Rimane di fronte all’ingresso della tenuta Leleque. Lo stesso logo che identifica la Compañía de Tierras del Sud illustra la facciata del sottocommissariato. La scomparsa di Santiago e la polizia privatizzata.
Quando uno viaggia per la strada 40 verso il nord, giungendo nel dipartimento Cushamen, ad un certo punto incontra un cartello: “A 1 chilometro, area di servizio”. Il viaggiatore immagina “rifornimento nafta, sgranchirsi”. Ma invece di pompe di benzina e tavoli, dopo aver percorso questi mille metri, si trova un commissariato con moderni cellulari. Non c’è bisogno di sapere che il posto è diventato una stazione al servizio della tenuta che lì di fronte ha il suo primo cancello di ingresso.
La 4×4 che riposa davanti all’edificio dice “Polizia di Chubut – Sottocommissariato Leleque”. Ha il logo della forza del governo provinciale. Il cartello, in cambio, ha un altro logo. Una lettera S, di colore verde, accompagnata dalla scritta “Caserma Forestale Leleque”.
Questa S che spicca in mezzo a pattuglie e uniformi, può passare inosservata da coloro che percorrono la strada. Ma se uno riesce ad entrare nella Tenuta Leleque, questa lettera verde incomincia a diventare familiare. Dapprima sola, come un simbolo, un “marchio” che tutti dovrebbero comprendere. Ma finisce con il rivelarsi giungendo ad uno dei primi centri della tenuta. Lì, un’altra serie di simboli tornano a segnare il territorio.
Su un’asta, l’indomito vento del sud castiga una bandiera argentina con un sole stampato. È la bandiera di guerra. Sotto, sventola l’altra bandiera, identificata solo da una S.
Più indietro, un cartello rivela l’incognita. Una targa all’ingresso di uno dei centri della tenuta ha la S circondata da una scritta: Compañía Argentina Tierras del Sud.
La storia racconta che dopo la “Campagna del Deserto” del generale Roca, The Argentine Southern Land Co giunse ad avere 1 milione di ettari. Cento anni dopo, l’impresa e i suoi beni erano comprati da Luciano Benetton. Ora si chiamava Compañía Argentina de Tierras del Sud. L’aggettivo “argentina” sembra tutta una provocazione: da 130 anni, queste tenute sono state nelle mani di milionari europei. E in ogni caso, prima erano state rubate dallo stato nascente ai popoli originari che le abitavano.
La S, con quel colore verde gendarmeria, appare durante la “strada di servizio” che percorre la tenuta. Vicino alla chiesa, le stalle, il museo che racconta la storia della Patagonia secondo “i vincitori”. Ma anche ad ogni cancello, per decine e decine di chilometri. Pecore, vacche, pinete, colline con un potenziale minerario, tutto è segnato con la S dei Benetton.
I membri delle comunità mapuche della zona affermano che da questo commissariato, dalla Polizia di Chubut, sono state organizzate molte delle repressioni e persecuzioni al Lof Resistencia a Cushamen e ad altre comunità che reclamano le loro terre. E chiedono che si indaghi la loro partecipazione il 1° agosto, insieme alla Gendarmeria Nazionale.
Nonostante ciò, con cinismo, Mario Das Neves e il governo di Chubut vogliono presentarsi come querelanti nella causa di Santiago Maldonado.
La S della compagnia latifondista sulla facciata del commissariato, come se fosse un’altra succursale dell’impero Benetton, è tutto un simbolo di come è stato costruito e si sostiene il potere latifondista e l’oppressione sui popoli originari in queste terre.
Fonte: La Izquierda Diario
27 gennaio 2023
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Nación Mapuche. El amenazante destacamento Benetton de la Policía de Chubut”, pubblicato il 27-01-2023 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/01/27/nacion-mapuche-el-amenazante-destacamento-benetton-de-la-policia-de-chubut-la-persecucion-al-pueblo-mapuche/] ultimo accesso 31-01-2023. |