Questo 17 novembre si sono compiuti i 37 anni dalla nascita dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Come parte delle celebrazioni a distanza per la pandemia di Covid-19, il Collettivo Transdisciplinare di Indagini Critiche (Cotric) ha convocato il forum di analisi e discussione La speranza è zapatista, sull’attuale panorama dell’EZLN nella guerra che stanno effettuando i tre livelli di governo della Quarta Trasformazione per mezzo dei paramilitari -l’ORCAO e i Chinchulines, tra gli altri-. Ma anche per intendere la sua validità, la sua attualità e la sua capacità di convocare, provocare e ispirare forme di organizzazione e immaginazione collettive a livello nazionale e internazionale.
La costruzione di alternative, che sono sorte con le forme di organizzazione e i processi autonomisti integrali dell’EZLN, hanno fatto da modello in molte latitudini. Carlos González, che fa parte del coordinamento del Congresso Nazionale Indigeno (CNI), ha parlato in questo forum dell’influenza dell’EZLN nei processi organizzativi dei popoli indigeni: “Noi che ricevemmo la notizia della sollevazione zapatista, la ricevemmo in modo abbastanza inatteso il giorno 31 dicembre e all’alba del 1 gennaio 1994. Avevano occupato San Cristóbal, Altamirano, Ocosingo, La Trinitaria e alcuni altri punti. Dichiarò la guerra al governo messicano”. Libertà, democrazia, giustizia, salute, alimentazione e abitazione facevano parte delle loro richieste.
Dopo il tradimento dello stato messicano degli Accordi di San Andrés -vari di questi attori politici del governo che li tradirono ora fanno parte della 4T-, molti di questi ambiti sono cresciuti in autonomia e sono diventati autosufficienti nelle comunità zapatiste che oggi comprendono territori molto più grandi conquistati allo stato. “Il movimento indigeno stava generando una tendenza che era in ascesa, ma non era capace di affrontare lo stato attraverso la via armata”, ha ricordato Carlos González. “Nel 1992 per la prima volta si dà la possibilità di formare un movimento indigeno più organizzato e con una visione più grande; nel 1994 c’erano diverse prospettive di crescita che si rifletterono nel negoziato degli Accordi di San Andrés.
La sollevazione zapatista fu un prima e un dopo, una pietra miliare nella storia dei movimenti indigeni. Mise sotto gli occhi nazionali e internazionali un mondo che era occulto, che era sotterraneo: le sue forme di organizzazione e le sue lotte”. La riforma dell’articolo 27 costituzionale che permise la privatizzazione dei territori dei popoli indigeni e l’entrata in vigore del Trattato di Libero Commercio fu il contesto avverso nel quale i popoli sempre più organizzati alzarono la voce per dire “esistiamo, abbiamo diritti e chiediamo una profonda riforma dello stato per essere riconosciuti in un nuovo progetto di nazione che per 200 anni il liberalismo è andato costruendo”.
La sollevazione zapatista comportò una profonda modificazione, creò possibilità che avevano già una prospettiva diversa: “i popoli incominciarono ad unirsi in modo diverso dalla logica di isolamento della Rivoluzione messicana; incominciarono a creare organizzazione collettiva. Fatto che fu accelerato con i tavoli di San Andrés”. Più tardi, nel 1996, questo seme avrebbe dato origine al Congresso Nazionale Indigeno, “lo spazio di unità più importante, indipendente, che hanno i popoli originari in Messico”. Per Carlos González, grazie a questo potente germoglio di ribellione e organizzazione, “le nostre comunità acquisirono una significativa coscienza della propria esistenza, della propria storia, della propria importanza nell’insieme del tessuto della nazione. Prima del 1994 i nostri popoli erano disprezzati.
Lo zapatismo fece esplodere questa inerzia. Un impatto decisivo dai luoghi in cui lottiamo. Ebbe diretti effetti politici sui popoli originari”. Ma ebbe anche significativi effetti sulle città, sulla vita culturale e artistica del paese. Sui movimenti non solo del Messico e non solo indigeni, ma del mondo. C’è un’importante influenza dello zapatismo su significativi settori delle sinistre europee e delle sinistre più critiche. Così lo dimostra la prossima visita nel 2021 di basi d’appoggio zapatiste a diversi punti delle Europe dal basso, per tessere nuove reti e rafforzare gli legami storici.
L’antropologa Alicia Castellanos ha comprovato la solidarietà con le basi d’appoggio zapatiste che nelle ultime date sono state vittime di azioni paramilitari con la complicità dei tre livelli di governo. “L’EZLN viene a cambiare il linguaggio del politico e gli viene a dare un inedito contenuto”, ha detto la Castellanos. “Un linguaggio democratico, che segnava una posizione etica: segnato dall’inclusione di genere, dalla diversità culturale, sessuale, di modi di partecipazione nel politico e che ha segnato la lotta. Rompeva con i discorsi di partito, di una sinistra che ha sempre privilegiato l’elettorale e il tremendo distanziamento dalle organizzazioni popolari. Un discorso poetico che ha attratto moltissimo la società civile, che ha avuto un forte impatto in ambito universitario. Proposte per l’etica e per l’estetica di dimensione nazionale e internazionale. In pratica si va consolidando nei processi organizzativi e autonomisti. Oltre alla partecipazione delle donne nell’azione e nell’organizzazione come profonda coscienza antipatriarcale”. Gilberto López y Rivas, antropologo, ha ricordato il recente rafforzamento con le nuove sette autonomie zapatiste e ha ribadito la loro autosostenibilità: comprendono e si rafforzano in ambiti come la giustizia, il governo, l’economia, la vita culturale, e il rispetto dell’ambiente. Tutto questo “nonostante l’accerchiamento strategico aumentato con la 4T che alla data odierna ha dato tutto ai militari e le guerre insurrezionali”.
Raúl Zibechi ha concordato sul fatto che “il governo di López Obrador sta lanciando una guerra di logoramento contro i territori autonomi zapatisti promuovendo i gruppi paramilitari”. E ha detto che “l’autonomia è come la vita pratica dei popoli, accade in ogni momento, in tutti gli spazi, indipendentemente dal luogo dove stiamo. L’autonomia non può essere se non collettiva. L’autonomia non sono istituzioni. L’autonomia sono pratiche. È imparentata con l’autogoverno”. Carlos González ha concluso che “disgraziatamente le politiche di saccheggio sono in auge in un peculiare contesto: con un governo che si dice di sinistra e che dichiara di aver chiuso il ciclo neoliberale, ma che permette l’insieme delle politiche estrattiviste in materia di idrocarburi, attività mineraria, acqua e la costruzione di una serie di megaprogetti. Per questo tutta la traiettoria e la dignità dell’EZLN è attualizzata e più vigente che mai”. “Il progressismo è l’offensiva più forte contro i popoli”, ha terminato Zibechi. “È avvolta con i codici dei popoli. E questo rappresenta la 4T. Una delle offensive più forti contro l’EZLN”.
23 novembre 2020
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“México. Raúl Zibechi: El progresismo es la ofensiva más fuerte contra los pueblos. Y eso representa la 4T. Una de las ofensivas más fuertes contra el EZLN” pubblicato il 30/10/2020 in La Haine, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2020/11/23/mexico-raul-zibechi-el-progresismo-es-la-ofensiva-mas-fuerte-contra-los-pueblos-y-eso-representa-la-4t-una-de-las-ofensivas-mas-fuertes-contra-el-ezln/] ultimo accesso 30-11-2020. |