Le quattro mapuche detenute nella perquisizione e sgombero del 4 ottobre scorso a Villa Mascardi continuano ad essere prigioniere, sebbene “non ci siano elementi legali per sostenere la prigione preventiva”, ha spiegato a Biodiversidad-LA Gustavo Franquet, membro dell’Associazione degli Avvocati e delle Avvocate dell’Argentina che partecipa alla difesa legale delle donne.
Le quattro donne mapuche detenute un mese fa durante il violento sgombero a Villa Mascardi si trovano, quando si chiude la fase istruttoria, agli arresti domiciliari in attesa che inizi un probabile processo. Betiana Colhuan, Martha Luciana Jaramillo e Romina Rosas sono processate in due cause, per la presunta partecipazione nelle usurpazioni dell’ex Hotel Mascardi e della tenuta La Escondida. Nel caso di María Celeste Ardaiz Guenumil, è processata nel caso della presunta usurpazione della tenuta La Escondida.
È stata ordinata anche la detenzione di Matías Santana, Ariel Quiroga, Yéssica Bonnefoi, Cristian Germán Colhuan, Lucas Ariel Vera e Juan Pablo Colhuan sulla base del fatto che hanno trovato dei loro documenti personali durante la perquisizione del 4 ottobre. Inoltre, è stata sollevata la mancanza di merito che avevano nella causa dell’ex Hotel Mascardi ed è stato deciso di processare con prigione preventiva le sei persone, per cui questa si aggiunge alla causa per l’appropriazione della tenuta Los Radales, che è stata il motivo dello sgombero a Villa Mascardi. Tanto sulle donne detenute come sulle persone con ordine di cattura pesa, anche, un processo per una presunta usurpazione nei Parchi Nazionali, che comincerà il prossimo anno.
Gustavo Franquet, membro dell’Associazione degli Avvocati e Avvocate dell’Argentina che partecipa al gruppo legale che difende le detenute, ha spiegato che “la detenzione di tutte loro è per una presunta usurpazione della tenuta Los Radales, il suo incendio e per attentato contro l’autorità. In questa causa ci sono tutte con mancanza di merito, come dire, che nell’indagine non sono sorti elementi che le coinvolgano”.
Sugli ordini di cattura emessi per la presunta partecipazione nelle usurpazioni della tenuta La Escondida e dell’ex Hotel Mascardi, l’avvocato ha aggiunto che “le prove sono che durante la perquisizione, per noi irregolare, avrebbero trovato documentazione ed elementi vari che, per la procura e per le giudici, fanno presumere che loro vivevano in quei luoghi e pertanto li stavano usurpando”. Su questo punto, l’avvocato ha considerato che varie persone che anche si trovavano nel luogo e che stavano vivendo transitoriamente lì non sono state imputate, per cui il fatto di vivere non significa necessariamente stare usurpando il luogo. “La giudice non ha sufficienti elementi per affermare che si sia trattato di una usurpazione”, ha considerato.
Franquet ha spiegato che hanno presentato uno scritto di più di 50 pagine chiedendo la liberazione delle detenute giacché hanno trovato “numerose irregolarità che sono state commesse durante questo processo” e hanno chiesto che sia allontanata la giudice della causa, Silvina Domínguez, per il fatto che “ha anticipato la propria opinione su questioni nelle quali, in questa fase processuale, lei non era autorizzata”.
Il punto centrale dello scritto che è stato presentato dagli e dalle avvocate è che “con l’accusa di usurpazione che pesa su tutte le persone imputate e tutte le persone processate, non si sostiene una prigione preventiva. Per essere chiari, se queste donne non fossero mapuche, sarebbero in libertà”, ha terminato l’avvocato.
Anche nel caso in cui fossero condannate, la pena prevista è minore. Inoltre, non possedendo nessuna di loro dei precedenti, la cosa più probabile è che la sentenza, nel caso in cui ci fosse, sarebbe di compimento condizionale e non effettivo, come dire, non dovrebbero andare in prigione. “Alcune di loro neppure andrebbero a processo, perché probabilmente potrebbero accedere a una sospensione del processo in prova”, ha aggiunto l’avvocato dell’Associazione.
In relazione al fatto che le donne mapuche non possono passare il processo giudiziario in libertà, Franquet ha considerato che “la giudice avrebbe potuto decidere il procedimento giudiziario, se intendeva che dovessero essere processate, senza prigione preventiva, prendendo una cauzione e facendole fissare un domicilio, dal quale non possono assentarsi senza informare la giudice. Questo si fa normalmente con la gente comune che è accusata di delitti minori. Evidentemente, in questo caso non viene fatto perché sono mapuche. La giudice ha un’idea di quello che è essere mapuche che non entra nei suoi parametri di normalità”.
Per l’Associazione degli Avvocati e delle Avvocate dell’Argentina, la perquisizione è stata fatta in forma irregolare perché in nessun momento le persone che presuntamente usurpavano il terreno sono state informate che sarebbero state perquisite, per cui non hanno potuto accedere a che fossero realizzata la procedura, senza necessità di violenza. “Senza un precedente avviso si sono avventati sparando contro la comunità, lanciando gas lacrimogeni e gas che fanno vomitare in un luogo dove sapevano che c’erano bambini”, ha considerato Franquet e ha aggiunto che “molte delle prove che sono utilizzate contro queste persone sono state ottenute in una perquisizione assolutamente irregolare. Le persone che sono latitanti, inoltre, potrebbero tranquillamente presentarsi a deporre, se sapessero di non essere automaticamente arrestate”.
Foto: LUAN – Colectiva de Acción Fotográfica
4 novembre 2022
Agencia de Noticias Biodiversidad – LA
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Acción por la Biodiversidad, “Desalojo en Villa Mascardi: “Si estas mujeres no fueran mapuches, estarían en libertad””, pubblicato il 04-11-2022 in Agencia de Noticias Biodiversidad – LA, su [https://www.biodiversidadla.org/Agencia-de-Noticias-Biodiversidadla/Desalojo-en-Villa-Mascardi-Si-estas-mujeres-no-fueran-mapuches-estarian-en-libertad] ultimo accesso 08-11-2022. |