Gli USA, la guerra e il Venezuela: il petrolio ha una faccia da galera


Marcos Salgado

Alti funzionari degli Stati Uniti hanno viaggiato in Venezuela per riunirsi con il governo costituzionale di Nicolás Maduro, in un momento in cui Washington cerca, intensificandosi il conflitto con l’Ucraina, non solo di isolare la Russia dai suoi alleati, ma di cercare fonti energetiche alternative.

Il viaggio ha significato la visita di più alto livello di funzionari statunitensi a Caracas negli ultimi anni, promossa dal desiderio di separare la Russia dai suoi rimanenti alleati latinoamericani, dopo che gli USA avevano rotto le relazioni diplomatiche con il Venezuela e avevano chiuso nel 2019 la loro ambasciata a Caracas. I lobbisti statunitensi indicavano che per uscire dal pantano energetico, Washington doveva recuperare i legami con il Venezuela.

Secondo l’agenzia britannico-statunitense Reuters, la riunione -che non sarebbe l’ultima- è stata effettuata, apparentemente senza un risultato: il Venezuela avrebbe chiesto la completa rimozione delle sanzioni. L’agenzia inglese afferma che potrebbero esserci altri incontri.

Ma per questo, Washington dovrebbe rimuovere le misure unilaterali contro il Venezuela, e un migliore flusso di cassa per l’impresa petrolifera statale PDVSA migliorerebbe quasi immediatamente la situazione economica del Venezuela, fatto che chiaramente è un beneficio per la stabilità di Nicolás Maduro a capo dell’Esecutivo venezuelano.

Gli allineamenti automatici contro Vladimir Putin e la Russia continuano a giungere e in alcuni casi si sommano in una tragica cascata, preoccupanti in altri e perfino esilaranti all’altro estremo. Dai paesi dell’Europa che inviano armi all’Ucraina, fino alla federazione internazionale dei felini che ha proibito l’importazione e la registrazione del pedigree di gatti allevati in Russia, passando alla caccia alle streghe contro i mezzi di comunicazione russi.

Le conseguenze del nuovo scenario mondiale si perdono nell’orizzonte, e l’America Latina non sembra che rimarrà fuori dalla nuova divisione mondiale imposta dall’occidente: chi non sta con gli Stati Uniti, sta contro.

Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha portato Washington a prestare più attenzione agli alleati del presidente Vladimir Putin in America Latina, che la Casa Bianca crede che potranno trasformarsi in una minaccia alla sicurezza se aumenterà lo scontro con Mosca, ha detto il quotidiano New York Times.

Quando questo mese gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno cominciato a considerare sanzioni alle esportazioni russe di petrolio e gas per castigare il paese per la devastazione causata in Ucraina, voci di spicco vicine ai due principali partiti politici statunitensi hanno segnalato il Venezuela come un possibile sostituto.

Oltre alla potenziale dimensione finanziaria della guerra e delle sanzioni, appare il problema del cibo. Le fami nere annunciate evidenziano il sistematico fallimento dell’idea di sicurezza alimentare. Ma il vero nodo gordiano è la questione energetica. La pensatrice canadese Naomi Klein, ha drammaticamente prospettato l’alternativa che si presenta all’umanità di fronte all’avanzamento di un’ondata conservatrice fermamente articolata con l’industria dei combustibili fossili.

È il petrolio, stupido

Non è chiaro quanto tempo rimarrà a Caracas la delegazione degli Stati Uniti, che include alti funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca, o con chi si riunirà il gruppo.

Repubblicani ben collegati hanno partecipato a conversazioni sul reinizio del commercio del petrolio, incluso Scott Taylor, un ex congressista repubblicano della Virginia che sta lavorando con Robert Stryk, un intrallazzatore di Washington che nel 2020 per breve tempo si registrò per rappresentare il governo di Maduro e rimane in contatto con le persone che lo circondano.

Nel frattempo, Maduro ha affermato che il Venezuela è pronto a fornire stabilità petrolifera al mondo, dopo che venerdì gli Stati Uniti avevano affermato che stanno ipotizzando opzioni per ridurre il loro consumo di energia russa. Nel fine settimana, il prezzo del petrolio Brent è salito a 116,48 dollari, e si attende che raggiunga i 185 dollari al barile per la guerra scoppiata in Ucraina.

Trish Regan, presentatrice della Fox, ha dichiarato su Twitter: “Dobbiamo trovare un modo per ristabilire le relazioni con il Venezuela, centro di massicce forniture di petrolio”. Nel Washington Post, Fareed Zakaria ha proposto di sbloccare due grandi fonti di petrolio che attualmente non giungono al mercato e propone di “sospendere le sanzioni dell’ex presidente Donald Trump al Venezuela e all’Iran.

Gli Stati Uniti e il Venezuela ruppero le relazioni diplomatiche nel 2019, dopo che Maduro accettò un secondo mandato nelle elezioni ampliamente contestate. Washington riconobbe allora il leader dell’opposizione Juan Guaidó, presidente in quel momento dell’Assemblea Nazionale, come unica autorità legittima, e impose una serie di sanzioni economiche a Caracas per forzare l’uscita di Maduro.

Mentre i funzionari statunitensi giungevano a Caracas, lo stesso giorno il popolo e il governo venezuelani rendevano omaggio all’eredità del leader della rivoluzione bolivariana, Hugo Chávez (1954-2013), in occasione del nono anniversario della sua morte.

Alla crisi provocata dal conflitto bellico, si aggiungono gli effetti delle sanzioni economiche promosse dai paesi occidentali contro la Russia. Come ha dichiarato l’ex economista capo del FMI, Kenneth Rogoff, il congelamento delle riserve della Banca Centrale Russa è “una misura assolutamente radicale” che segna “un punto di rottura”, e ha aggiunto che la Cina sta guardando questo, perché ha tre miliardi di dollari di riserve. Ossia, se l’attacco finanziario alla Russia fallisce, gli USA avranno un problema.

Appena tre anni fa, gli Stati Uniti con Trump lanciavano la loro strategia contro il Venezuela promuovendo senza mezze tinte un’invasione dalla Colombia. Ma ora, Biden sarebbe disposto a togliere le sanzioni solo per complicare la Russia? E il Venezuela romperebbe l’alleanza con la Russia? In via preliminare, sembra difficile, ma, in ogni caso, sono domande che non avremmo immaginato fino a pochi giorni fa.

*Giornalista argentino del gruppo che ha fondato Telesur. Corrispondente di HispanTv in Venezuela, editore di Questiondigital.com. Analista associato al Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico (CLAE).

7 marzo 2022

CLAE

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Marcos SalgadoEEUU, la guerra y Venezuela: el petróleo tiene cara de hereje” pubblicato il 07-03-2022 in CLAE, su [https://estrategia.la/2022/03/07/eeuu-la-guerra-y-venezuela-el-petroleo-tiene-cara-de-hereje/] ultimo accesso 14-03-2022.

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