Le leggi non riescono a frenare la crudeltà verso le donne


Il patriarcato è un sistema politico mascherato da religione, moralità e buoni costumi: Rita Segato.

Guadalajara, Jalisco / Perché il movimento femminista non è riuscito a contenere i femminicidi, le torture, le violenze contro le donne? Perché non è riuscito a diminuire i numeri di queste aggressioni funeste, di intensa crudeltà? “Io credo che sia stato per un’eccessiva fiducia statale, che non condivido; eccessiva fiducia giuridica, che non condivido; per lo meno per i nostri paesi. Perché lo stato fallisce nonostante i progressi nelle leggi?”, ha polemizzato Rita Segato nella conferenza Contro la Pedagogia della Crudeltà: l’Esperienza Vincolante e Comunitaria delle Donne.

Nella sua chiacchierata, effettuata durante la 35 edizione della Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara, ha aggiunto che c’è stata una grande produttività legislativa, in termini di istituzioni, di politiche pubbliche, ma non riusciamo a fermare la crudeltà. Stiamo parlando di una civilizzazione che si genera, che si sviluppa nel processo conquistatore-coloniale. Le leggi non la frenano e riguarda anche i nostri stati di questo lato del mondo. La nostra storia non è la medesima degli stati dell’altro lato del globo.

Ha dichiarato che i nostri stati non sono il risultato delle storie dei nostri popoli, in nessun modo. “I nostri popoli non hanno mai smesso di vedere lo stato come un’esteriorità, lo stato è  esterno rispetto a ciò che gestisce, rispetto a ciò che amministra: la vita delle persone, il territorio e tutto quello che esiste in questo territorio. Gli stati non hanno mai perso questa distanza di esteriorità. Per quanto facciamo leggi non tocchiamo la vita della gente, queste leggi non hanno una relazione causale con la vita. La legge non causa comportamenti. La legge non tocca le persone, la gente non smette mai di vedere questo linguaggio dello stato come qualcosa che è lontano. Lo stato è la polizia, è la forza dell’ordine che è una forza bruta, autoritaria, armata, lo stato è da temere”.

Seminari e laboratori

L’antropologa Rita Segato ha collaborato con organizzazioni di Città del Messico e di Città Juárez, specificatamente con Nostre Figlie di Ritorno a Casa e a seminari e laboratori sul femminicidio. Nel 2018 ricevette il Premio Latinoamericano e Caraibico di Scienze Sociali CLACSO 50 anni. Tra i suoi libri spiccano “La guerra contro le donne”, “Trafficanti di sogni”, “Contro-pedagogia della crudeltà”, tra gli altri. Professoressa emerita dell’Università di Brasilia, è stata docente del Dipartimento di Antropologia e dei Programmi di Post-laurea in Bioetica e in Diritti Umani.

Seconda realtà

Ha precisato che nel caso messicano “quello che si genera è un para-stato, un secondo stato, una seconda realtà, un para-stato con la sua para-economia, para-legalità, para-sicurezza, para-polizia e perfino anche con una sua para-comunicazione. Una seconda realtà completa che controlla la vita della gente, che ferma la gente, che le dice quello che si può e quello che no e quali saranno i castighi in questo spazio, in questo territorio. Non solo è la tratta, il commercio sessuale, quello che causa la violenza contro le donne, ma la violenza contro di loro è un linguaggio e questo l’ho visto a Città Juárez”.

Ha concluso che il Messico si è Juarizzato (Città Juárez), c’è stata una Juarizzazione del Messico. Il corpo delle donne è il luogo dove questa cosificazione, questa appropriazione e predazione sulla vita si compie in un altro modo come un sintomo di questa realtà.

Ha aggiunto che il problema non è l’impunità, il problema è che questi crimini sono per mostrare impunità, il problema che si origina sta nel fatto che questi territori hanno dei padroni. “Io credo che bisogna tornare nella strada, al corpo a corpo e alla trasformazione del mondo in una forma relazionale con la gente. L’abandono delle élite illuminate di questo corpo a corpo con la gente ha permesso l’entrata negli spazi di chiese iper-conservatrici, che sì lavorano in stretto contatto con la gente, sì lavorano per impedire l’avanzamento delle nostre proposte e l’avanzamento delle donne”.

Considera che il patriarcato sia un sistema politico, mascherato da religione, da moralità, da buoni costumi, ma in fondo, dietro queste apparenze si tratta di un ordine politico, per questo ogni crimine sessuale contro le donne e contro gli uomini è relegato nell’intimità, come un crimine minore.

Ha concluso che “noi donne occupiamo la strada in un modo differente da come hanno occupato la strada i sindacati, i partiti politici e i gruppi che chiamiamo politici, ma che sono tradizionali e di conio maschile. Quando noi donne occupiamo la strada è una festa, è una celebrazione e c’è una grande intimità di corpi, si generano amicizie e c’è una fiducia immediata tra quelle presenti lì”.

9 dicembre 2021

Gaceta UNAM

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Las leyes no logran frenar la crueldad hacia mujeres” pubblicato il 09-12-2021 in Gaceta UNAM, su [https://www.gaceta.unam.mx/las-leyes-no-logran-frenar-la-crueldad-hacia-mujeres/] ultimo accesso 23-12-2021.

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