I dieci dei colpiti, che il passato 9 e 15 febbraio sono stati privati della loro nazionalità, hanno confermato a CONFIDENCIAL che il Governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha cominciato a cancellare i registri degli assicurati nell’Istituto Nicaraguense di Sicurezza Sociale (INSS), per attuare a partire da questo 20 febbraio la confisca illegale delle loro pensioni di vecchiaia.
Una fonte legata alla sicurezza sociale ha spiegato che all’interno dell’Istituto il presidente esecutivo dell’INSS, Roberto López, ha ordinato l’attuazione della misura, dopo aver analizzato la presunta fondatezza legale che si poteva usare, a seguito della dichiarazione di “apolidi”, e una volta definito questo, “si è deciso che gli avrebbero tolto” le pensioni.
L’esilio di 222 ex prigionieri politici, che ha avuto luogo il passato 9 febbraio, al quale si è aggiunta la dichiarazione di “apolidi” e latitanti dalla giustizia di altri 94 cittadini nicaraguensi il passato giorno 15, è giunto accoppiato alla decisione incostituzionale di confiscare i loro beni e di farli scomparire da qualsiasi registro pubblico.
Il primo colpo è stato il blocco nel Registro della Proprietà degli immobili dei colpiti con “annotazioni” che impediscono di realizzare transazioni, come misura preventiva alla confisca. La seconda zampata è stata attuata quando sono giunte le date in cui abitualmente si depositavano i pagamenti delle pensioni dei pensionati, tra il 19 e il 21 febbraio.
Quattro di loro -l’ex ministro dell’Educazione Humberto Belli, l’ex membro della Giunta di Governo di Ricostruzione Nazionale Moisés Hassán, l’ex direttore delle relazioni estere del FSLN Julio López Campos, e sua moglie l’ex guerrigliera Mónica Baltodano- hanno confermato a CONFIDENCIAL che già questo mese non hanno potuto accedere ai loro pagamenti.
La decisione è stata considerata “abominevole, infame, inumana” dall’avvocato e difensore dei Diritti Umani, Gonzalo Carrión, il cui nome è stato incluso nel gruppo dei 94, mentre Belli la considerava “un furto”, e López Campos la catalogava come una “canagliata, brutalità, e disprezzo dei diritti umani”.
Cancellati dal sistema
La testimonianza dell’ex Ministro Belli segnala che lui è pensionato dal primo decennio del presente secolo e che, uscendo dal paese nel giugno del 2021, lasciò una procura firmata affinché uno di suo fiducia incassasse il suo assegno nella città di León, ma che al momento di farlo in questo mese di febbraio, la persona ha ricevuto la risposta che “il signor Belli non è nel sistema”.
“La sentenza che ci dichiara traditori della patria e ci toglie la cittadinanza, impone di congelare i nostri beni immobili, ma non un’entrata che ci appartiene per legge, come la pensione che non è un’elargizione, ma un diritto che ci siamo guadagnati dopo aver risparmiato per molti anni. L’unica cosa che fa l’INSS è toglierci il nostro denaro”, ha detto Belli.
“Loro se lo stanno rubando, perché questo tipo di sanzione non è prevista in nessuna legge, né nella Costituzione”, ha aggiunto anticipando che, dato che possiede la nazionalità italiana, si è messo in contatto con l’ambasciata di questo paese per chiedere il suo aiuto per questo problema, oltre a cercare un avvocato per esplorare nel paese delle opzioni legali.
“Vogliono decretare la nostra ‘morte civile’, ma noi esistiamo, e abbiamo dei diritti inalienabili, che nessuno stato ci può portare via”, ha aggiunto.
Una pensionata che ha cercato di incassare la sua pensione, come tutti i mesi attraverso un procuratore legale, ha raccontato che gli hanno detto che “non mi potevano pagare la pensione per ordini del presidente esecutivo dell’INSS”, Roberto López.
Non ci sono precedenti
Anche Julio López Campos riceveva il pagamento della pensione su un conto bancario, ma dopo che il regime aveva annunciato che gli toglieva la nazionalità, “non è stato depositato assolutamente nulla, né sul mio conto, né su quello di Mónica”, Baltodano, che fa parte anche lei della lista dei 94.
“Questa azione della dittatura si aggiunge ad una serie di mostruosità politiche e giuridiche che allarmano la comunità internazionale, tali come la privazione della nazionalità, la confisca dei nostri beni, e ora delle nostre pensioni, con le quali completano un insieme di atrocità che non ha precedenti in America Latina, né nel mondo”, ha considerato.
Vedendolo dal punto di vista giuridico, ha ricordato che questo tipo di diritti erano considerati “inviolabili, intoccabili. Si considerava che fossero al di là di una linea rossa che non si poteva passare”, ma facendolo è qualcosa che “ha allarmato la gente decente del pianeta”.
In Colombia, per esempio, una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito la “inviolabilità delle pensioni”, con la premessa che la “pensione costituisce un salario differito del lavoratore, frutto del risparmio forzato che è stato realizzato durante tutta una vita di lavoro”.
In altre parole, il pagamento di una pensione non è un’elargizione della nazione né del datore di lavoro, ma il semplice pagamento del costante risparmio di lunghi anni, è dovuto al lavoratore. La non restituzione di questo risparmio coatto e vitalizio chiamato “pensione” equivale, né più né meno in questo caso, ad un sequestro con caratteristiche specialissime, dato che il bene sequestrato non ha alcuna relazione con il presunto delitto che si imputa al pensionato, e la privazione del medesimo si effettua senza un intervento di un funzionario giudiziario, e senza la possibilità che il colpito possa esercitare il diritto di difesa che lo assista per difendere il suo patrimonio”.
Protezione costituzionale
Anche l’ex membro della prima Giunta di Governo di Ricostruzione Nazionale, Moisés Hassán, è stato ugualmente disgustato quanto ha cercato e non ha potuto accedere al conto bancario che da più di un decennio l’INSS ha aperto a suo nome, per depositare i suoi pagamenti. Hassán ha informato che il web della banca gli dice solo che il conto è bloccato, e gli suggerisce di mettersi in contatto con il personale dei servizi bancari.
Non è la prima volta che perde il denaro che aveva custodito in una banca, poiché “recentemente mi hanno bloccato, senza nessuna spiegazione, l’accesso ad un altro conto che avevo in un’altra banca commerciale”. Anche se ha perso i fondi che ancora aveva depositati in questo conto, racconta che non erano molti, perché poco prima li aveva trasferiti, cosicché ha potuto salvare la maggioranza dei propri risparmi personali.
L’articolo 61 della Costituzione Politica del Nicaragua dice che “lo Stato garantisce ai nicaraguensi il diritto alla sicurezza sociale a loro protezione integrale di fronte alle contingenze sociali della vita e del lavoro, nelle forme e alle condizioni che determina la legge”.
L’articolo 82, comma 7, determina che “i lavoratori hanno diritto a… sicurezza sociale per protezione integrale e mezzi di sussistenza nei casi di invalidità, vecchiaia, rischi professionali, malattia e maternità…”. Allo stesso modo, l’articolo 105 dice che “i servizi di educazione salute e sicurezza sociale, sono doveri inderogabili dello Stato, che è obbligato a prestarli senza esclusioni, a migliorarli e ampliarli…”.
Ricorrere alla giustizia internazionale
Così come Belli ha riconosciuto di stare cercando una consulenza legale, López Campos ammette che anche lui dovrebbe fare lo stesso ma riflette che il carattere “senza precedenti” che ha la misura del regime, rende difficile analizzare opzioni legali. “Non importa ciò che uno fa: nessuno ha accesso alla procedura giuridica in Nicaragua, perché tutte le vie legali sono chiuse”, ha affermato.
L’avvocato Carrión ricorda che “la sicurezza sociale fa parte di quello che chiamano ‘diritto acquisito’ e si accumula attraverso il tempo, sulla base di apporti che ciascun assicurato fa. Così come non c’è diritto per privare nessuno della propria nazionalità, non c’è ne nemmeno per essere esclusi dalla Sicurezza Sociale. Non c’è nessun ambito legale che possa giustificare questo, perché implica privarti dei tuoi diritti umani e costituzionali”, ha ribadito.
Essendo la privazione delle pensioni, una violazione di un diritto, i danneggiati possono querelare lo stato nicaraguense di fronte alle corti internazionali -in questo caso, la Corte Centroamericana di Giustizia (CCJ), e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH)- con la riserva che il sistema stesso obbliga a farlo solo quando siano esaurite le vie nazionali.
Jhoswel Martínez, presidente dell’Associazione Interculturale dei Diritti Umani (Asidehu), scarta la via della CCJ, che considera “totalmente disfunzionale”, con l’aggravante che, avendo la sua sede a Managua, è possibile che la dittatura agisca contro di loro -ricordando che già esiste il precedete del sequestro dell’edificio dell’OEA- “per impedirle di osservare il caso”.
“È risaputo che per ricorrere alla giustizia internazionale, bisogna esaurire il ricorso nazionale, ma in Nicaragua questo non si può. Quando la CIDH comprende che nel caso del Nicaragua questo non è possibile, perché è lo stesso stato che viola i diritti dei cittadini e non permette neppure di presentare una denuncia nel suo sistema, allora può considerare di omettere la parte nazionale del processo e riceve direttamente le denunce”, ha spiegato.
Le altre sei fonti -che includono difensori dei diritti umani, professionisti, politici dell’opposizione, ecc., inclusi nella lista dei 222 o in quella dei 94- hanno confermato che non hanno avuto nemmeno accesso al conto bancario in cui si depositava la loro pensione, ma hanno chiesto di mantenere i loro nomi riservati, per il timore che il regime cerchi una vendetta sui loro familiari che continuano a stare in Nicaragua.
foto: Carlos Herrera
24 febbraio 2023
Confidencial
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Iván Olivares, “Daniel Ortega confisca las pensiones del INSS a jubilados “apátridas””, pubblicato il 24-02-2023 in Confidencial, su [https://www.confidencial.digital/economia/daniel-ortega-confisca-las-pensiones-del-inss-a-jubilados-apatridas/] ultimo accesso 10-03-2023. |