Più di un milione di morti.
Il movimento armato cominciò il 20 novembre 1910; sembrava che Francisco I. Madero invitasse al té delle cinque del pomeriggio, commenta uno specialista di Indagini Sociali.
La Rivoluzione Messicana fu un conflitto armato che avvenne dal 1910 al 1917 come una lotta contro la perpetuazione al potere del generale Porfirio Díaz, ma sfociò in una guerra civile tra fazioni.
Differenti gruppi che avevano come bandiera diritti politici e sociali si unirono con questo obiettivo, ma dopo condussero una guerra di guerriglia durante una delle epoche più convulse per il Messico, che fece più di un milione di morti.
“Una rivoluzione è un conflitto armato, violento e rapido che cambia le strutture di un paese. Ufficialmente, la Rivoluzione Messicana finì nel 1917 con la promulgazione della Costituzione di quel anno”, ha affermato Georgette Emilia José Valenzuela, dell’Istituto di Indagini Sociali (IIS).
A poco più di un secolo di distanza, ancora si discute della sua durata, ha dichiarato la dottoressa di Storia. “Per me finì nel 1920 con l’arrivo del gruppo Sonora, un gruppo di settori medi con un progetto molto differente di paese da quello del precedente presidente Venustiano Carranza”.
La ricercatrice ha detto che Plutarco Elías Calles, durante la sua presidenza dal 1924 al 1928, trasformò la Rivoluzione in un ente morale e le dette un futuro, fatto che ha significato che nel 1928, quando si formò il Partito Nazionale Rivoluzionario (che precede il Partito Rivoluzionario Istituzionale), la Rivoluzione non aveva ancora realizzato le sue mete.
Per alcuni autori, ha segnalato, finì nel 1940, con la fine della presidenza di Lázaro Cárdenas; mentre per altri fu nel 1946, con l’arrivo dei civili alla presidenza, guidati dall’avvocato Miguel Alemán. “Quello su cui c’è consenso, anche se non è certo, è che il movimento armato cominciò il 20 novembre 1910. Questo diceva il Piano di San Luis di Francisco I. Madero, che sembrava invitare al té delle cinque del pomeriggio di quel giorno. In realtà ci furono alcuni precedenti movimenti armati che furono repressi o bloccati dal governo di Porfirio Díaz”, ha dichiarato la specialista.
Tra questi movimenti risalta quello dei fratelli Aquiles, Máximo e Carmen Serdán, che a Puebla si alzarono in armi prima della data pattuita, fatto che causò la loro morte nello scontro con le forze del governo.
Con il motto “Suffragio reale, no rielezione”, l’allora ex candidato e dirigente liberale Francisco I. Madero lanciò il Piano di San Luis (il 5 ottobre 1910) per abbattere Díaz. Nel documento rivendicava i diritti del lavoro e la ripartizione delle terre che cercavano i gruppi contrari a Díaz.
La lotta armata fece sorgere altri dirigenti rivoluzionari che accompagnarono la causa di Madero, tra cui Emiliano Zapata nel sud del paese, così come Pancho Villa, Álvaro Obregón e Pascual Orozco nel nord. La pressione rivoluzionaria ebbe successo e Porfirio Díaz firmò la sua rinuncia alla presidenza il 25 maggio 1911, mettendo fine a 35 anni di governo e aprendo la strada a nuove elezioni.
Diritti sociali
“La Rivoluzione Messicana permise ai messicani di quell’epoca la mobilitazione, di uscire dalle loro comunità e di conoscere il paese, qualcosa che non si poteva prima per le condizioni sociali ed economiche”, ha dichiarato l’esperta dell’IIS.
Un altro contributo molto importante è che nella Costituzione del 1917 si stabilirono per la prima volta i diritti degli operai, e i diritti sociali dei messicani. “Per la prima volta si legiferò anche la relazione capitale-lavoro, che fu una novità”, ha aggiunto.
Al tempo della sua promulgazione fino agli anni 40 del secolo scorso, la Costituzione del 1917 fu una delle più avanzate del suo tempo, giustamente per i diritti che includeva in materia educativa, nel recupero, uso e usufrutto della terra, con la quale tornarono ad essere proprietà della nazione le acque, i fiumi, i mari e le montagne.
Un altro elemento, che oggi ha perso significato, fu l’incorporazione delle organizzazioni di massa nella direzione del governo di turno. “Non si può intendere buona parte del XX secolo senza la partecipazione di queste masse operaie e contadine, specialmente attraverso il movimento operaio organizzato”.
Ha considerato che se il Messico si industrializzò, soprattutto a partire dal governo di Miguel Alemán, fu grazie alle divise che generò l’agricoltura di esportazione. “Fu sempre mantenuta come meta da raggiungere una riforma agraria che beneficiasse la maggioranza dei contadini, ma con l’arrivo al potere nel 1920 del gruppo Sonora, fu mantenuta l’idea del possesso della terra e della sua coltivazione, per mantenere il campo messicano di proprietà di piccoli agricoltori, e mai intesero l’ejido”, ha spiegato.
Un altro aspetto benefico della Rivoluzione, ha considerato la storica, è il suo progetto educativo. Ed ebbe una grande influenza sulle arti, dove ispirò il muralismo nella pittura, il romanzo della Rivoluzione nella letteratura, e fu un tema nella musica, la danza e il cinema.
18 novembre 2021
Gaceta UNAM
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Patricia López, “La Revolución mexicana, su perspectiva histórica” pubblicato il 18-11-2021 in Gaceta UNAM, su [https://www.gaceta.unam.mx/la-revolucion-mexicana-su-perspectiva-historica/] ultimo accesso 24-11-2021. |