La situazione istituzionale in Perù continua ad essere ben complessa. Da un lato non cessa l’assedio della destra al governo di Pedro Castillo e, dall’altro, è lo stesso presidente che fa concessioni a queste pressioni e si sta privando dei migliori ministri che aveva.
Per parlare di tutto questo conversiamo con il giornalista Ricardo Giménez, che si trova a Lima ed è membro di ALBA Movimenti Capitolo Perù, e gli domandiamo:
-Come stai vedendo la situazione dopo l’ultimo cambio di gabinetto nel quale paradossalmente sono stati “abbattuti” i funzionari legati al Partito Perù Libero?
-Dal giorno uno, in cui si è insediato il governo, c’è stata una situazione abbastanza precaria e incerta. Direi inedita, giacché è caratterizzata da un costante arretramento del governo del presidente Castillo di fronte alla destra che manifesta un violento golpismo, cercando sia un colpo di stato, attraverso la figura della vacanza della presidenza da parte del Congresso, o un colpo di rotta, come dire, il freno o la mitigazione e la claudicazione da parte del governo delle principali bandiere di trasformazione del paese che sono quelle che lo hanno portato alla presidenza. Questo è lo scenario in cui stiamo, dove il costante arretramento del governo di fronte alla destra, ottiene alcuni segni di successo. Questo avviene nel compito dichiarato dal governo, nel senso di morigerare questa virulenza golpista, calmare le acque e avere un respiro di stabilità. Con quale obiettivo? Per, in un eventuale futuro, poter promuovere i cambiamenti promessi, tali come il calo del dollaro che era stato in aumento durante tutto il periodo, e ora mostra il suo primo calo giusto dopo questo cambio di gabinetto, e anche ricevere il beneplacito della Confiep, l’associazione dei grandi impresari padroni del Perù che hanno salutato questo cambio di gabinetto. Ma allo stesso tempo e contaddittoriamente, settori della destra importante, i settori mediatici, settori del Congresso hanno ora dichiarato, il giorno seguente al cambio di gabinetto, che ci sono ministri che non gli piacciono e cercano di cambiarli o censurarli e farli rinunciare. Di modo che è una situazione precaria, volatile, è instabile il cambiamento che è avvenuto. D’altro lato, risulta evidente che è un cambiamento verso la moderazione, è un arretramento dei diritti più chiari e impegnati dei settori che hanno vinto l’elezione guidata di Perù Libero, precisamente loro sono stati tirati fuori dal governo ed è stato ricomposto un gabinetto con i settori della sinistra moderata, sinistra di classe media, sinistra tradizionale del Perù che hanno perso l’elezione. La premier, la prima ministra del governo, appartiene al partito Fronte Ampio, che nella passata elezione ha ottenuto l’1%. Questo è, grossolanamente, l’attuale situazione.
-C’è un tema cruciale di queste promesse che ha fatto Castillo, che è la costituente. Le recenti dichiarazioni che ha fatto la nuova prima ministra ha messo, un’altra volta, dei panni freddi su questo argomento. Cercando di dire che non è un argomento prioritario, quello della costituente era un punto nodale, vero?
-Era la principale bandiera di Pedro Castillo e Perù Libero, il movimento che ha guidato questa opzione politica, e oggi davanti al silenzio del presidente di fronte a questa bandiera, è la prima ministra, la massima autorità dopo il presidente Pedro Castillo, scelta da lui, che pubblicamente manifesta che non è per nulla una priorità del governo. Con la chiara intenzione, una volta di più, di calmare i settori di destra che si oppongono alla costituente, ma bisogna anche far notare che questa prima ministra, non è mai stata per la costituente. Lei appartiene ad un movimento politico, che come ho detto, è la sinistra moderata che non ha votato per il presidente Castillo e per l’assemblea costituente, per cui non ha, di impeto, nessun impegno con questa bandiera alla quale si è impegnato nelle urne il presidente. In modo anche più grave, la stessa cosa con l’attuale ministro dell’economia Pedro Francke, che appartiene al partito Nuovo Perù, guidato da Verónika Mendoza. Anche lui ha dichiarato che non è una priorità, nel suo caso è più grave dato che il Movimento Nuovo Perù ha portato tra le sue parole d’ordine elettorali, in questa elezione, l’assemblea costituente. Nel suo caso, è sì un’esplicita claudicazione e anche del movimento a cui appartiene, il Movimento Nuovo Perù, che, detto di passaggio, è uno dei perdenti alle elezioni, giacché ha ottenuto appena un 8%. Di modo che siamo nella curiosa situazione che abbiamo un governo della sinistra perdente alle elezioni. E stanno lì per calmare gli altri perdenti che sono la destra del paese. In fondo, coloro che sono stati rifiutati sono i vincitori dell’elezione, una volta di più, appare il grande fantasma, il grande problema istituzionale, politico critico del paese. Le elezioni finiscono sempre defraudate dai dirigenti e finiscono con il governare i perdenti.
-Sappiamo che dentro a Perù Libero questo è stato preso molto male. Di fatto, le dichiarazioni dei fratelli Cerrón e dei congressisti di Perù Libero, parlano di tradimento, e di una rabbia abbastanza grande. Come pensi che si possa rovesciare questa situazione? Si può riuscire a far pressione a partire dalle basi contadine e operaie che hanno votato per Castillo?
-Senza alcun dubbio, bisogna dirlo chiaramente, e torno all’idea di uno scenario contraddittorio, incerto, di gran lunga ancora da definire, con molta ambiguità: la contraddizione fa sì che debba passare più tempo, e le cose debbano mostrasi con più chiarezza, affinché in questi casi si possa muovere il fattore fondamentale. Mi riferisco a questo elemento che ha vinto la resistenza per poter ottenere il trionfo elettorale, che è la mobilitazione popolare. Questo oggi non avviene perché c’è un grande sconcerto e molta ambiguità. Non si tratta affatto di una svolta a destra, liscia e piatta, come anni addietro avvenne con l’ex presidente Ollanta Humala, è una svolta verso la sinistra moderata, e questo ha sconcertato le basi popolari. Queste basi dicono “può essere buono, questo può essere ancora possibile, forse è vero che il presidente sta cercando stabilità, sta cercando governabilità per stare meglio, per avere una base migliore per promuovere i cambiamenti. D’altro lato, la destra con la quale ci stiamo scontrando è così virulenta, che perfino i più moderati le sembrano radicali. È anche vero che non c’è nulla da festeggiare perché si tratta di un tradimento del presidente Castillo ai suoi alleati elettorali, ai vincitori dell’elezione con lui, come è il caso di Vladimir Cerrón. Questo è un brutto sintomo, un cattivo segnale. Il tradimento è un cattivo segnale, come diceva Simón Bolívar. D’altro lato, rappresenta anche un ulteriore arretramento.
Quello che rimane, è che il tempo dimostri fino a dove c’è un margine di manovra affinché la destra, che cerca il colpo di stato o il colpo di direzione, dia respiro al governo che produce questi graduali arretramenti. Credo che non sarà per molto tempo. Ci sono movimenti da parte del Congresso per non dare fiducia a questo nuovo gabinetto ministeriale, rimangono venti giorni e passa prima che questo nuovo gabinetto chieda la fiducia, ma la destra si sta già muovendo per negargliela, stanno parlando di censura a vari ministri, perché non le piacciono. Allora, il margine di manovra non è molto, non si guadagna nessun respiro importante come pensa il governo lavando il viso al nuovo gabinetto e al presidente. Abbiamo visto cose curiose nei canali televisivi, dove il presidente Castillo, che proprio ieri era accusato di essere un sostenitore di Sendero Luminoso, ora è il contrario. Tutti i giorni appaiono video assolutamente falsi, montati, di Sendero che attacca Castillo. Sono chiare manovre che indicano che ci sono settori di destra che sono contenti di questi cambiamenti. Ma nulla di questo è definitivo, il tempo è l’unico conclusivo. Nella misura in cui questi cambiamenti non daranno un reale respiro al governo e continuerà l’offensiva di destra, o che il governo mantenga questo arretramento e sostenga la claudicazione, credo che la mobilitazione popolare sarà chiara ed evidente e giocherà un ruolo fondamentale per correggere il governo o per provocare una crisi e un nuovo scenario.
-Come credi che questa situazione sia vista dagli Stati Uniti, come reagisce l’ambasciata nordamericana in Perù?
-Non ho prove di questo, ma secondo la mia analisi, secondo la mia lettura e i precedenti che conosco, non ho alcun dubbio che dietro a questa manovra ci sia l’approvazione dell’ambasciata nordamericana. Questa ambasciata ha abbassato il dito al golpismo durante le elezioni, perché sa che la situazione è volatile e critica, e sa che un’alternativa di destra, pura e dura, nel paese non è praticabile. Di modo che il sogno dell’ambasciata nordamericana, io credo, è creare una concertazione alla cilena. Una specie di governo neoliberale, con la faccia pulita, con la faccia democratica. Credo che questo nel paese non abbia alcun margine di manovra, giustamente per le condizioni critiche e strutturali. Nonostante ciò, è la scommessa dell’ambasciata anche se è la meno ideologica della destra, perché le interessa solo mantenere gli affari. È la scommessa di alcuni settori politici della destra minoritaria, mentre la maggioranza di loro continua a giocare al golpe e alla virulenza, perché le ha dato alcuni risultati, buoni e facili, di modo che questo è un fattore di instabilità. Alla fine, l’elemento più perturbatore e sconfortante, direi io, è il fatto che una volta di più torniamo al fatto che tutto dipende dalla volontà di coloro che sono alla guida, in questo caso il presidente Castillo, come ci successe con Humala. Mentre c’erano Perù Libero e altri dirigenti, come Vladimir Cerrón, avevamo qualcosa di più collettivo, più forte, più strutturato. Con l’uscita di questi settori, cacciati da Pedro Castillo, tutto torna a ricadere sulla sua decisione. Questo fatto è quello più preoccupante e indebolisce fino alla sazietà lo stesso presidente. Di fatto, credo che se il presidente non corregge la direzione del suo governo più avanti la pagherà.
*foto: Pedro Castillo e il ministro dell’Economia Pedro Francke.
15 ottobre 2021
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Carlos Aznárez, “Perú. Ricardo Jiménez: «Es constante el retroceso del gobierno ante las presiones de la derecha»” pubblicato il 15-10-2021 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/10/15/peru-ricardo-jimenez-es-constante-el-retroceso-del-gobierno-frente-a-la-derecha/] ultimo accesso 21-10-2021. |