Ecuador: Continuano le proteste popolari dopo la repressione ordinata da Lasso, un’altra esplosione?


Eloy Osvaldo Proaño

Oltre a continuare lo sciopero nazionale iniziato martedì 26 ottobre, i movimenti popolari, indigeni, contadini, dei lavoratori e degli studenti hanno approvato la continuazione della mobilitazione contro le politiche neoliberali imposte dal governo, e hanno chiesto l’immediata libertà dei 37 detenuti e la riparazione integrale degli attaccati e feriti dalla repressione poliziesca e militare.

Le principali richieste sono state il rifiuto dell’aumento dei combustibili e della riforma lavorativa e tributaria che promuove il banchiere e ora presidente neoliberale Guillermo Lasso, specialmente la discussa Legge di Creazione di Opportunità, che secondo le centrali sindacali implica una precarizzazione del lavoro.

Per quanto riguarda il tema dei combustibili, l’aumento progressivo dei prezzi, che ha creato un enorme malessere in vasti settori della popolazione, perché indirettamente hanno generato un aumento dei prodotti basici, ha fatto sì che alla fine della settimana passata il neoliberale Lasso decidesse di congelare le tariffe. Ma i manifestanti considerano il gesto come insufficiente.

Nel quadro dello stato d’emergenza che vige in Ecuador dal 18 ottobre, imposto dall’Esecutivo con l’argomento di combattere l’aumento del narcotraffico e della violenza che questa attività genera, le mobilitazioni di questo martedì non sono state proibite dal governo di Lasso -che secondo la Costituzione aveva in questa situazione il diritto di vietarle- anche se è stato inflessibile con i blocchi stradali che sono stati effettuati in vari punti del paese.

Un’altra esplosione?

Il potente movimento indigeno dell’Ecuador che ha partecipato all’abbattimento di tre presidenti tra il 1997 e il 2005 (Abdalá Bucaram, Jamil Mahuad e Lucio Gutiérrez), ha guidato la protesta contro le politiche economiche del governo neoliberale di Guillermo Lasso, dopo gli incrementi dei prezzi dei combustibili e in aperta sfida allo stato d’emergenza per la violenza del narcotraffico.

All’appello degli indigeni si sono uniti la Federazione degli Studenti Universitari e la Confederazione Nazionale delle Organizzazioni Contadine, Nere e Indigene, che hanno chiesto che il governo congeli il prezzo del diesel a 1,50 dollari e la benzina super a 2,10 dollari, prezzo che è stato fissato il passato 12 giugno.

Le mobilitazioni fanno ricordare le proteste dell’ottobre 2019, quando per quasi due settimane centinaia di indigeni furono protagonisti di violente marce per opporsi all’aumento del prezzo della benzina, che ebbero un saldo di 11 morti, saccheggi, distruzione di parchi, attacchi all’edificio legislativo e l’incendio dell’edificio della Contraloría. L’allora presidente Lenín Moreno fece marcia indietro con la misura neoliberale.

Lo scontento sociale si somma al dispiegamento dei militari che il presidente-banchiere Guillermo Lasso ha fatto per un presunto sostegno alla lotta al narcotraffico e alle indagini per la sua relazione con conti nei paradisi fiscali rivelate dai Pandora Papers.

Il portavoce presidenziale Carlos Jijón ha affermato che le proteste sono di bassa intensità; la stampa locale ha riportato l’arresto di 37 persone, mentre due militari sono stati bloccati dai manifestanti a nordest di Quito e cinque poliziotti sono rimasti feriti. Ci sono stati anche contrasti tra manifestanti e agenti nei blocchi stradali.

Il popolo sta dicendo: non possiamo farci carico unicamente noi del prezzo dei combustibili, ha dichiarato Leonidas Iza, presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE). Di fronte alla repressione ha affermato: non veniamo a destabilizzare, ma a chiedere al governo in materia economica.

Circondato da migliaia di indigeni nella zona di Panzaleo, nel centro del Paese, Iza ha dichiarato che una delle loro richieste è il congelamento del prezzo dei combustibili a 1,50 per il diesel e 2 dollari per la benzina. Un’altra richiesta è la riduzione dei prezzi a beneficio degli indigeni che rappresentano il 7,4 per cento dei 17,7 milioni di abitanti.

José Villavicencio, presidente dell’Unione Generale dei Lavoratori, ha affermato che “si mostra lo scontento del paese di fronte alla politica neoliberale. Il presidente Lasso invece di congelare, quello che ha fatto è aumentare i prezzi, nei fatti è stato un “pacco” contro il popolo ecuadoriano”.

“Di no allo sciopero”, ha replicato Lasso in un tweet, che sabato ha annunciato il congelamento del prezzo della benzina super a 255 dollari il gallone, e del diesel a 1,90.

In quasi tre anni, il gallone della benzina normale, la più utilizzata, è salito da 1,48 a 2,50 dollari, e gli aumenti non sono diminuiti nonostante la crisi economica scoppiata per la pandemia di Covid-19. Iza ha lanciato l’avvertimento di una protesta scaglionata e indefinita fino a quando Lasso dimostrerà la volontà di accogliere le richieste.

“Non possiamo prendere denaro dalla gente più povera, ma andare ad un discussione più totale. I settori benestanti dovrebbero essere quelli che pagano i combustibili senza sussidio e non uscire ad insultare i manifestanti”, ha detto dopo una manifestazione a Quito, dove migliaia di lavoratori, membri di organizzazioni sociali, indigeni e altri collettivi hanno marciato in modo pacifico, per rifiutare le politiche del governo.

La polizia ha circondato fin dalla mattina il Palazzo di Carondelet e gli altri edifici del governo, e nel pomeriggio sono stati riportati scontri tra manifestanti e agenti. Decine di persone hanno lanciato pietre contro i poliziotti, che hanno risposto con gas lacrimogeni.

Ci sono stati, inoltre, notizie di incidenti isolati nelle province di Imbabura, Pichincha, Cotopaxi, Guayas, Pastaza, Los Ríos e Azuay, dove la via Panamericana è stata bloccata con tronchi e alti oggetti, mente Iza ha ratificato lo stato d’emergenza nei territori indigeni, rifiutando la presenza dei militari e dei poliziotti che stanno entrando nei loro territori e comunità.

* Analista e ricercatore ecuadoriano, associato al Centro Latinoamericano de Analisi Strategica (CLAE).

27 ottobre 2021

Estrategia.la

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Eloy Osvaldo ProañoSiguen las protestas populares tras la represión ordenada por Lasso: ¿otro estallido? pubblicato il 27-10-2021 in Estrategia.la, su [https://estrategia.la/2021/10/27/siguen-las-protestas-populares-tras-la-represion-ordenada-por-lasso-otro-estallido/] ultimo accesso 29-10-2021.

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