Lo specchio della tragedia colombiana nello storico Rapporto Finale della Commissione della Verità


Camilo Rengifo Marín

La Commissione della Verità ha consegnato il suo Rapporto Finale su quanto avvenuto nei sei decenni di guerra in Colombia, dopo quasi quattro anni di lavoro, dove raccoglie la testimonianza di migliaia di vittime ed espone come una parte della società abbia dato le spalle a coloro che hanno sofferto di più.

Era impossibile che l’evento nel teatro Jorge Eliecer Gaitán non si politicizzasse e due segnali lo hanno segnato: uno, quando la vicepresidente eletta Francia Márquez è entrata nel teatro e il pubblico si è alzato cantando “sì, si è potuto”. Un’altra, i fischi del pubblico quando padre Francisco de Roux, presidente della Commissione, ha spiegato che nonostante l’invito che avevano fatto al presidente Iván Duque per ricevere il Rapporto Finale, questi non ha assistito dato che si trovava a portare avanti un’agenda in Portogallo.

Il peso politico è diventato evidente quando è stata confermata la presenza nel Teatro del presidente eletto Gustavo Petro e di più quando questi ha affermato che “queste raccomandazioni diventeranno efficaci”, come una delle grandi promesse con le vittime presenti e assenti.

“C’è la possibilità di passare ad un’era di pace. Quanti processi di pace abbiamo firmato e quante volte siamo tornati alla violenza. Dobbiamo recidere i cicli della vendetta”, ha insistito nel momento in cui ha affermato che la verità ha un senso che è il dialogo, l’accordo, la convivenza e la riconciliazione. “Dobbiamo trasformare gli spazi della verità in spazi di riconciliazione”, ha continuato.

Il sacerdote gesuita e filosofo Francisco de Roux ha condiviso le domande che hanno segnato il nord di quasi quattro anni di lavoro per costruire il Rapporto Finale che lui e altri nove commissari hanno consegnato a tutti i colombiani.

Ha dichiarato che la Colombia è un paese geograficamente e culturalmente molto ricco e diverso, e ha affermato che “è una società escludente, con problemi strutturali mai affrontati come la disuguaglianza, il razzismo, il patriarcato, la corruzione, il narcotraffico, l’impunità, il negazionismo e la sicurezza che non dà sicurezza. Questo è precisamente quello che bisogna cambiare mediante cammini pacifici e democratici”.

“Perché il paese non si è fermato per chiedere presto alle guerriglie e allo stato di fermare la guerra politica e negoziare una pace integrale? Qual è stato lo stato e le istituzioni che hanno impedito e piuttosto promosso il conflitto armato? Dove stava il Congresso, dove i partiti politici? Fino a dove quelli che hanno preso le armi contro lo stato hanno calcolato le conseguenze brutali e macabre della loro decisione?”, fanno parte degli interrogativi su come si è degradato il conflitto armato.

Ora il paese dovrà saper dimensionare la sua propria tragedia, quella provocata da un conflitto armato di più di 60 anni che ancora persiste e che ha causato più di 10 milioni di vittime, l’80% civili. Il rapporto racconta cos’è successo nella guerra, perché è successo, chi lo ha fatto e come gran parte della società colombiana che non ha subito direttamente il conflitto ha guardato dall’altra parte senza dare nessuna risposta agli orrori commessi da paramilitari, guerriglie e agenti dello stato.

Allo stesso modo, evidenzia la non umanità della guerra e la capacità delle vittime di resistere in mezzo alla guerra e fa appello alla riconciliazione e alla convivenza. Il Rapporto, che ha 5.000 pagine suddivise in dieci volumi, ed è il risultato di quattro anni di ricerca su più di mezzo secolo di conflitto armato e fa luce per comprendere, analizzare e conoscere le ragioni e le molteplici verità della guerra.

Cifre dell’orrore

Il Rapporto Finale indica che 50.770 persone sono state sequestrate, 121.768 scomparse, 450.664 assassinate e 7,7 milioni sfollate con la forza, tra le altre modalità di violenza, come le migliaia di vittime della violenza sessuale. Evidenzia allo stesso tempo i cosiddetti falsi positivi, dove 6.402 civili innocenti sono stati assassinati dall’Esercito che li ha fatti passare per guerriglieri per mostrare dei risultati, o come più di 30.000 bambini sono stati legati alla lotta armata quando avevano 15 anni o meno.

Contiene un capitolo dedicato agli impatti che la guerra ha avuto su bambine e bambini, un altro dedicato agli impatti del conflitto sulle donne e la popolazione LGTB e altri sulla scomparsa forzata, il sequestro, lo sfollamento, l’esilio e altre forme di violenza vissute.

Un ampio gruppo di ricercatori, con 11 commissari che hanno percorso tutto il paese per raccogliere circa 29.000 testimonianze di vittime: indigeni, afro, donne, bambini e bambine, contadini, membri di gruppi armati illegali, della Forza Pubblica, di politici, impresari, esiliati ed esiliate in 23 paesi e altri attori che hanno avuto a che vedere con la sessagenaria guerra.

 Gli interrogativi

“Non hanno mai compreso che l’ordine armato che imponevano ai popoli e alle comunità che dicevano di proteggere li distruggeva, e dopo li abbandonavano nelle mani di aguzzini paramilitari? Che hanno fatto di fronte a questa crisi dello spirito i dirigenti religiosi, gli educatori? Che dicono i giudici e i procuratori che hanno permesso di accumulare impunità? Che ruolo hanno giocato i formatori d’opinione e i mezzi di comunicazione? Sono interrogativi che de Roux ha recitato come un incitamento al coinvolgimento della società.

Nessuna vittima ha preso la parola sul palco, nonostante ciò, l’esposizione del presidente dell’organismo è stata interrotta dalle richieste di vittime e presenti che cercavano di far sentire la propria storia.

Yaneth Bautista, madre della scomparsa Nidia Érika Bautista e membra delle Madri per la Vita, ha sottolineato di aver vissuto l’evento con “molta speranza perché Petro ha ricevuto le raccomandazioni, con molta vergogna perché Iván Duque non è venuto, nonostante che fosse una sua responsabilità. Ora pensiamo che bisogna lavorare all’implementazione di queste raccomandazioni, dato che noialtre abbiamo dato degli apporti importanti affinché la Commissione della Verità le realizzasse. Le vittime devono essere una politica di stato”, ha fatto sapere.

Senza dubbio, l’assenza di Duque ha mandato un pessimo messaggio nella fase finale del suo mandato. Allo stesso modo, la partecipazione di Petro come l’unica altra voce che ha preso il microfono ha anche inviato un messaggio il cui impatto dipende dalla lente con cui si guarda: negativo, dato che è servito da benzina perché la destra continua a rifiutare e attaccare il Rapporto Finale, o positivo, dato che ha impegnato il governo entrante a rispettare ogni parola tatuata nelle 896 pagine di ritrovamenti e raccomandazioni.

Raccomandazioni

La Commissione della Verità lascerà molteplici raccomandazioni per progredire verso la convivenza, la riconciliazione e la non ripetizione: che siano riconosciute le vittime del conflitto armato nel loro dolore, dignità e resistenze, così come ad impegnarsi alla loro riparazione e che si implementi integralmente l’accordo di pace firmato cinque anni fa tra il Governo e la guerriglia delle FARC.

Chiede anche di prendere l’iniziativa per raggiungere la pace con la guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e con gli altri gruppi armati, fermare l’impunità, dare priorità a garantire le condizioni di benessere e vita degna delle persone e delle comunità senza esclusioni, dare ai contadini il posto che meritano, superare il razzismo strutturale, il colonialismo e l’esclusione o riconoscere l’incursione del narcotraffico nella cultura, nello stato, nella politica e nell’economia.

Raccomanda, allo stesso tempo, di avviare una nuova strategia di regolamentazione delle droghe in Colombia, a causa della storia sofferta.

Inizia il cammino di una nuova Colombia? Solo lo svolgimento del tempo ce lo dirà. Almeno con il Rapporto Finale della Commissione della Verità, è rinata la speranza affinché mai più tornino a succedere questi crimini. Come dice la Commissione: c’è futuro se c’è verità. 

*Economista e docente universitario colombiano, analista associato al Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico (CLAE, www.estrategia.la).

29 giugno 2022

CLAE

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Camilo Rengifo MarínEl espejo de la tragedia colombiana en el histórico Informe Final de la Comisión de la Verdadpubblicato il 29-06-2022 in CLAEsu [https://estrategia.la/2022/06/29/el-espejo-de-la-tragedia-colombiana-en-el-historico-informe-final-de-la-comision-de-la-verdad/] ultimo accesso 04-07-2022.

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