Il neoliberalismo aumenta le ingiustizie lavorative di genere


La separazione o divisione sessuale del lavoro nel neoliberalismo ha aumentato le disuguaglianze e le ingiustizie di genere e danneggiato la società favorendo una crisi delle attività domestiche e di cura, ha dichiarato la dottoressa Marcia de Paula Leite, professoressa dell’Unità Cuajimalpa dell’Università Autonoma Metropolitana (UAM).

Nonostante ciò, “durante la pandemia per il Covid-19 le nostre società hanno identificato che non era più sostenibile questa centralità che il capitalismo e soprattutto il neoliberalismo concedono al profitto e all’accumulazione di capitale e stanno incominciando a diminuire -anche se non in tutti i paese- le ore di lavoro”.

Partecipando al Tavolo 1 del Seminario internazionale La crisi della riproduzione sociale, organizzato dal Dipartimento di Studi Istituzionali della citata sede universitaria, ha dichiarato che queste politiche neoliberali stanno venendo contestate, “anche quando in nazioni come il Brasile i governi si mostrano sempre più attaccate a quelle”.

La relazione tra lavoro produttivo e riproduttivo è stata fortemente avvallata dalla pandemia con il brutale aumento dei lavori di cura e la stanchezza fisica e mentale delle donne; è necessario, pertanto, discutere la possibilità di una transizione ad una società di uguaglianza di genere.

Vari studi della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL), dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e di altri grandi organismi ne hanno determinato la fattibilità, fatto che presupporrebbe un’importante sfida da discutere.

La ricercatrice ha sostenuto che i cambiamenti, che hanno aumentato le disuguaglianze e le ingiustizie di genere in America Latina, sono dovuti dal fatto che gli stati neoliberali hanno diminuito gli investimenti statali nei servizi di cura, hanno presentato riforme che hanno ridotto gli stipendi e i diritti dei lavoratori, per cui hanno colpito le famiglie i cui membri chiedono più ore di lavoro per coprire le proprie necessità basilari.

“Molte donne che non lavorano in modo remunerato fuori dalle proprie case sono uscite a cercare un salario, unito al fatto che molte di loro cercano una propria autonomia finanziaria anche di fronte all’aumento dei compiti di cura a seguito dell’invecchiamento della popolazione”.

Questa situazione produce una crisi delle cure e della riproduzione sociale, che si è aggravata con la pandemia perché in vari paesi la divisione del lavoro tra maschi e donne è finita con il creare una situazione in cui il settore femminile è considerato come responsabile dell’assistenza a cui i maschi partecipano molto poco.

In questo contesto, la dottoressa Leite ha sottolineato che la cura o care non deve essere esclusiva delle donne, ma di tutta la società, fatto che significa una maggior partecipazione dello stato alla prestazione di servizi dedicati alla riproduzione sociale, che il neoliberalismo ha cercato di diminuire o semplicemente tagliare per completo.

La dottoressa Nadya Guimaraés, professoressa dell’Università di San Paolo, Brasile, ha convenuto che queste discrepanze in America Latina sono state acutizzate su scala globale dalla pandemia e nel caso concreto “questa disuguaglianza acuta e precedente è stata peggiore perché si combina con l’estrema povertà e l’assenza dello stato”.

Allora, esplorare analiticamente le differenze è molto rilevante ancor più quando la pandemia ha colpito specialmente le donne, a causa dell’inattività, della non presenza non essendoci le condizioni nel mercato del lavoro.

La specialista ha affermato l’urgenza di abbandonare la comparazione sistematizzata tra paesi del sud con quelli del nord per avere i progressi in ambedue le realtà orientati a valorizzare e sviluppare gli avanzamenti teorici che si stanno ottenendo, “per catturare specificità e arricchire e ampliare le interpretazioni”.

A causa del comportamento dello stato “viviamo in una crisi di lunga durata nella quale il loro lavoro è invisibilizzato e sebbene ora ci sono vigilanze, le politiche sono ridicole e fragili, come nel caso del Brasile dove oltre a che siamo carenti di un modello di cure è quasi nulla l’attenzione verso le persone anziane”.

La dottoressa Radhika Balakrishnan ha riconosciuto che gran parte di questa occupazione è mal remunerata e in genere è realizzata da donne che appartengono alle minoranze migranti, mentre il 90 per cento delle infermiere sono di sesso femminile.

“Con l’impatto del Covid, i bambini sono stati a casa e almeno negli Stati Uniti la copertura della sicurezza sociale non ha potuto affrontare la situazione e l’infrastruttura non si è fatta carico delle lavoratrici domestiche che sono rimaste senza lavoro e senza denaro”, ha affermato l’accademica del Dipartimento di Studi della Donna dell’Università di Rutgers, Stati Uniti.

Pertanto, “abbiamo bisogno di riflettere su un contesto di politiche economiche più ampie, perché il neoliberalismo che abbiamo visto negli ultimi 30 anni, così come il finanziamento e il tipo di responsabilità dello stato rispetto a queste occupazioni si è ridotto, mentre durante la pandemia la ricchezza dei miliardari è aumentata del 70 per cento”.

La dottoressa Ipek Ikkaracan, professoressa dell’Università di Istambul, Turchia, ha svolto la funzione di moderatrice del Tavolo 1 Riproduzione sociale e cure del Seminario convocato dal Dipartimento di Studi Istituzionali dell’Unità Cuajimalpa della Casa aperta al tempo.

UAM

Foto: Esbin García

13 maggio 2022

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Neoliberalismo profundiza injusticias laborales de género, aseguran especialistas” pubblicato il 13-05-2022 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/neoliberalismo-profundiza-injusticias-laborales-de-genero-aseguran-especialistas/] ultimo accesso 19-05-2022

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