Nicaragua: Ortega punta su una radicalizzazione e nega un’apertura democratica


Franklin Villavicencio

La “deportazione” di 222 nicaraguensi pone il regime in un nuovo dilemma nel quale dovrà optare per un’apertura democratica o la radicalizzazione assoluta del suo sistema autoritario. Giovedì pomeriggio, dopo un discorso Daniel Ortega ha puntato sulla seconda strada: un maggiore consolidamento della dittatura.

“Che se li portino via”, ha affermato il mandatario in quella che mercoledì notte c’è stata la presunta richiesta all’Ambasciata statunitense. Gli Stati Uniti sono più che informati del gesto e hanno detto che la porta al dialogo è stata aperta.

Il 9 febbraio segna un prima e un dopo nell’acuta crisi politica che attraversa il Nicaragua. Dopo l’esilio di 222 prigionieri di coscienza che erano detenuti nei penitenziari della dittatura, nuovi interrogativi e variabili si aprono in un paese che vive sotto un regime autoritario. Per alcuni analisti consultati da DIVERGENTES, Daniel Ortega e Rosario Murillo sono alle porte di un nuovo dilemma che ha due percorsi: apertura democratica o più radicalizzazione. La “deportazione” massiccia di cittadini nicaraguensi, dichiarati apolidi dalla macchina sandinista, è un’azione senza precedenti nella storia nicaraguense.

Nonostante ciò, Ortega sembra optare per la radicalizzazione del suo modello, negando qualsiasi apertura democratica o tentativo di dialogo. Secondo quanto ha spiegato il mandatario sandinista giovedì pomeriggio, la Murillo si è messa in comunicazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti a Managua per sollecitare la deportazione di 228 prigionieri politici. “Non stiamo chiedendo nulla in cambio, è un punto d’onore, di dignità, di patriottismo. Che si portino via i loro mercenari, che se li portino via, come si portarono via i loro mercenari dopo l’invasione di Cuba”, ha affermato Ortega, che ha evidenziato che non esiste nessun negoziato.

Nonostante ciò, alcuni analisti considerano altri punti da tenere in conto dopo questa misura. “È indubitabile che ci siano stati tentativi, incluso conosciuti, di avvicinamento da parte dell’Amministrazione Biden con il Nicaragua. Mi risulta difficile credere che ad un certo punto ciò non sia stato proposto in questi avvicinamenti. È possibile che le conversazioni abbiano potuto continuare e mi sembra difficile credere che Ortega ceda unilateralmente quello che lui ha sempre considerato come una pedina di negoziazione, perché questo sono i prigionieri politici”, spiega Tiziano Breda, ricercatore esperto di Latinoamerica per l’Istituto Affari Internazionali (IAI) con sede a Roma, Italia.

Breda, che si è dedicato all’analisi delle crisi politiche in Centroamerica, è stato sorpreso dalla contestata decisione del regime di esiliare i prigionieri politici negli Stati Uniti, una misura che è stata anche accompagnata da una morte civile. Per la dittatura, le 222 persone sono “traditori della patria” e sono stati privati della loro nazionalità nicaraguense.

La decisione da parte del regime è stata attuata questo giovedì mattina. Immediatamente, i prigionieri politici sono stati imbarcati su un volo charter con destinazione Washington, dove sarebbero stati ricevuti dalle autorità statunitensi. Avendo passato un tempo prolungato sotto tortura sono stati anche presi in cura da medici. Il regime di Ortega e Murillo li ha tenuti per un periodo che supera l’anno, nella maggioranza dei casi, e in condizioni inumane. I familiari dei prigionieri politici hanno denunciato durante le detenzioni perdita di peso, deterioramento cognitivo e acutizzazione di altre sofferenze fisiche e mentali.

Da parte loro, gli Stati Uniti hanno affermato che il Nicaragua ha preso la decisione in modo unilaterale e che non hanno sostenuto nessun tipo di negoziato o dialogo con il regime. “Le nostre sanzioni e le altre restrizioni continuano ad essere vigenti, anche se speriamo che questo sia un passo affinché gli Stati Uniti e il Nicaragua possano progredire”, ha dichiarato Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato. Dopo, ha dichiarato che questo dipendeva dal Nicaragua. Questo giovedì il segretario di stato, Antony Blinken, ha affermato che la liberazione dei prigionieri politici “apre la porta al dialogo” con Managua, fatto che, a seguito della radicalizzazione del regime negli ultimi anni, non ha avuto luogo. Piuttosto, Ortega e Murillo hanno affrontato un isolamento internazionale senza precedenti dopo aver suggellato il loro controllo politico nelle elezioni del 2021 e 2022.

Secondo Pedro Fonseca, internazionalista ed esperto di relazioni estere, la misura del regime -anche se repressiva e poco umanitaria a causa della morte civile che affrontano i prigionieri politici- può essere letta come una concessione di Ortega e Murillo per un futuro e no di tutto il dialogo.

Hotel Westin, dove sono ospitati i prigionieri politici esiliati.

“Se stiamo parlando nei termini di trovarci in un processo di negoziazione, chiaramente vuol dire che c’è volontà da parte del regime di negoziare. E, da quando esiste una certa volontà di negoziato, c’è volontà di fare concessioni. Non sappiamo se in sei mesi o in cinque anni, ma la situazione nazionale deve cambiare. In primo luogo, il regime come tale non è capace di amministrarsi unilateralmente. D’altra parte, è evidente che non ha la capacità di amministrare il potere politico senza le forze tradizionali che convergono nello scenario nazionale, come mezzi di comunicazione, partiti politici e la stessa impresa privata”, ha spiegato Fonseca.

In poche parole, Fonseca ribadisce che “ci stiamo aprendo al cambiamento, al dialogo politico e alle concessioni che sono fondamentali in qualsiasi processo di questo tipo”.

La via elettorale

L’esilio imposto dal regime sandinista ha anche contato sulla rapidità della macchina del partito e sul suo controllo sui poteri Legislativo e Giudiziario che hanno tentato di darle un alone di legalità. Alcuni analisti si sono domandati perché Ortega e Murillo hanno optato per una decisione così radicale, che priva della propria cittadinanza i 222 prigionieri politici. Per Elvira Cuadra, questo toglie di mezzo i principali volti dell’opposizione, che, di fatto, sono stati incarcerati nel 2021 dopo aver sfidato il regime nel suo stesso gioco elettorale.

“Ciò che fa supporre questa misura è che Ortega si stia preparando ad un’eventuale scenario in cui dovrebbe portare a termine una competizione elettorale. Lui non vuole nessuna di queste persone come parte di una proposta politica”, ha ribadito la Cuadra.

La scalata repressiva del 2021 ebbe luogo quando sette aspiranti dell’opposizione provenienti da diversi settori della società avevano mostrato la loro apertura a correre per l’opposizione. Una volta che furono eliminati dalla contesa attraverso stratagemmi legali, come l’invocazione di leggi tali come la “Legge di difesa dei diritti del popolo”, la dittatura mise in atto una caccia. Attivisti, precandidati e anche giornalisti furono catturati nell’assalto che fece eclissare qualsiasi tentativo di uscita dalla crisi attraverso la via elettorale. Ortega e Murillo presero il potere per cinque anni in un processo senza concorrenza, con la sola partecipazione di cinque partiti collaborazionisti che non avevano nessuna base sociale e i cui candidati erano in maggioranza sconosciuti.

“La posizione che adotterà il resto dei paesi dell’emisfero americano, non solo i latinoamericani e l’Europa, di fronte a questo nuovo scenario che si sta aprendo, sarà un elemento chiave per far sì che Ortega imbocchi una strada, sia una possibilità di apertura democratica o la radicalizzazione del regime”, ha ribadito la Cuadra.

Félix Maradiaga insieme a sua moglie Berta Valle fuori dell’hotel Westin in Virginia.

Ciò che c’è dietro all’esilio

L’azione del regime è stata sostenuta anche da due dei principali poteri dello stato, che si sono avvalsi di una serie di argomentazioni e modifiche della Costituzione per mascherare un fatto che mai era successo nella recente storia del paese. La privazione della nazionalità e l’espulsione dal territorio sono state una tattica che la dittatura impiegò in certi casi come quelli di Kitty Monterrey, presidente del partito Cittadini per la Libertà (CxL), o quello dell’attivista Ana Quirós. Nonostante ciò, in ambedue le situazioni loro contavano su un’altra nazionalità che le tutelasse.

L’espulsione di 222 prigionieri politici costituisce la prima applicazione massiccia della riforma che fecero i deputati all’articolo 21 della Magna Carta, che stabilisce che saranno privati della propria cittadinanza coloro che siano dichiarati “traditori della patria”. Per l’avvocato Juan Diego Barberena, l’annuncio da parte del Tribunale d’Appello di Managua che un gruppo di giudici con simpatie sandiniste ha fatto giovedì mattina, è privo di legittimità, dato che “non ha giurisdizione per sospendere il diritto cittadino”.

“L’altro fatto è che la riforma del testo costituzionale che sta terminando di fare l’Assemblea Nazionale è nulla, perché il testo costituzionale stabilisce la procedura speciale di riforma alla Costituzione Politica, e implica che sia approvata in due legislature. Una volta introdotta l’iniziativa di riforma costituzionale, deve essere fatta conoscere nella plenaria affinché sia formata la Commissione Speciale di carattere costituzionale, che deve essere incaricata di pronunciarsi e di fare i consigli opportuni per pronunciarsi sull’iniziativa”, ha spiegato l’esperto in diritto.

9 febbraio 2023

Divergentes

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Franklin Villavicencio, Ortega apuesta por una radicalización y niega una apertura democráticapubblicato il 09-02-2023 in Divergentessu [https://www.divergentes.com/daniel-ortega-radicalizacion-presos-politicos/] ultimo accesso 17-02-2023.

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