Dopo quattro anni di sospensione dei negoziati, guerriglia e governo colombiani sono vicini a riprendere gli accordi di pace.
In Colombia, il governo e il maggior gruppo guerrigliero attivo sono sul punto di riannodare le conversazioni di pace. I dirigenti dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) rientrano nel paese dopo quattro anni di paralisi dei tavoli di negoziato a Cuba e dopo la sospensione degli ordini di cattura contro gli alti comandi dell’ELN emessi dalla giustizia colombiana poco più di un anno fa.
Una delle principali proposte della campagna elettorale di Gustavo Petro e Francia Márquez è stata di mettere fine ai 58 anni di conflitto armato che ha attraversato la storia del paese.
Il ministro dell’Interno, Alfonso Prada, afferma che ci sono sette punti chiave per andare avanti nell’agenda di “pace totale” nell’Assemblea Legislativa: includere la politica di pace come direttiva di stato, vincolare i piani di sviluppo territoriale alla sostituzione delle coltivazioni illecite, la creazione di un servizio sociale per la pace al posto del servizio militare obbligatorio, e la creazione di un fondo unico di pace.
I dialoghi tra l’Esecutivo colombiano e l’ELN erano cominciati nel 2017, all’Avana, con la partecipazione di altri paesi come garanti della pace, tra loro Cile, Venezuela, Norvegia e lo stesso Brasile. I negoziati furono interrotti nel 2018 dall’ex presidente Iván Duque.
In agosto, il governo di Gustavo Petro aveva installato il primo “comando unificato per la vita” nel Cauca, uno dei dipartimenti più violenti del paese, situato nella regione del Pacifico colombiano. La proposta riunisce l’Esecutivo, il Legislativo e le organizzazioni comunitarie per regionalizzare i dialoghi di pace.
“Non ci interessa parlare per parlare. Non si tratta di esprimere opinioni, ma di creare o costruire una nuova realtà a partire dalle idee e dalle aspettative della gente”, ha detto il comandante dell’ELN Eliécer Herlinto Chamorro, conosciuto come “Antonio García” sui dialoghi regionali nel Cauca.
L’agenda bloccata nel 2016 include sei punti: partecipazione della società alla costruzione della pace, democrazia, trasformazioni per la pace, riparazione alle vittime, fine del conflitto armato e implementazione del patto.
Il primo comandante dell’ELN ha analizzato la sfida di riprendere gli accordi di pace con il governo di Petro.
Brasil de Fato: Dopo più di 50 anni di esistenza, sedersi a dialogare e, alla fine dei negoziati, deporre le armi rappresenta una sconfitta per la guerriglia?
Potremmo anche dire il contrario. Sono stati quasi 60 anni di insurrezione armata, affrontando una caricatura della democrazia e uno degli stati del continente e del mondo con il maggior numero di effettivi militari, che ha implementato una strategia controinsurrezionale ed stato incapace di sconfiggere una parte della società che ha fatto ricorso al diritto di ribellione armata. Quello di cui discutiamo da quasi dieci anni, e c’è consenso, è un’agenda tematica; come dire, temi da discutere, ma ancora non c’è accordo. Vediamo fino a dove possiamo giungere. Il resto è speculazione.
Il presidente Gustavo Petro dice che cercherà la “pace totale” in Colombia. Come dialoga questa proposta con i desideri dell’organizzazione?
La “pace totale” o “pace completa”, se si intende come assenza di conflitto o come dialogo con tutti i gruppi armati senza distinzioni, è un imbroglio. La pace non è l’assenza di scontro armato, è frutto della cattiva gestione dei conflitti sociali e politici di una società. Quando non c’è un avvicinamento attraverso i dialogo e una soluzione alle necessità dei popoli, inevitabilmente si produce una sollevazione armata, per quanto riguarda il diritto internazionale. L’interpretazione che fa il CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) della Colombia è sbagliata, dicendo che ci sono sei conflitti, mettendo nello stesso sacco bande criminali e paramilitari insieme ai ribelli armati come l’ELN. Ed è questa interpretazione quella che il governo, in un certo modo, cerca di utilizzare.
Tanto l’ELN come il governo hanno già fatto i primi passi per riprendere i tavoli di dialogo. Ora, con tutta la delegazione in territorio colombiano, ci sono piani per riprendere i negoziati?
L’unico accordo che c’è con l’attuale governo è il ritorno della delegazione di dialogo dell’ELN che sta all’Avana, frutto del rifiuto politico di pace di Iván Duque. Al ritorno della delegazione intendiamo riprendere le conversazioni, e il governo di Gustavo Petro lo conferma.
Potranno essere realizzati i tavoli a Cuba, Cile, Ecuador, Brasile, Norvegia o saranno solo in Colombia? Ha l’intenzione di mantenere gli stessi rappresentanti?
Per il momento, non abbiamo definito dove saranno portati a termine i negoziati. In tutti i modi, sarà con una delegazione, ci saranno aggiustamenti e continuità.
Tanto il Governo come l’ELN hanno confermato che la continuazione del dialogo partirà dai punti concordati nell’agenda 2016. Tra questi c’è la partecipazione della società. In agosto, il governo ha iniziato dei tavoli di pace regionali nel Cauca. L’ELN come valuta l’iniziativa? Vuoi unirti alla convocazione istituzionale o promuovere altri spazi?
Per l’ELN, il dialogo con la società è fondamentale per costruire una vita migliore. Non siamo interessati a parlare per parlare. Non si tratta di dare opinioni, ma di creare o costruire una nuova realtà a partire dalle idee ed esperienze delle persone. Se in questa formulazione di dialoghi si contempla il protagonismo delle persone e delle loro comunità per costruire un futuro, sicuramente ci sarà comprensione e potremo parlare del tema.
Secondo la sua opinione, Gustavo Petro ha un margine di manovra per affrontare gli Stati Uniti, tanto relativamente al tema delle basi militari, come alla presenza di agenzie statunitensi in Colombia e la legge sull’estradizione?
Petro ha o avrà spazio politico per lottare e costruire l’indipendenza nazionale nella misura in cui terrà conto delle maggioranze del paese, democratiche e nazionaliste. I soldati gringos ancora non se ne sono andati, continuano ad essere presenti nelle aree di scontro, alcuni con le mimetiche, altri no. Per questo non sono necessarie basi militari, sono facilitate dalle divisioni e i propri posti di comando. Le agenzie (DEA, CIA, FBI) continuano ad agire e a coordinarsi con le istituzioni del paese. Per quanto riguarda le estradizioni, questa settimana ne ha già firmate più di dieci.
L’ELN è presente in almeno 200 municipi colombiani, incluse regioni dove c’è stato un aumento della presenza paramilitare, come Arauca e Chocó. Come difendere i territori dall’azione armata dei gruppi irregolari?
Ci sono molte forme di combattimento, e per l’ELN non c’è solo una lotta, perché dove non stiamo, le comunità lottano contro di loro e resistono, mentre lo stato e le sue forze militari e di polizia li appoggiano. Ma dove siamo presenti, li affrontiamo militarmente.
Siamo di fronte ad un momento molto simile a quando Álvaro Uribe si insediò alla presidenza e cercò di legalizzare questi gruppi. Furono battaglie molto grandi. Alla fine dovettero andarsene e l’ELN è rimasta nei territori. Oggi c’è un’espansione di queste bande in vari territori.
Foto in alto: Il comandante dell’ELN Antonio García – Colombia Informa
19 settembre 2022
Brasil de Fato / Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Michele de Mello, “Colombia. “No queremos hablar por hablar”, dice comandante del ELN sobre el diálogo de paz”, pubblicato il 19-09-2022 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2022/09/19/colombia-no-queremos-hablar-por-hablar-dice-comandante-del-eln-sobre-el-dialogo-de-paz/] ultimo accesso 21-09-2022. |