Paese Mapuche: Dichiarazione dell’Osservatorio Cittadino di fronte all’assassinio del Peñi Segundo Catril Neculqueo


Dichiarazione Pubblica

Un’imboscata ad un minibus che conduceva dei lavoratori ai campi di lavoro forestali, avvenuto ieri 24 maggio, in una zona rurale del comune di Lumaco, nell’Araucanía, si è presa un’altra vittima mortale. Questa volta si tratta di Segundo Catril Neculqueo, mapuche di 66 anni, che ha ricevuto un proiettile in testa. L’imboscata realizzata da sconosciuti con armi di grosso calibro, lascia anche altri due lavoratori mapuche feriti.

Le informazioni disponibili danno conto del fatto che le vittime di questa imboscata erano lavoratori che partecipano ad una iniziativa promossa da un dirigente mapuche, Santos Reinao, subcontrattista dell’impresa CMPC, che andavano nel fondo Choque, un terreno di proprietà di detta impresa sul quale ci sarebbe un accordo tra le comunità vicine al lago Lleu Lleu, per una riforestazione parziale con bosco nativo.

Anche se nessuna organizzazione o gruppo di persone ha rivendicato l’imboscata, è possibile che il fatto sia in relazione con la situazione di conflittualità generata dalla presenza delle imprese forestali come la CMPC nella zona. Bisogna raccontare che c’è un totale di 48.792,6 ettari di piantagioni forestali, corrispondente al 43,6% della superficie totale del comune di Lumaco, piantagioni che si trovano su Territori e terre di proprietà ancestrale del popolo mapuche, e anche su terre di proprietà legale del popolo mapuche, gran parte delle quali sono rivendicate da comunità e organizzazioni mapuche del territorio.

Al di là delle circostanze prima descritte, e di coloro che possono essere i responsabili diretti di questi fatti, l’Osservatorio Cittadino condanna energicamente questo attentato contro la vita e l’integrità fisica delle persone, indipendentemente da chi siano le vittime.

Come organizzazione dei diritti umani ci sembra fondamentale segnalare in questo momento critico -in cui l’uso della forza contro la proprietà e le persone, tanto mapuche come non mapuche, emerge come una realtà ogni volta di più presente nella zona- che nessuna causa, sia questa mapuche, privata o statale, giustifichi il fatto di prendersi o danneggiare la vita o l’integrità fisica di qualsiasi persona.

Allo stesso modo, facciamo un appello a stare attenti a tutti gli attori presenti nel territorio d’occupazione tradizionale mapuche, ad assumere azioni urgenti per frenare e invertire questa spirale di violenza che minaccia di aumentare, con conseguenze gravi per la convivenza interculturale nella zona.

In primo luogo facciamo un appello allo stato, garante del bene comune, includendo tanto il governo come le istituzioni statali in generale, a promuovere tutti gli sforzi possibili, non solo per stabilire gli autori di questi delitti e ottenere la loro sanzione attraverso la giustizia, ma anche ad affrontare i problemi di fondo che soggiacciono alla conflittualità nell’Araucanía e nelle regioni limitrofe (Wallmapu), fatti che da parte dell’Osservatorio abbiamo rappresentato per anni, e che sono in relazione con la negazione dei diritti collettivi del popolo mapuche, in particolare il saccheggio delle loro terre occupate tradizionalmente.

Facciamo anche un energico appello alle autorità di governo a sviluppare con urgenza una strategia più decisa, sistematica e coerente al fine di consentire processi di dialogo con il popolo Mapuche per raggiungere, a breve termine, accordi costruttivi che permettano di affrontare lo storico debito che c’è con questo popolo e le sue comunità che risulta fondamentale per frenare il clima di violenza esistente nella zona.

Vediamo quanto sopra, come una misura che si deve prendere parallelamente al lavoro che ha sviluppato lungo questi ultimi mesi la Convenzione Costituzionale, nella quale giustamente si propongono le basi di una nuova convivenza plurinazionale e interculturale per il Cile.

Allo stesso modo, facciamo appello alle imprese forestali presenti nel territorio occupato tradizionalmente dai mapuche, quelle che con circa 2 milioni di ettari di monocolture in questa parte del paese hanno leso per decenni i diritti fondamentali di questo popolo, inclusi i loro diritti di possesso tradizionale, il diritto a partecipare ai benefici che dette imprese generano e il diritto a definire le proprie priorità di sviluppo. Le sollecitiamo ad astenersi dallo sviluppare pratiche che hanno condotto a generare divisione all’interno del popolo mapuche e le sue comunità, e ad assumersi la responsabilità che hanno nella generazione della conflittualità e della violenza nella zona, abbandonandola progressivamente.

Facciamo anche appello a quelle organizzazioni del popolo mapuche che rivendicano l’uso della forza -e in alcuni casi la resistenza armata- provocando a volte, come lo hanno fatto per anni gli agenti dello stato, vittime mortali, ad aprirsi al dialogo come modo di avanzare verso soluzioni delle loro legittime richieste basate sui diritti collettivi che li assistono come popolo.

Alla fine, sollecitiamo la società civile nazionale e regionale, le organizzazioni sociali e dei diritti umani, a riunire gli sforzi per la costruzione di un movimento di pace basato, non sulla difesa dei privilegi di alcuni pochi, ma sui diritti umani di tutti noi, popoli e persone, che abitiamo in questa parte del paese, in modo da incidere più attivamente nella creazione di spazi di dialogo e comprensione interculturale e plurinazionale, urgenti per raggiungere una pace giusta in questa parte del paese.

Osservatorio Cittadino
Temuco, 26 maggio 2022

27/05/2022

Mapuexpress

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Observatorio Ciudadano, Declaración del Observatorio Ciudadano ante el asesinato de Peñi Segundo Catril Neculqueo, en Lumaco” pubblicato il 24-05-2022 in Mapuexpress, su [https://www.mapuexpress.org/2022/05/27/declaracion-del-observatorio-ciudadano-ante-el-asesinato-de-peni-segundo-catril-neculqueo-en-lumaco/] ultimo accesso 31-05-2022.

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