Il 29 ottobre, giorno del violento sgombero delle 1.500 famiglie di Guernica, abbiamo intervistato nel programma “Plan B(aires)”, che viene emesso i giovedì dalle 19.00 alle 20.00 attraverso FM La Boca (90.1), Néstor Pitrola del PO, Nora Cortiñas delle Madri di Plaza de Mayo Linea Fondatrice, il poeta e referente dei Diritti Umani Zito Lema e il sociologo Matías Eskenazi.
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Intervista a Néstor Pitrola, dirigente nazionale del Partido Obrero (PO).
Guernica indica chiaramente in quale campo si pone l’attuale governo
M.H.: Néstor, la tua analisi politica di quanto successo oggi a Guernica.
N.P.: L’analisi politica deve includere una critica dell’avvelenamento dell’opinione pubblica da parte del governo e dei media in generale. Si è voluto fare del maccartismo contro il Partido Obrero, lì c’è Fernanda Vallejos che dice che l’unico motivo per cui c’è stata repressione è a causa del Partido Obrero, e la realtà è che dopo tre mesi di lotta, di permanenti dialoghi, di proposte e contro proposte in questo terreno e in altri terreni cercando una soluzione alla terra mediante il dialogo, il governo ha offerto solo uno sgombero pacifico con alcune piccole elargizioni economiche, niente meno che $ 300.000, per qualche famiglia che loro considerano che stia in una situazione più critica, la qual cosa è ridicola perché nessuno passa tre mesi sotto un pezzo di nylon in casette del tutto precarie inferiori ad una capanna lottando per un pezzo di terra senza averne una reale necessità.
Ieri (28/10) quando le assemblee hanno realmente conosciuto i termini dell’atto che ha proposto il governo, quando si è riusciti a spiegarglielo, tutti quanti hanno deciso di rimanere e il governo aveva preparato 4.000 agenti di polizia per andare a spianare tutta questa gente.
M.H.: Il numero mi ha fatto ricordare l’operazione “Serpente rosso del Paraná”, verso l’anno 1975, a marzo, a Villa Constitución contro i lavoratori dell’Acindar, anche lì gli agenti furono 4.000. Hanno tagliato, inoltre, la luce come fecero nello zuccherificio Ledesma “La Notte dell’Oscuramento”.
N.P.: Esattamente. È un buon esempio, ricordiamo che fu nel 1975, governo di Isabel Perón della Tripla A. Io ho ricordato i tempi della dittatura di Onganía prima e dopo il Cordobazo, dove nel Quartiere Clínicas de Córdoba, dove vissi molte lotte di questo tipo, si lanciavano cacce contro gli studenti e i lavoratori, anche perquisendo illegalmente le case che alloggiavano solidalmente la gente ed è quello che è successo oggi, abitanti dei quartieri operai limitrofi alloggiavano compagni e la polizia irrompeva per arrestare la gente.
È un’alba dei bastoni del governo di Alberto Fernández, di Kicillof e di Berni contro i senzatetto e i senza terra. Le detenute non ci interessano. Questa è la realtà profonda di un governo, di un regime sociale che governo dopo governo non dà soluzioni a quello che oggi sono quattro milioni di famiglie, che oltre a star perdendo il lavoro, il potere acquisitivo, in una situazione disperata su tanti piani che neppure hanno un minimo tetto o un pezzo di terra per vivere.
Io credo che ad un certo punto ci siano un prima e un dopo questa repressione. Tu mi chiedevi un’analisi, questa mattina il governo ha votato il bilancio, quello del FMI, di aggiustamenti (tagli, ndt). Due giorni prima hanno dato garanzie per proteggersi con buoni legati al dollaro per 257.000 milioni di pesos, mentre svalutano, licenziano e affamano il popolo argentino. Come dire, che questo di oggi dove danno il regalo alla famiglia Echevehere, alla Bellaco S.A., agli speculatori immobiliari, all’oligarchia proprietaria terriera, questo segnale politico di fondo indica chiaramente in quale campo si pone l’attuale governo.
Mi sembra che questa sia l’analisi di fondo e vedo molta gente che ha genuinamente votato questo governo, che aveva fiducia in loro, e che fino a questa mattina credeva in loro, e sta incominciando a svegliarsi. Tutti sono convocati domani alle 12.00, ci sarà una conferenza stampa di delegati di Guernica, verranno degli abitanti che non hanno dove andare questa notte, che sono accampati di fronte al municipio del Presidente Perón. Ci sarà una conferenza stampa all’Obelisco e sfileranno fino a Plaza de Mayo.
Decisamente ci autoconvochiamo, il movimento popolare di cui fa parte il Partido Obrero, no alla repressione, sì alla terra e sì alla casa. Oggi ho detto alcune parole a Plaza de Mayo, dove ci siamo riuniti spontaneamente a mezzogiorno in circa 7 o 8.000 persone, dopo i picchetti alle 7 am nella Panamericana, nel Posadas, a Puente Pueyrredón, a La Plata, di tutto un movimento solidale. Io ho proposto l’idea di avere un movimento nazionale della terra, che da tutte le province marci a Plaza de Mayo per chiedere terre. Perché nell’agenda è emerso un tema terribile che già c’è da molti decenni e che aggiungeremo in pieno nell’agenda dei lavoratori. Questa è l’idea del Partido Obrero.
M.H.: Ho l’obbligo, secondo tutto quello che ho visto durante il giorno, seguendo questo tema e anche dialogando durante questi tre mesi con molti delegati e delegate dell’occupazione di Guernica, di solidarizzare e non solo farlo ma anche congratularmi con il tuo Partido Obrero per il modo con cui ha accompagnato i compagni dell’occupazione di Guernica.
N.P.: Queste tue congratulazioni per me sono un orgoglio, e voglio dire che stiamo ricevendo espressioni di questo tipo, nel tuo caso non sorprende, ma anche da gente che sì sorprende. Ci hanno visto accompagnare, fare proposte, organizzare, basarci sull’assemblea, sull’unità di tutti coloro che lottano in un fronte unico, con chiarezza. Concetti fondamentali nell’organizzazione del movimento popolare, del movimento dei lavoratori, sia in un sindacato, in una lotta di studenti, o per la terra o i DD UU.
Noi siamo stati quelli che hanno promosso un piccolo Congresso di occupazioni, dove il 12 ottobre c’erano a Guernica 28 insediamenti per unire le lotte. Questa è la nostra prospettiva, l’unione del lavoratore che lotta e la battaglia per renderli indipendenti da tutti coloro che si sono venduti per un piatto di lenticchie al potere politico. Si chiamino sindacalisti, organizzazioni sociali, dei Diritti Umani o di qualsiasi ordine.
E domani con le spalle larghe di chi sta a fondo con i lavoratori, fino alle ultime conseguenze li convochiamo tutti. E chi ha sbagliato appoggiando un governo che ha terminato con la repressione, domani è benvenuto. Giusto in questi giorni si sono compiuti dieci anni del crimine di Mariano Ferreyra, e questi sono avvenimenti che fanno appello alla lotta, che aprono molti occhi e unificano il movimento popolare su obiettivi superiori. Oggi e domani sono di questi giorni, andiamo contro questa via d’uscita diretta dal FMI, e non abbiamo dubbi che ci porterà ad un altro fallimento, a più sofferenze e ad una mancanza di vie d’uscita come già ci hanno portato gli accordi di questo tipo in tanti momenti della storia argentina, inclusi gli accordi monetaristi di due o tre anni addietro.
Recentemente parlavo con un dirigente operaio molto importante, Alejandro Crespo, del sindacato dei pneumatici. Lui mi diceva avrebbero scioperato se ci fosse un morto. In qualsiasi caso, il Corpo dei delegati domani si mobilita completamente, e la nostra interpretazione è che questo lo ha regalato il regime al FMI.
Io gli ho detto che non credo che si sbagli, che fa parte di un pacchetto. Credo che questa sia l’analisi più profonda. Ci sono state riunioni con Bulgheroni, con Paolo Rocca, che è stato chiamato “miserabile” dal Presidente agli albori di questi lunghi dieci mesi, c’è stata una riunione con Coto, è apparsa la lettera di Cristina che proponeva l’unità nazionale perfino con Magnetto, perché chi la intende a fondo intende che propone l’unità nazionale di imprenditori, lavoratori, media, ecc. Allora ti rendi conto che questo sta scritto nel quadro di movimenti molto profondi per affrontare la crisi contro la maggioranza lavoratrice nazionale. Questa è l’analisi di fondo che fa il PO.
M.H.: Voglio che mandi un forte abbraccio a “Chiquito” Belliboni, non ho potuto comunicare con lui, ma l’ho visto nell’occupazione che cercava di mettere un po’ d’ordine e calma. Grande dirigente del Polo Obrero.
N.P.: Con piacere, forse sta senza batteria, ha passato tutta la notte in veglia e fino a poco fa era di fronte al municipio del Presidente Perón. Gli darò il tuo saluto.
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Intervista a Nora Cortiñas, Madre di Plaza de Mayo (LF).
Non mancavano armi, mancava giustizia
M.H.: Un tema escludente oggi, i fatti di Guernica, ti chiedo la tua opinione e riflessione.
N.C.: Questo si sarebbe dovuto evitare perché da molti giorni stava crescendo. La gente è senza casa, gente senza lavoro, che non ha mezzi economici e il governo sapeva bene questo. È andato rimandando la situazione, pensando che la gente sarebbe andata via per la costante persecuzione. Ma la gente non ha dove andare. Allora questo il governo potrebbe evitarlo, perché se paga un debito estero che non dobbiamo, si può sospendere il pagamento del debito per costruire abitazioni per le migliaia di persone.
C’erano 4.000 persone che erano in strada. Stanno cercando una soluzione per dargli un terreno. Ma domani e dopo che fa la gente? Oltre al danno psicologico, emotivo delle creature, dei bambini e delle bambine che vedevano come distruggevano i loro sogni di poveri, di avere una casetta. Quando gli hanno sottratto le loro tende con i loro giochini, giochi che avrebbero potuto tenere, giochi da poveri, una macchinetta senza ruote, un pallone, forse una bambola. E gli hanno distrutto tutto. Questa violenza non era per questa situazione. Questa violenza in nessun modo.
Non mancavano armi, mancava giustizia. Non c’è stata perché non hanno voluto, non ci hanno messo la volontà. Tanto il governo provinciale come quello nazionale, i due rappresentanti hanno sbagliato molto, fallito e questo rimarrà indimenticabile nella nostra storia.
Rifiuto totalmente l’atteggiamento. Perché ieri notte mentre si preparava questo gruppo di 4.000 uomini per attaccare queste famiglie, nel Congresso si stava votando la Legge di Bilancio dove il maggior stanziamento è diretto a pagare il debito estero. Debito che non dobbiamo.
M.H.: Mille e cinquecento milioni di dollari.
N.C.: Questo destinato a pagare il debito, si sarebbe potuto destinare a fare cinquemila casette.
M.H.: 160.000.
N.C.: Questa è la storia di una repressione non necessaria, il fatto è che il governo avrebbe potuto creare un habitat per queste persone. Perché oggi è stata violata la Costituzione, i patti internazionali, i diritti dei bambini preservando integralmente la loro salute. Perché, questo danno che oggi hanno ricevuto in modo così inatteso? Non c’era un perché. Hanno violato il diritto dei bambini ad essere felici, il diritto del popolo ad aver un proprio habitat e un proprio tetto come si deve. Cosicché quello che ti posso dire è il mio totale ripudio. In alcun modo non c’è nessun tipo di scusa. Non c’è scusa possibile per quello che è successo oggi.
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Intervista al poeta Vicente Zito Lema.
Questo giorno per me è di una gigantesca tristezza
M.H.: Dico sempre che Vicente Zito Lema e Nora Cortiñas sono la vera riserva morale della Nazione. Per quanto mi riguarda questo corre. Come dicevo anche di León Rozitchner, David Viñas e Osvaldo Bayer.
Voglio conoscere il tuo punto di vista su quello che abbiamo vissuto in questa giornata.
V.Z.L.: Ho una gigantesca tristezza. Da molti anni si vive nella tristezza e uno continua ugualmente a sperare, puntando su tutte le forze che ci rimangono, perché la vita merita di essere vissuta. E quando, come diceva Pichon Riviere, non si pianifica una speranza, sembra di accettare ancora la cultura della morte, o questa forma di riproduzione materiale dell’esistenza che punta a divorare noi più deboli come unico modo di accumulare ricchezza. In questa situazione, alcuni giorni fa avevo scritto un poesia che si intitola “no alla morte a Guernica” e in questo poesia dicevo:
“Qual è il senso delle nostre vite in un mondo dove non ha fine l’agonia del dolore sociale. I poveri di ogni povertà, quelli che sono nati senza vita, che vivono senza nulla, condannati a morire senza nulla, rinchiusi dalla peste e dalla fame, chiedono un po’ di terra. Per entrare nella vita, almeno una volta guardando il cielo. Ricordate Guernica? Il paese basco, il massacro, come ricorderemo Guernica del conurbano di Buenos Aires? I suoi giudici, procuratori, poliziotti, funzionari che minacciano di portare la morte sulle fronti celesti, la vita vale se è di tutti”.
E questa mattina molto presto ho scritto:
“Guernica due”
Tristezze per Guernica
Ogni persona ha diritto ad un’abitazione degna, lo dice la legge.
Eva Perón disse “dove c’è una necessità, nasce un diritto”
Parlava con l’anima.
Proprietà privata, tutta la vita si riduce quando qualcuno nella notte grida
Mentre un altro chiude la sua finestra.
Questo è, Mario, quello che ho nella mia anima in questo giorno che per me è realmente di una gigantesca tristezza, che mette a nudo tra le altre cose, quando qualcuno anche con buone intenzioni si mette la corda al collo, la storia è stanca di dimostrare che il potere semplicemente te la stringe. In questo siamo e credo che sia chiaro quello che sto dicendo.
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Intervista a Matías Eskenazi, editorialista politico di Plan B(aires) – FM La Boca (90.1) – Giovedì dalle 18:00 alle 19:00.
Guernica ci ricorda moltissime immagini nefaste della nostra storia
M.E.: Visti i compagni che sono intervenuti mi incoraggia un po’ fare questa chiusura. Ho ascoltato le dichiarazioni di Norita Cortiñas sempre coerenti. Ricordo, molto poco tempo fa, l’anno passato, che molti di coloro che oggi hanno represso o hanno avallato la repressione con il proprio silenzio le rendevano omaggio e Norita non guarda mai in faccia a nessuno.
I fatti di oggi sono di estrema gravità. Ancora stiamo aspettando di sapere la sorte di 1.500 famiglie, dopo che è stato falsificato un registro, dicendo che erano il 10% e che la maggioranza era stata d’accordo, quando erano 1.500 famiglie, approssimativamente 4.400 persone, maggioranza di donne e bambini, sgomberati violentemente in un modo che rasenta l’illegalità, tagliando la luce, le comunicazioni, di notte.
M.H.: Io ricordavo “La Notte dell’Oscuramento” nello zuccherificio Ledesma nel luglio del 1976.
M.E.: Il fatto è che tiri in ballo moltissime immagini nefaste della nostra storia. La riflessione di oggi è che con le sue dichiarazioni e azioni, Larroque sta imparando da Aníbal Fernández e Kicillof, da Duhalde che ha accettato come consigliere dall’inizio del suo governo.
Le dichiarazioni di Larroque, che vuole criminalizzare e puntare in modo maccartista contro la sinistra, il Partido Obrero, contro le organizzazioni e in modo per nulla casuale nello stile di Aníbal Fernández, mescolandolo con organizzazioni delinquenziali, volendo seminare una specie di macchinazione e una equivalenza tra organizzazioni delinquenziali e organizzazioni politiche che lottano e accompagnano la lotta per il diritto all’abitazione.
È stato tremendo e il contesto generale, che è anche importante leggere, è un contesto nel quale il governo ha perso iniziativa e orientamento, dove c’è una forte richiesta dei settori padronali e di potere affinché sia garantita la proprietà privata, un forte appello all’ordine che non casualmente tuona quando più profonda è la crisi, quando per la maggioranza della popolazione non esiste un diritto alla proprietà perché c’è una permanente privazione di possesso delle condizioni di vita più elementari.
Gli indici di povertà sono ai massimi livelli, il problema dell’abitazione è un problema strutturale, abbiamo decine di occupazioni per necessità estrema. E non è causale che alcuni giorni fa sia stata attivata una campagna mediatica facendosi giustamente belli di questo. Di fronte all’annuncio di un misero sussidio da parte della provincia di Buenos Aires, fino a 50.000 pesos secondo la composizione delle famiglie, ieri leggevo i titoli che dicevano “regalano 300.000 pesos a quelli che si appropriano indebitamente di terre” ma quello che dice il sussidio è fino a $ 50.000 per tre mesi con possibilità di proroga secondo il nucleo familiare. Come dire che i sussidi saranno molto meno e neppure dureranno continuativamente sei mesi, e nemmeno sono garantiti per tutta la popolazione.
E in questo contesto, questo discorso ciò che faceva era legittimare e aizzare quello che si preparava come un’operazione smisurata per lo sgombero di Guernica. Che stava venendo annunciata e posticipata da varie settimane e le dichiarazioni del governo della provincia di Buenos Aires diceva “non abbiamo altra scelta se la giustizia lo stabilisce” la qual cosa non è vera, perché la forma di eseguire un ordine giudiziario dipende da una decisione politica.
Il governo non ha mai presentato un ricorso di tutela, non si è mai posto a fianco degli oppressi e, allo stesso tempo, c’erano le dichiarazioni di Sergio Berni che si faceva bello delle forze dell’ordine dicendo che voleva un’operazione esemplare per fare uno sgombero pulito.
A chi gli sembra che l’incendio di casette, due scuole, libri inclusi, lo sgombero di intere famiglie e di bambini, sia uno sgombero pulito e se esistesse una cosa così, non si può prendere in altro modo questo tipo di dichiarazioni che con un profondo cinismo e con l’idea di legittimare di fronte alla società la repressione come unico modo di affrontare la crescente miseria.
05/11/2020
La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Mario Hernández, “Voces sobre Guernica” pubblicato il 05/11/2020 in La Haine, su [https://www.lahaine.org/mm_ss_mundo.php/voces-sobre-guernica] ultimo accesso 09-11-2020. |