Le delegazioni del Governo della Colombia e dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), hanno concluso il primo ciclo di lavori del Tavolo di Dialogo di Pace portati a termine tra il 21 novembre e il 12 dicembre 2022 nell’Hotel Humboldt, nel Parco Nazionale Waraira Repano situato a Caracas. Colombia Informa ha intervistato Aureliano Carbonell, che fa parte della Delegazione di Pace dell’ELN.
Colombia Informa: Quanto è impegnato l’ELN in questo sforzo di pace e fino a dove sareste disposti a giungere?
Aureliano Carbonell: L’ELN ha un principio, in quello in cui si impegna, lo compie, non si mette in cose che non è disposto mantenere. Questo è stato dimostrato nei processi di dialogo con i precedenti governi. In questa occasione abbiamo ripreso con il nuovo Governo l’agenda che si aveva nel processo con Santos, che fu cancellata da Duque. Siamo aperti a fare dei ritocchi che saranno concordati in questo nuovo processo con l’attuale governo del presidente Petro. L’agenda cerca, alla fine, dei cambiamenti nel paese e il superamento del conflitto armato.
Attualmente, come organizzazione, apprezziamo il nuovo inizio di questo Tavolo, una volta che è potuta ritornare la Delegazione di Dialogo, dopo essere stata confinata per poco più di 4 anni a Cuba a causa delle inadempienze di Duque ai protocolli firmati con il governo di Santos di fronte a garanti internazionali nel 2016.
CI: Perché è così complesso un negoziato di pace con l’ELN?
AC: Questo è un modello che le istituzioni hanno voluto porre e mantenere nell’opinione. Ogni negoziazione tra parti contendenti ha delle complessità, ancor più quando una di loro vuole solo che l’altra si sottometta, come è successo con i precedenti governi.
Abbiamo proposto alcuni elementi che crediamo fondamentali, come è la partecipazione della società nella definizione dei cambiamenti e la costruzione della pace, la complessità non è dell’ELN, ma della volontà politica dei precedenti governi di accogliere detta partecipazione e i cambiamenti che rendano possibile un accordo di pace. Quando queste questioni fondamentali si negano o si ostacolano da parte dell’altro lato del Tavolo, si dice che sono complessità dell’ELN, ma il fatto reale è che sono elementi nodali in un processo reale di pace e nell’attuazione sui fattori che hanno originato e mantengono il conflitto in Colombia.
CI: Come vedete il processo che è stato portato avanti con le vecchie FARC?
AC: La visione di pace dell’ELN non è quella di smobilitazione, disarmo e reinserimento, che è quella che hanno sempre promosso la classe dominante e i precedenti governi, è la cosiddetta pacificazione che loro cercano, nella quale tutto si riduce, alla fine, alla consegna delle armi e la smobilitazione della guerriglia, mentre il resto delle realtà del paese, come è la violenza che è esercitata da quelli in alto, attraverso il controllo dello stato, contro i popolo che protesta e lotta, continua uguale.
Guarda qual è stato su questo aspetto la realtà dopo gli accordi del 2016; la repressione brutale della forza pubblica e del paramilitarismo urbano nell’esplosione sociale del 2021, il massacro dei dirigenti sociali in questi anni, l’assassinio di più di 300 ex guerriglieri che hanno firmato l’Accordo di Pace e l’espansione del paramilitarismo, a fianco del narcotraffico con la complicità e perfino le sollecitazioni dei precedenti governi.
La pace è una menzogna, non è reale, se tutto continua uguale, se si mantiene la stessa esclusione sociale, riducendola alla semplice smobilitazione della guerriglia e alle promesse incompiute di quelli in alto. Questo lo conferma, la storia del paese negli ultimi 70 anni.
Bisogna lavorare per sradicare la violenza dalla politica, quella che storicamente e principalmente hanno generato le classi dominanti attraverso lo stato, con la loro dottrina del nemico interno. Camminare verso questa intenzione di togliere la violenza politica, richiede anche di cambiare questa condotta e queste dottrine.
Si cerca di concordare trasformazioni per superare le cause e non solo di aggiustare le conseguenze di un conflitto che è sociale, politico, economico, ambientale e non solo armato.
CI: Come vanno questi negoziati con il governo Petro?
AC: In questo primo ciclo, che si sviluppò tra il 21 novembre e il 12 dicembre, avanziamo su vari temi indispensabili per proseguire il processo, tali come le caratteristiche o gli accordi che regolano il funzionamento del Tavolo, l’accompagnamento internazionale al medesimo, con sei paesi garanti, più quattro europei come accompagnatori, insieme alla presenza permanente dell’ONU e della Chiesa, in quest’ultimo caso già riferito al paese.
Si è ottenuto un accordo sugli aggiustamenti all’Agenda che avevamo nel processo con il governo di Santos, cancellato da quello di Duque con il proposito di fare a pezzi la pace. Per questioni di tempo, quanto riferito sull’Agenda è rimasto solo in modo verbale, sarà redatto e firmato all’inizio del secondo ciclo in Messico.
Sono stati anche concordati alcuni primi fatti riferiti al tema di azioni e dinamiche umanitarie, cercando che il processo inizi ad incidere fin d’ora, mediante accordi tra le due parti, su questioni umanitarie, che nella maggioranza dei casi sono originate, in diversi territori del paese, dai paramilitari e dalla connivenza della forza pubblica e delle autorità locali con gli stessi.
Per la sua comprensione e quella dei lettori di Colombia Informa, le allego il comunicato congiunto che lo scorso 12 dicembre è stato concordato alla fine del primo ciclo.
CI: Ci sono molte aspettative su questo processo di pace, considerando le attuali circostanze del governo attuale e l’immaginario e le speranze che ha il paese. Questo non gioca contro lo stesso processo di pace e fa una certa pressione su di voi e sullo stesso governo?
AC: Che ci siano aspettative è normale e fino ad un certo punto positivo, dato che c’è un interesse delle maggioranze e del paese, oltre ai cambiamenti in materia politica, che un governo progressista presuppone.
Attualmente, c’è una grande aspettativa nel paese di fronte ai cambiamenti e al passaggio verso nuove realtà in Colombia, con i quali si facciano passi riguardo alla sovranità e all’autodeterminazione, la democrazia, le trasformazioni sociali, il rispetto della natura e la transizione energetica, lo sradicamento del paramilitarismo, le questioni della campagna, della produzione nazionale, di altri punti focali dottrinari riguardo alle forze armate, l’integrazione continentale, ecc.
Queste aspirazioni di cambiamento si sono espresse con molta forza nell’esplosione sociale del 2021, nelle lotte sociali degli anni immediatamente precedenti e anche nel sostegno elettorale a Petro, alla Francia e al programma di cambiamenti presentato dal Pacto Histórico.
All’aspettativa, intesa come attenzione e anelito, deve aggiungersi un intervento attivo, non solo delle parti al Tavolo, ma fondamentalmente dei settori sociali. Intesa questa come il processo di partecipazione della società, che sarà il cuore stesso di questo processo.
CI: Che aspetti proponete di portare nell’Agenda di dialogo da parte della prospettiva di genere?
AC: Finora ci sono stati scambi tra le compagne delle due delegazioni, giustamente per scambiare la prospettiva e il modo di porre questo punto di vista nell’Agenda e al Tavolo. C’è sintonia per rendere dinamica la loro partecipazione e per darle tutta la rilevanza nel processo.
21/12/2022
Colombia Informa
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Aureliano Carbonell: “Valoramos el reinicio de esta mesa de diálogos de paz””, pubblicato il 21-12-2022 in Colombia Informa, su [http://www.colombiainforma.info/aureliano-carbonell-valoramos-el-reinicio-de-esta-mesa-de-dialogos-de-paz/] ultimo accesso 29-12-2022. |