Nel primo semestre di questo 2022, quando scoppia la guerra in Ucraina, molti sono stati sorpresi dalla notizia che la Casa Bianca e il governo del Venezuela stavano avendo contatti ad alto livello, tra le altre cose per ristabilire un qualche tipo di fornitura di petrolio venezuelano al mercato statunitense.
In questo modo si concretava il cambio di politica dell’amministrazione Biden sul Venezuela, rispetto alla precedente di Donald Trump. Mentre Trump con i suoi falchi cercò di abbattere per varie vie e fino ad invadere il territorio venezuelano attraverso terzi per mettere rapidamente fine al governo di Nicolás Maduro, Joe Biden applica un’altra strategia: il “soft power”. Le strategie di persuasione di “potere morbido” dove i discorsi basati su promesse liberali riguardo l’economia e la politica prendono più forza.
Comparato con Trump, Biden può sembrare “morbido” verso il Venezuela, ma a rigore gli interessi sono i medesimi. Tanto democratici come repubblicani con le loro differenti sfumature cercano una cosa sola: ristabilire il controllo perduto sul “cortile di casa”, di fronte alla crescente presenza della Cina e della Russia nella regione. Per il Venezuela la funzione è chiara, è la medesima che compiva prima dell’arrivo del comandante Chávez al Palazzo di Miraflores: fornitore sicuro di petrolio.
Altri ritmi
Il soft power di Biden sul Venezuela cambia i ritmi della politica interna. Dalla sventatezza dell’opposizione venezuelana che credeva (sognava) di abbattere Nicolás Maduro nel giro di alcune settimane, giungiamo ad un altro scenario, l’attuale, dove le presidenziali del 2024 e le regionali del 2025 sembrano segnare il divenire politico del paese.
In Venezuela non si parla più, almeno non con una certa convinzione, di “elezioni ora” o di un’uscita anticipata del presidente Maduro. In una stentata conferenza stampa nel quartiere generale di Volontà Popolare a Caracas, il a quanto pare presidente ad interim Juan Guaidó insiste con la litania che i giorni di Maduro a Palazzo di Miraflores sono contati, ma confonde nel fissare i termini nei quali lui e gli altri referenti stanno fallendo regolarmente.
I conti alla rovescia non sembrano a rigore individuare Maduro, ma l’opposizione, che non è nemmeno vicina ad avere un candidato unico, condizione centrale per aspirare a qualche possibilità di trionfo.
Sull’altra via il presidente Maduro è già in corsa come candidato per una seconda rielezione per un terzo periodo presidenziale. Nel chavismo non ci sono candidati alternativi né dispute di guida.
Con tutti gli sguardi fissi sul 2024, prende più forza il ruolo degli Stati Uniti per concordare con il governo del Venezuela alcune regole del gioco per queste elezioni, cosa che si dovrebbe discutere in un’eventuale ripresa formale del tavolo di dialogo del Messico, che alcuni portavoce dicono sia imminente.
Secondo il rispettato analista politico Leopoldo Pucci, in un’eventuale ripresa del meccanismo del Messico, l’opposizione può chiedere che si organizzi il voto dei venezuelani all’estero -chiaro calcolo di rendita elettorale- e che si permetta la partecipazione degli oppositori inabilitati.
Da parte del governo, la richiesta si sa che sarebbe quella della rimozione di un importante numero di misure coercitive unilaterali, che gli Stati Uniti mantengono (lì non c’è soft power) sui conti e le finanze del Venezuela.
E parallelamente corrono altri temi, come la ripresa delle operazioni dell’impresa petrolifera Chevron in Venezuela, e perfino un eventuale nuovo scambio di prigionieri, come quello che è avvenuto pochi giorni fa. Come spiega Pucci, ci sono coloro che hanno voluto vedere nel recente scambio di prigionieri un segnale che si sta dialogando e si rende produttivo questo cammino.
Altri dicono che quelli che scambiano prigionieri sono i nemici, e non coloro che negoziano. Chiaramente, i negoziati sono complessi e vari, ma si mantengono perché le due parti hanno qualcosa da offrire che all’altro interessa. Ecco quanto è precario, o quanto promettente, il rapporto tra la Casa Bianca e il Palazzo di Miraflores
*Giornalista argentino del gruppo fondatore di Telesur, corrispondente di HispanTv in Venezuela, editore di Questiondigital.com, analista associato al Centro Latinoamericano di Analisi Strategica (CLAE, estrategia.la).
15 ottobre 2022
CLAE
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Marcos Salgado, “La negociación entre Estados Unidos y Venezuela: ¿avanza?”, pubblicato il 15-10-2022 in CLAE, su [https://estrategia.la/2022/10/15/la-negociacion-entre-estados-unidos-y-venezuela-avanza/] ultimo accesso 19-10-2022. |