Un gruppo di scienziati denuncia l’indifferenza globale di fronte alla sesta estinzione di massa delle specie


Pablo Rivas

Nonostante che i ritmi di scomparsa di specie stiano accelerando, uno studio mette in allerta sul fatto che la struttura della Lista Rossa delle Specie Minacciate, così come alcune tendenze d’opinione, potrebbero stare ridimensionando un problema allarmante e globale.

Come avviene con la crisi climatica, la valanga di dati sulla perdita di biodiversità globale è innegabile. Dall’estinzione di massa del Cretaceo, un evento che mise fine a tre quarti delle specie animali e vegetali della Terra 66 milioni di anni fa, non si è prodotto un ritmo di estinzione di specie così incalzante e allarmante come quello che sta avvenendo dalla presenza dell’Homo sapiens sul pianeta, specialmente dalla rivoluzione industriale. La mano dell’essere umano comincia ad avvicinarsi al potere distruttore dello stesso meteorite che mise fine ai dinosauri, anche se non tutto il mondo lo vede.

Così come succede in altre materie, anche qui è presente il negazionismo. E certamente l’indifferenza. Un nuovo studio pubblicato nella rivista Biological Reviews, elaborato da tre scienziati appartenenti al Centro di Ricerche in Bioscienze del Pacifico (Università delle Hawai, USA) e all’Istituto dell’Evoluzione Sistemica della Biodiversità (Università della Sorbona, Parigi), ha analizzato le ultime informazioni scientifiche per quanto riguarda la perdita di biodiversità del pianeta e il grado di accettazione di quello che ora si considera come la sesta estinzione di massa delle specie.

“Anche se una considerevole evidenza indica che ci sia una crisi di biodiversità con crescenti estinzioni e popolazioni che cadono in picchiata, alcuni non accettano che questo equivalga ad una sesta estinzione di massa”, denunciano nel paper, intitolato “La sesta estinzione di massa: fatto, finzione o speculazione?”.

La Lista Rossa di Specie Minacciate include 120.372 specie di piante e animali, ma questo rappresenta solo il 5,6% del totale di circa 2,14 milioni esistenti

Un gruppo di ricercatori segnala che la forma di elaborazione della Lista Rossa di Specie Minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN), uno strumento chiave per conoscere lo stato della fauna e la flora globale, è spesso utilizzata per togliere importanza al problema e non considerarlo un evento di estinzione di massa, “argomentando che il tasso di perdita di specie non differisce significativamente dal tasso naturale”, così come i tassi di perdita di specie sono stati esagerati.

Allo stesso tempo, denunciano che ci sono voci che negano questo processo, una tendenza che considerano, dato che gli umani fanno parte del mondo naturale, che le estinzioni causate dagli umani sono un fenomeno naturale, una parte delle traiettoria evolutiva della vita sulla Terra. “Alcuni abbracciano anche” questo punto di vista, segnalano, “con il desiderio di manipolarlo per il beneficio umano”, una tesi con la quale i ricercatori si mostrano assolutamente in disaccordo, ricordando che noi umani siamo l’unica specie capace di manipolare la Terra su grande scala e far sì che avvenga una crisi di simili proporzioni.

Lista limitata

La Lista Rossa di Specie Minacciate sarebbe, per questo gruppo di scienziati, molto parziale per quanto riguarda le specie che la formano: in questa si valuta lo stato di conservazione di quasi tutte le specie di uccelli e mammiferi, ma soltanto una piccola frazione degli invertebrati.

“L’incorporazione di stime del numero reale di estinzioni di invertebrati porta alla conclusione che il tasso supera con larghezza il tasso naturale e che, di fatto, possiamo assistere all’inizio della sesta estinzione di massa”, dichiarano i ricercatori nell’articolo pubblicato nel Biological Reviews. Di fatto, ribadiscono che l’uso dei dati della Lista Rossa conduce inevitabilmente alla sottostima dei tassi di estinzione, ad eccezione degli uccelli, i mammiferi e, probabilmente, gli anfibi.

Gli invertebrati rappresentano il 97% del totale delle specie animali conosciute

“È possibile che la sesta estinzione di massa non sia ancora avvenuta, ma già si sono prodotti tassi elevati di estinzione e una grande diminuzione della popolazione e del livello, e comunque si qualifichi, la biodiversità sta cambiando ad un ritmo maggiore di quanto sarebbe in assenza  di influenze antropogeniche”, concludono.

Concretamente, la Lista Rossa include 120.372 specie di piante e animali, ma questo rappresenta solo il 5,6% del totale su circa 2,14 milioni esistenti, secondo quanto la stessa IUCN accetta. La lista sarebbe, allora, “fortemente parziale per gli invertebrati non marini, specialmente mammiferi e uccelli”, precisa il rapporto.

Maggioranza invertebrata

Così, “molti degli argomenti tanto a favore come contro la realtà della sesta estinzione di massa si sono basati su analisi di vertebrati, principalmente mammiferi e uccelli, e in una certa misura anfibi, che hanno subito diminuzioni ed estinzioni significative”, segnalano. “Le barriere coralline a volte sono associate a dette analisi, così come le piante, ma gli invertebrati raramente sono considerati”, continuano gli autori dello studio.

L’ultimo rapporto Pianeta Vivo 2020 conclude che tra il 1970 ed il 2016 le popolazioni di specie di vertebrati sono diminuite con una media del 68%

Questo comporterebbe, secondo le loro conclusioni, che si faccia l’ipotesi implicita, o anche esplicita, che le valutazioni dei tassi di estinzione di mammiferi e uccelli riflettono i tassi di estinzione di tutta la biodiversità, quando gli invertebrati rappresentano il 97% del totale di specie animali conosciute.

Anche se si prende in considerazione solo il gruppo dei vertebrati, i dati sono allarmanti. L’ultimo rapporto Pianeta Vivo, realizzato dal Fondo Mondiale per la Natura (WWF), conclude che tra il 1970 e il 2016 le popolazioni di specie di vertebrati sono diminuite con una media del 68%. Detto rapporto, che raccoglie molteplici indicatori, come l’indice Pianeta Vivo elaborato dalla Società Zoologica di Londra, analizza lo stato di 21.000 popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi.

Con 19 edizioni dietro e una pesante quantità di dati, da parte del WWF segnalano come conclusione che “l’attività umana insostenibile sta spingendo al limite i sistemi naturali del pianeta che sostengono la vita sulla Terra”.

“Come biologi sistemici, incoraggiamo l’approvazione umana innata della biodiversità, ma riaffermiamo il messaggio che la biodiversità, che rende il nostro mondo così affascinante, bello e funzionale, sta scomparendo inosservata ad un ritmo senza precedenti”, conclude da parte sua il gruppo di ricercatori sull’accettazione sociale e scientifica della sesta estinzione di massa.

“Di fronte ad una crescente crisi, gli scienziati devono adottare pratiche di archeologia preventiva e raccogliere e documentare quante più specie possibili prima che scompaiano”, avvertono, ribadendo che “negare la crisi, semplicemente accettarla e non fare nulla, o anche accettarla a beneficio palese dell’umanità, non sono opzioni appropriate e spianano il cammino a che la Terra continui nella sua triste traiettoria verso una sesta estinzione di massa”.

Foto: Bisonti europei in una tenuta privata a Segovia. Álvaro Minguito

20 gennaio 2022

El Salto

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Pablo RivasUn grupo de científicos denuncia la indiferencia global ante la sexta extinción masiva de especies” pubblicato il 20-01-2022 in El Salto, su [https://www.elsaltodiario.com/biodiversidad/cientificos-denuncia-indiferencia-sexta-extincion-masiva-especies] ultimo accesso 27-01-2022.

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