Chiedono giustizia cinque anni dopo l’assassinio di Berta Cáceres


Cinque anni dopo l’assassinio della lottatrice ambientale per mano dei paramilitari, il Copinh è in attesa di giustizia.

Quando questo martedì, 2 marzo, si compiono cinque anni dall’assassinio della lottatrice ambientale honduregna Berta Cáceres, le organizzazioni della società civile del paese centroamericano sono state protagoniste di una giornata di commemorazione e lotta per la giustizia.

Berta Cáceres, che fu cofondatrice del Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (Copinh), fu assassinata il 2 marzo 2016, a La Esperanza, Intibucá, per aver guidato una campagna per impedire la costruzione di una diga idroelettrica con un finanziamento internazionale sul fiume sacro per il popolo lenca, la sua comunità originaria.

Da allora, il 2 dicembre 2019 sette persone sono state dichiarate colpevoli e condannate per il suo assassinio; nonostante ciò, solo una persona, David Castillo Mejía, è accusata finora di essere “l’autore intellettuale” del suo assassinio, nonostante che un rapporto del Gruppo Consulente Internazionale di Esperti (GAIPE) segnali altre persone che potrebbero aver partecipato alla pianificazione del crimine. Castillo Mejía era l’amministratore dell’impresa Desarrollos Energéticos (DESA), incaricata del progetto idroelettrico Agua Zarca.

Secondo il Copinh, il quale prima e dopo l’assassinio di Berta Cáceres ha denunciato minacce da parte delle imprese idroelettriche e delle forze paramilitari; in varie occasioni gli avvocati di David Castillo hanno adottato misure dilatorie, che fino ad oggi hanno provocato ritardi nel processo giudiziario.

Organizzazioni dei diritti umani di tutto il mondo hanno ripetutamente sollecitato le autorità honduregne a garantire i diritti di accesso alla giustizia, alla verità e alla riparazione per la famiglia di Berta Cáceres e le persone che fanno parte del Copinh.

La famiglia di Berta Cáceres ha denunciato, nell’agosto del 2020, che la Corte Suprema di Giustizia (CSJ) dell’Honduras preparava an complotto per liberare David Castillo, trama che non ha avuto successo per la pressione delle organizzazioni honduregne; anche se si è saputo che nell’udienza di revisione delle misure, la difesa dell’imputato si fosse offerta di pagare una cauzione per l’equivalente di 165.000 dollari che avevano come garante la banca Bac-Credomatic; fatto che, a giudizio di Bertha Zúñiga, sta a dimostrare “il chiaro legame che c’è tra la famiglia Atala e l’assassinio della dirigente, essendo Jacobo Atala padrone dell’istituto finanziario”.

L’avvocato statunitense e direttore dei progetti dell’Istituto della Promesa dell’Università della California, Joseph Berra, afferma che prima del suo assassinio l’ambientalista honduregna visse una grave situazione di rischio a causa del suo lavoro come dirigente indigena delle comunità di Río Blanco: “anche se lei denunciò gli attacchi e le minacce contro di lei nel contesto dell’installazione del progetto della DESA, lo stato honduregno non compì il suo dovere di protezione, nonostante le misure cautelari concesse dalla CIDH per la sua protezione”.

Il giurista ha affermato, allo stesso modo, che in Honduras “dall’assassinio di Berta Cáceres, decine di dirigenti indigeni ed afrodiscendenti sono stati assassinati […] questi crimini sono rimasti nell’impunità. In questi casi la garanzia di non ripetizione è un principio e un criterio fondamentale della giustizia”.

Berra ha precisato, in questa direzione, che: “la giustizia nella causa Berta Cáceres non sarà pienamente realizzata fino a quando le responsabilità per la paternità intellettuale dei fatti e per le differenti azioni di ritardo e di intralcio delle indagini e giudizio del caso siano stabilite”.

2 marzo 2021

teleSUR

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Exigen justicia cinco años después del asesinato de Berta Cáceres” pubblicato il 02/03/2021 in teleSUR, su [https://www.telesurtv.net/news/aniversario-berta-caceres-justicia-honduras-20210302-0007.html] ultimo accesso 02-03-2021.

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