L’attuale guerra genocida del regime sionista di Israele contro la Palestina è tornata a porre nel dibattito politico il concetto di terrorismo di stato.
E, di conseguenza, la necessità di fare appello senza dubbi al termine di terrorismo globale di stato per caratterizzare la politica di violenza perpetrata da apparati statali contro popoli e governi, con il proposito di infondere paura e paralisi sociale, violando così il diritto nazionale e internazionale. Nell’analisi di questo fenomeno è stata enfatizzata l’azione individuale e di gruppi di tutto lo spettro politico, lasciando da parte il ruolo dell’imperialismo statunitense e di stati neocoloniali, come Israele, nell’imposizione di questa pratica politica in cui lo stato trasgredisce gli ambiti della repressione “legale” e ricorre a metodi extragiudiziari, estensivi e intensivi, per annichilire la resistenza dei popoli.
Fu il collega A. Grachiov, nel suo libro Sotto il segno del terrore (Mosca: Editorial Progreso, 1986), che per la prima volta riferisce come gli USA hanno elevato il terrorismo al rango di politica di stato, segnalando l’Agenzia Centrale di Intelligence (CIA) come quella incaricata di organizzare operazioni sovversive e di sabotaggio contro altri paesi, di fare attentati contro statisti stranieri, di disinformare e divulgare calunnie, compiendo la funzione di terrorista professionale al servizio della Casa Bianca. Alle operazioni segrete di responsabilità diretta della CIA, bisogna aggiungere la sua stretta cooperazione con eserciti e servizi di intelligence di regimi dittatoriali e “democratici”, di modo che gli USA sono il tacito complice delle pratiche di stampo terrorista di altri stati, essendo molto visibile questo ruolo nell’attuale guerra di Israele contro la Palestina.
Precisamente, a 50 anni dal colpo di stato contro il presidente Allende, ed essendo a conoscenza dell’ingerenza del governo statunitense, ribadiamo questo concetto nell’attuale ambito internazionale. Ricordiamo il coordinamento della CIA nella caccia, detenzione in carceri clandestine, torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziarie di migliaia di oppositori del Cono Sud attraverso il Plan Cóndor, nei decenni del 1970 e 1980, in un’azione coperta extraterritoriale che possiamo qualificare solo come “terrorismo”, anche se prendiamo la definizione dello stesso Ufficio Federale d’Investigazione come “l’uso illegale della forza o della violenza contro persone o proprietà per intimidire o costringere governi, la popolazione civile o un segmento della medesima nella persecuzione di obiettivi sociali o politici”.
Oggi, non è solo la CIA quella che è incaricata di portare il terrore in qualsiasi luogo dove gli interessi degli USA sono percepiti in pericolo. Il democratico Barack Obama, Premio Nobel della Pace, duplicò, rispetto al suo predecessore repubblicano, il numero di paesi con operazioni coperte delle Forze Speciali, mentre aumentò l’uso di droni per esecuzioni di presunti terroristi, con i comprovati “danni collaterali” di civili disarmati o non combattenti, che includono un grande quantità di donne, anziani e bambini.
Juan Avilés Farré, si domanda: “È possibile e necessario definire il terrorismo?”, e chiarisce, che: “Uno stato può commettere crimini, anche crimini gravissimi come quelli di guerra e contro l’umanità, attraverso i suoi apparati ufficiali, ma tali crimini entrerebbero nella categoria di terrorismo solo se si realizzano mediante agenti clandestini”.
Il problema è che i confini tra le azioni degli apparati occulti di uno Stato si intersecano con le operazioni delle forze militari che agiscono anche in segreto, per cui, indipendentemente da coloro che compiono atti di violenza contro oppositori armati o non combattenti, questi possono essere classificati in questa categoria, così come essere considerati crimini di guerra e di lesa umanità.
La rinuncia di Craig Mokhiber, direttore dell’Ufficio dell’Alto Commissariato dell’ONU per i DDUU, è l’espressione della gravità dei crimini di guerra e lesa umanità di Israele a Gaza e nei territori occupati della Palestina. Lui constata di essere testimone di un “genocidio da manuale” che l’ONU sembra impotente dal fermare, mentre “USA, Regno Unito e gran parte dell’Europa sono totalmente complici di questo orribile assalto… Tutti dovremo rendere contro della nostra posizione in questo momento cruciale della storia. Mettiamoci a fianco della giustizia”.
Insomma, le attuali forme di globalizzazione neoliberale tendono ad esacerbare le contraddizioni del capitalismo, lasciando da parte ogni mediazione. La rottura dell’ordine giuridico internazionale è il tratto distintivo di questa nuova fase. Il più terribile nemico della pace e della medesima sopravvivenza della specie umana è il capitalismo. Questo è potente, ma non invincibile, e per quanto violente siano le politiche dello stato, mai hanno potuto fermare gli sforzi rivoluzionari dei popoli.
12/11/2023
La Jornada
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Gilberto López y Rivas, “Terrorismos de Estado”, pubblicato il 12-11-2023 in La Jornada, su [https://www.lahaine.org/mundo.php/terrorismos-de-estado] ultimo accesso 14-11-2023. |