Dal mattino sono cominciate le mobilitazioni e i blocchi stradali in differenti punti del paese contro il governo di Dina Boluarte che si è insediata dopo il golpe contro il presidente eletto, Pedro Castillo. La crisi politica scoppiata dopo che il Congresso aveva destituito il mandatario ha provocato un’ondata di proteste che è stata repressa con violenza dalla polizia e dai militari.
Secondo dati ufficiali 28 persone sono morte dopo il golpe. Nel frattempo il tentativo della Polizia di realizzare “La Marcia per la Pace” è fallito. Dopo le critiche di vari settori ed essere venuti a conoscenza di un documento che rivelava l’obbligo degli uomini in uniforme a mobilitarsi.
Lunedì, la Polizia ha annunciato la realizzazione di una mobilitazione, “La Marcia della Pace”, che si sarebbe dovuta effettuare oggi. Ma la pseudo-protesta è risultata essere un ordine emanato da settori militari e dalla Direzione della forza che includeva anche sanzioni agli agenti che, secondo quanto si è saputo dopo aver conosciuto un documento, avessero deciso di non partecipare. L’annuncio del tentativo ha immediatamente generato rifiuto di settori politici, sociali e cittadini, che hanno denunciato che l’istituzione di sicurezza stava prendendo misure che sarebbero incostituzionali e “che sarebbe uno scandalo dopo la morte di quasi una trentina di persone per la violenza della polizia e dei militari”. Ieri, gli uomini in uniforme hanno anche sgomberato i manifestanti a Piazza Manco Capac, a Lima. Dove c’era una concentrazione per protestare contro il governo ci sono stati due arresti.
Tornano le proteste
Ma questa mattina si aspettano proteste nelle regioni del sud del paese: Arequipa, Apurímac, Cusco, Puno, Moquegua. La decisione di riprendere con forza le proteste sarebbe sorta in un’assemblea. In questa prima riunione si è concordato di preparare la “Marcia dei suoi quattro” verso la capitale per chiedere la rinuncia della Boluarte e la condanna per gli assassinii, la chiusura del Congresso e per un’Assemblea Costituente, tra le altre cose. Oggi si è saputo che Il Comando Unitario di Lotta (CUL) “Che se ne vadano tutti” della regione di Junín si unisce allo sciopero convocato per questo mercoledì 4 gennaio con la richiesta della rinuncia della presidente Dina Boluarte e del Tavolo Direttivo del Congresso. Hanno anche dichiarato che le elezioni generali anticipate siano in questo 2023, e non nel 2024 come l’Esecutivo e il Congresso hanno concordato.
Nel frattempo Dina che ha dovuto rinnovare i suoi ministri dopo varie rinunce, oggi ha avuto un’altro insuccesso davanti alla rinuncia del capo dello spionaggio, Juan Carlos Liendo. Oggi, la Boluarte ha affermato nel suo discorso durante la cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario, “Vogliamo una giustizia rapida per i familiari dei nostri compatrioti che sono morti durante gli atti di protesta. Questo eviterà l’immunità e contribuirà alla pace sociale di cui tanto abbiamo bisogno”.
03/01/2023
ANRed
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Perú: vuelven las protestas mientras fracasa «La Marcha por la paz»”, pubblicato il 03-01-2023 in ANRed, su [https://www.anred.org/2023/01/03/peru-vuelven-las-protestas-mientras-fracasa-la-marcha-por-la-paz/] ultimo accesso 06-01-2023. |