Paraguay: La giusta ira popolare ha battuto la repressione della polizia


Ci sono riunioni a livello di governo e si parla di rinunce ad alto livello. Annunciate nuove mobilitazioni di protesta.

Il centro di Asunción è stato lo scenario di una manifestazione pacifica che chiedeva la cessazione della corruzione in tutto il sistema statale e specialmente nella salute pubblica. Nonostante ciò, è finita con una battaglia campale a causa dell’atteggiamento repressivo della polizia che prima ha attaccato con molto accanimento i manifestanti, e dopo ha dovuto arretrare di fronte alla ferma resistenza di centinaia di giovani.

Una parte significativa della stanchezza popolare è la corruzione del governo di Abdó così come anche del discredito generale per la mancanza di cure sanitarie per la popolazione nella lotta contro il Covid. Bisogna anche aggiungere come causa straordinaria la continua politica repressiva che negli ultimi mesi ha portato le forze militari a commettere assassinii di lesa umanità come è stato il massacro di due bambine argentine e la scomparsa di un’altra bambina, tutte della famiglia della guerrigliera dell’EPP Cármen Villalba.

Questi ultimi due fatti hanno generato un forte rifiuto internazionale contro il governo colorado, erede del dittatore Adolfo Stroessner.

Macerie e pietre da costruzione del centro sono servite ai manifestanti come difesa.

Così è stata la rivolta popolare ad Asunción

Migliaia di cittadini autoconvocati attraverso le reti sociali ieri si sono riuniti nelle piazze situate di fronte al Congresso Nazionale allo scopo di chiedere la fine della corruzione e della cattiva gestione del Governo che in piena pandemia è terminata con una grave crisi sanitaria, sociale ed economica, e che deplorevolmente è stata offuscata dalla smisurata reazione poliziesca che ha lanciato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla quando era già arrivata la notte.

La marcia, denominata #EstoyParaElMarzo2021, ha reso palese la stanchezza cittadina di fronte all’incapacità del Governo di trovare soluzioni alla mancanza di medicine negli ospedali, e all’evidente collasso sanitario, oltre alla galoppante corruzione.

Al grido di “fuori tutti i corrotti”, migliaia di persone hanno marciato per esprimere la propria indignazione per gli scandali di corruzione del Governo di Abdó. Parole d’ordine come “Uniti contro la corruzione”, “Fuori Marito e la sua cricca”, si leggevano nei cartelli che portavano i manifestanti, in maggioranza giovani abbigliati con la maglietta della Selezione Paraguayana di calcio.

Arde il ministero delle Finanze.

Un altro fattore di mobilitazione è stata l’indignazione per l’annuncio degli impresari dei trasporti che hanno di nuovo fatto pressione con scioperi bianchi e perfino scioperi per chiedere un aumento del biglietto, fatto che è stato totalmente rifiutato dalla cittadinanza.

Ma, senza dubbio, il detonatore che ha fatto scoppiare la nuova crisi è la generalizzata lagnanza per la mancanza di medicine che obbliga i familiari dei malati di Covid a vendere tutto quello che possono per evitare che muoiano per la malattia. La scena più dura si è osservata alla vigilia, nell’Istituto delle Malattie Respiratorie e dell’Ambiente (Ineram).

Il capo di stato, Mario Abdo Benítez, in un disperato tentativo di spegnere la marcia, ha chiesto la rinuncia del ministro Mazzoleni. Nonostante ciò, questo non è riuscito a far cessare le manifestazioni e un altro ministro per il quale è stata chiesta l’uscita è Eduardo Petta, titolare dell’Educazione.

Anche i canti si sono fatti sentire in ogni momento. Vari giovani intonavano l’Inno Nazionale e Amata Patria, il grido di guerra cittadino in qualsiasi manifestazione, che si è sviluppata con molta animazione e colore.

I giovani sono giunti da città lontane dall’area metropolitana fino alle vicinanze del Congresso. 

Repressione

Nonostante che tutto si sviluppasse normalmente, ad un certo punto gli agenti di polizia hanno incominciato a reprimere i manifestanti per disperdere la folla.

Spari di proiettili di gomma, e gas lacrimogeni sono stati lanciati dagli uomini in uniforme facendo scoppiare una specie di battaglia campale che è durata vari minuti, giacché i manifestanti rispondevano con calcinacci e pietre.

Secondo dei testimoni, numerosi manifestanti hanno cercato di oltrepassare le recinzioni e i poliziotti hanno reagito in modo smisurato contro tutti.

La battaglia campale è continuata per varie ore in pieno centro della capitale. In varie occasione i poliziotti sono stati battuti da una grande quantità di persone, che rispondevano con pietre e bruciando copertoni.

Con la tipica scusa che sempre utilizzano i funzionari, il ministro degli Interni, Arnaldo Giuzzio, ha detto che “tutto è cominciato con un gruppo di vandali infiltrati”, che dopo hanno approfittato per rompere negozi ed auto. Nonostante che questa menzogna sia stata smentita da centinaia di testimoni che hanno visto come la polizia del regime caricava la folla con brutalità.

Otto civili sono rimasti feriti, tra loro una minore a seguito dell’inalazione di gas lacrimogeno. Anche dei giornalisti hanno avuto delle lesioni, così come una medica di nome Rosa Bogarín, che sono stati trasferiti nell’Ospedale del Trauma. Anche 12 poliziotti sono risultati feriti.

Da parte loro, la grande totalità dei media, controllati dalla dittatura paraguayana, sono tornati come sempre ad equivocare la realtà, accusando dei tumulti i “vandali” e gli “infiltrati”, caricando le tinte contro le “esplosioni” e chiedendo più mano dura.

6 marzo 2021

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Paraguay. La justa ira popular rebasó a la represión policial // Hay reuniones a nivel gobierno y se habla de renuncias a alto nivel // Anuncian nuevas movilizaciones de protesta” pubblicato il 06/03/2021 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/03/06/paraguay-la-justa-ira-popular-rebaso-a-la-represion-policial-hay-reuniones-a-nivel-gobierno-y-se-habla-de-renuncias-a-alto-nivel-anuncian-nuevas-movilizaciones-de-protesta/] ultimo accesso 08-03-2021.

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