Cile: Elezione costituzionale, il momento caotico


Andrés Figueroa Cornejo

Secondo il Servizio Elettorale del Cile (Servel), i voti validamente espressi sono stati circa 10 milioni, mentre più di 2 milioni di voti sono stati annullati (17%), ci sono state più di 500 mila schede in bianco, più coloro che si sono astenuti dal presentarsi alle urne.

Il cosiddetto “processo costituente”, risultato di un inviolabile accordo del sistema di partiti politici istituzionali che è stato messo in moto dopo la rivolta sociale iniziata nell’ottobre del 2019, questo 7 maggio 2023 ha fatto un nuovo passo mediante le elezioni del “Consiglio Costituzionale”.

Come le trame di palazzo che hanno attraversato più di 200 anni dall’origine ufficiale della Repubblica del Cile, di nuovo l’elaborazione di una Magna Carta si presenta come un esercizio esclusivo degli interessi dei gruppi sociali dominanti, senza la partecipazione popolare e nemmeno rispettando i codici e le forme dei regimi liberali.

Riassumendo, il cosiddetto “processo costituente”, e i suoi distinti tempi, non solo è stato segnato dall’autoritarismo conservatore e suprematista, proprio del divenire storico delle classi tutelari e degli imperialismi di turno, ma è anche un leale riflesso delle relazioni di forza all’interno di un’organizzazione istituzionale eccezionalmente a pezzi durante parte degli anni 60 del XX secolo e il governo dell’Unità Popolare di Salvador Allende.

Per la giornata elettorale di questo 7 maggio, il cui voto è stato obbligatorio, più di 15 milioni di persone erano abilitate a votare. Le opzioni per eleggere i 50 consiglieri costituzionali si sono distribuite tra i rappresentanti dell’estrema destra, la destra tradizionale e dell’ex Nuova Maggioranza (attualmente nell’Esecutivo), a cui si aggiungono i voti nulli, altamente politicizzati, e bianchi.

Indipendentemente dai consiglieri scelti, il progetto costituzionale ora si trova redatto dal capitalismo neoliberale attraverso un insieme di principi pubblicati nella Gazzetta Ufficiale, più un comitato di esperti di 24 persone designate dalle direzioni dei partiti politici del Legislativo, comitato che ha già redatto la Costituzione che sarà riesaminata dai 50 consiglieri votati il 7 maggio. Se rimanesse qualche dubbio riguardo all’apparizione di qualche articolo che possa mettere in questione gli interessi dei grandi gruppi economici, del regime politico vigente o delle chiavi civilizzatrici della modernità occidentale e del modo di produzione capitalista neoliberale, è stato inventato anche un consiglio di ammissibilità per apportare le ultime correzioni prima del cosiddetto “plebiscito di uscita” a dicembre dell’anno in corso. Lì, un’altra volta, la popolazione dovrà votare per approvare o rifiutare un testo costituzionale.

Secondo il Servizio Elettorale del Cile (Servel), i voti validamente espressi sono stati circa 10 milioni, mentre più di 2 milioni di voti sono stati annullati (17%), ci sono state più di 500 mila schede in bianco, più coloro che si sono astenuti dal presentarsi alle urne. Il pinochettismo ha ottenuto una maggioranza di 35 seggi, equivalente a più di 3/5 del Consiglio Costituzionale, mentre i partiti di governo e gli altri, hanno ottenuto 25 quote.

Il dirigente sociale Juan Caripán ha dichiarato che, “il processo è stato condizionato dalla votazione dei repubblicani che hanno ottenuto circa 4,3 milioni di voti, mentre l’alleanza di governo ha ottenuto circa 3,2 milioni di preferenze. I voti nulli sono stati circa 2,1 milioni, e 1,5 milioni non hanno partecipato alle elezioni per diversi motivi. In questo modo, e da una prospettiva delle forze antisistema e voto di protesta contro un processo assolutamente fraudolento che, dal patto di vertice del 15 dicembre 2019, oggi si insedia come continuismo di quello, come dire, siamo di fronte ad un nuovo scenario di protezione del capitale contro gli interessi popolari”, e ha aggiunto che, “è necessario che noi espressioni degli interessi del popolo usciamo dalla marginalità politica mediante un programma rivoluzionario con un contenuto di classe che si diriga alla costruzione del potere popolare”.

Da parte sua, l’analista politico Cristian Cepeda ha detto che, “la cosa più rilevante di questa elezione è che, su 15 milioni di potenziali votanti, 5,5 milioni di voti se li è presi la destra, dato che nell’ultimo plebiscito questo stesso settore ottenne quasi 8 milioni. Intanto, tra nulli, bianchi e coloro che non sono andati a votare, assommano a circa 6 milioni”, e ha aggiunto che, “i grandi sconfitti sono stati i partiti politici del centro, una moltitudine di gruppi che hanno appena raggiunto i 3 milioni di voti. Si intravede un sistema di partiti politici istituzionali molto più caotico dell’attuale”.

08/05/2023

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Andrés Figueroa Cornejo, Elección constitucional: El momento caóticopubblicato il 08-05-2023 in Rebeliónsu [https://rebelion.org/eleccion-constitucional-el-momento-caotico/] ultimo accesso 10-05-2023.

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