e danneggia la salute delle persone e delle piante esposte a quello.
Perché essendo proibita l’attività mineraria alluvionale si assegnano concessioni negli alvei dei fiumi e nelle aree che corrispondono alle sponde e alle fasce che sono ai margini?
In Perù di solito si fanno norme per proibire attività e proteggere importanti componenti ambientali. Nonostante ciò, queste norme difficilmente sono applicate perché presentano vuoti e non c’è volontà politica per applicarle. Un esempio di questo è la normativa esistente per fiumi, sponde e fasce marginali e la stessa proibizione dell’attività mineraria alluvionale.
Per esempio, l’articolo 5 del Decreto Legislativo 1100 dice:
Si proibisce nell’ambito della piccola attività mineraria e nell’attività mineraria artigianale quanto segue:
5.1 L’uso di draghe e di altri apparecchi simili in tutti i corsi d’acqua, fiumi, laghi, lagune, pozze, specchi d’acqua, paludi e pantani.
Si intenda per apparecchi simili i seguenti:
a) Le unità mobili o portatili che aspirano materiali dai letti dei fiumi, laghi e corsi d’acqua allo scopo di estrazione di oro o di altri minerali.
b) Draga idraulica, draghe di aspirazione, chiatta gringa, chiatta spagnola, chiatta draga, esplosivi e trivelle.
c) Altri che fanno uso di pompe di aspirazione di qualsiasi dimensione e che abbiano o no incorporato un setaccio o una canaletta.
La norma fa riferimento alla proibizione dell’attività mineraria facendo uso di apparecchi dannosi. Nonostante ciò, la norma dovrebbe essere più chiara per impedire ogni tipo di attività mineraria nei fiumi, salvo quella praticata dalle comunità con metodi meccanici, tradizionali. Dovrebbe, inoltre, essere chiara la proibizione dell’assegnazione di concessioni per quello.
Esiste un’altra proibizione relativa ad un insieme di attività nelle sponde e nelle fasce marginali. La Legge delle Risorse Idriche, nel suo articolo 75, dice che le fasce marginali sono spazi protetti. Nel suo regolamento, approvato con il D.S. 001-2010-AG, si indica quanto segue:
115.1 È proibito l’uso delle fasce marginali a fini di insediamento umano, agricolo o un’altra attività che le danneggi. L’autorità Nazionale dell’Acqua in coordinazione con i governi locali e la Difesa Civile promuoveranno meccanismi di ricollocazione di popolazioni stabilite nelle fasce marginali.
Nell’articolo 15 del Regolamento per la delimitazione e il mantenimento delle fasce marginali, approvato con la risoluzione 153-2016-ANA, si dice che le fasce marginali e le sponde di corsi d’acqua amazzonica possono essere d’uso temporaneo per coltivazioni di breve periodo vegetativo. Come dire, questo è l’unico uso permesso in queste.
Allo stesso modo, il quarto paragrafo della quinta disposizione complementare finale della Legge 30556, dice:
Si dichiarano zone intangibili gli alvei delle rive, le fasce marginali e le fasce di terreno che formano il diritto di via della rete viaria del Sistema Nazionale delle Strade.
È chiaro che nelle rive e nelle fasce marginali dei corsi d’acqua dell’Amazzonia, l’unica attività possibile è l’agricoltura con coltivazioni di breve periodo vegetativo. Tutto il resto è proibito.
Nonostante ciò, si danno concessioni nelle rive e nelle fasce marginali. Questo ha a che vedere con il fatto che la proibizione opera dopo che l’Autorità Nazionale dell’Acqua (ANA) delimita l’area che comprende la riva e la fascia marginale di ciascun corso d’acqua. Deplorevolmente, la maggioranza delle rive e delle fasce marginali dei fiumi del Perù, non è delimitata dall’ANA. Questa omissione, è quello che neutralizza la protezione esistente.
La grande domanda è perché non si procede alla delimitazione? Perché non le si da la priorità che le spetta e le risorse necessarie affinché la norma abbia effetto? Questa mancanza di autorità, genera caos e disfunzioni, fatto che finisce con il favorire oscuri interessi che approfittano di questa situazione.
Ricordiamo che attualmente l’attività mineraria illegale ha aumentato i suoi profitti in modo tale che sono superiori a quelli del narcotraffico. Questo succede, inoltre, quando nel mondo, secondo dati del sistema mondale di informazione della FAO (Nazioni Unite), negli ultimi sei decenni si è ridotta del 60% al disponibilità di acqua dolce.
Note:
[1] Secondo la legge delle risorse idriche, legge 29338, le rive “sono le aree dei fiumi, ruscelli, torrenti, laghi, lagune, comprese tra il livello minimo delle loro acque e la portata nelle loro maggiori piene o flussi ordinari”.
[2] Secondo la legge delle risorse idriche le fasce marginali sono terreni limitrofi ai letti naturali o artificiali che sono delimitati per la protezione, l’uso primario dell’acqua, il libero transito, la pesca, sentieri di vigilanza o altri servizi.
[3] Preso da https://es.mongabay.com/2023/11/peru-autoridades-aprueban-concesiones-mineras-se-superponen-a-cuencas-de-rios-maranon-nanay/
[4] Preso da https://es.mongabay.com/2023/11/peru-autoridades-aprueban-concesiones-mineras-se-superponen-a-cuencas-de-rios-maranon-nanay/
[5] https://convoca.pe/agenda-propia/minem-entrega-derechos-mineros-sobre-1300-hectareas-en-las-orillas-de-los-rios-cenepa
[6] https://tesis.unsm.edu.pe/bitstream/11458/152/1/6050813.pdf
[7] Nephelometric Turbidity Unit.
[9] I meandri nell’Amazzonia sono anche chiamati secche. Oltre ad essere una specie di barriere naturali, sono anche, in epoca secca, ricche di aree per la coltivazione.
21 novembre 2023
CooperAcción
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Ana leyva, “El Estado peruano propicia la destrucción de los ríos”, pubblicato il 21-11-2023 in CooperAcción, su [https://cooperaccion.org.pe/opinion/el-estado-peruano-propicia-la-destruccion-de-los-rios/] ultimo accesso 28-11-2023. |