Cile: A livello nazionale più del 78% di “Approvo” e Assemblea Costituzionale con votazione


Andrés Figueroa Cornejo

I risultati del plebiscito sono un forte colpo al pinochetismo e al regime di Piñera, e significano un chiaro rifiuto della “classe politica” istituzionale.

Con il 100% dei seggi scrutati a livello nazionale, più del 78% della popolazione votante è stata propensa all’Approvo e all’Assemblea Costituzionale. Questo risultato, oltre a costituire un forte colpo al pinochetismo e al regime di Piñera, significa un chiaro rifiuto della condotta della cosiddetta “classe politica” istituzionale, dato che l’opzione Assemblea Costituzionale non ammette gli attuali membri del parlamento nell’elaborazione di una nuova Magna Carta.

Erano più di 14 milioni le persone autorizzate a votare al referendum. Di loro, circa 8 milioni, ossia, quasi il 52%, ha partecipato al plebiscito, nonostante la pandemia, superando le cifre dell’ultima elezione presidenziale che raggiunse appena il 49%. In Cile il voto è volontario.

Lo scorso 25 ottobre, nell’ambito del plebiscito costituente, sono state lunghe le file di gente che è stata pazientemente in attesa del proprio turno per votare. È stata rilevante la presenza della gioventù.

Secondo il Servizio Elettorale del Cile, il votante ha dovuto mettere a confronto due schede. La prima, di colore bianco, domanda “Vuole una Nuova Costituzione?”, e sotto ci sono le alternative Approvo (Sì) e Rifiuto (No). La seconda, è di colore beige, e domanda “Che organo dovrebbe redigere la Nuova Costituzione?”, nel caso in cui vincesse l’opzione Approvo. E si presentano due varianti: Opzione 1 – Assemblea costituzionale, sarebbe composta da persone specificatamente elette a questo scopo e che terminato il processo, si scioglierà. Come dire, equivale all’Assemblea Costituente e ne faranno parte 155 membri; e Opzione 2 – Assemblea mista, sarebbe composta al 50% da parlamentari e l’altro 50% da cittadini che saranno eletti con questo unico fine. Si è stabilito un totale di 172 membri, ripartiti in modo equo tra i segmenti sopra descritti.

Nonostante che il plebiscito costituente sia stato ordito a metà novembre 2019 da quasi tutto il sistema dei partiti politici istituzionali, al culmine della rivolta popolare in Cile e come modo di “raffreddare” la mobilitazione sociale e permettere a Sebastián Piñera di terminare il suo mandato, l’immensa maggioranza di coloro che fanno parte della cosiddetta “esplosione sociale” si è fatta carico del plebiscito costituente. Come dire, non si è astenuta dal partecipare.

Questo si spiega perché le frazioni più coscienti del popolo in lotta hanno manifestato con dichiarazioni, articoli e reti sociali, che non lasceranno le strade, l’organizzazione territoriale e le forme superiori di articolazione sociale e inizialmente politica in cui si sono imbarcati, in cambio o invece di partecipare al plebiscito costituente. Dal basso, non sono visti come momenti contraddittori continuare la lotta sociale e partecipare alla votazione, ma sono assunti come fatti complementari.

I settori più reazionari e pinochetisti del paese hanno pubblicamente abbracciato l’opzione del rifiuto di cambiamento della Costituzione della dittatura civico-militare, imposta nel 1980 a sangue e fuoco e mediante una frode elettorale. Questo complesso giuridico creato dai cervelli della tirannia, specialmente dal golpista Jaime Guzmán Errázuriz, è la leale rappresentazione legale del liberalismo ortodosso, antisociale e antipopolare. Corrisponde all’inquadratura costituzionale, fondata sulle forze coercitive dello stato capitalista cileno, che ha legittimato la controrivoluzione conservatrice inaugurata l’11 settembre 1973. Si tratta del sostegno legale, che mediante la violenza dittatoriale, trasformò le relazioni sociali, economiche, politiche e culturali, fino a trasformare il paese andino in un esempio mondiale e di avanguardia dell’epoca capitalista che cominciò il suo dispiegamento a metà dei 70 del XX secolo. A quel tempo, la brutale crisi del regime capitalista riuscì a far fronte alla caduta del suo tasso di profitto mediante i cosiddetti “aggiustamenti strutturali”, privatizzazioni, precarizzazione del lavoro, distruzione del sindacalismo e mondializzazione del debito.

È contro questo armamentario giuridico che milioni di persone sono accorse alle urne. Non perché considerino che il plebiscito sia il cammino esclusivo per implementare una democrazia partecipativa e uno stato sociale di diritti sociali garantiti. Ma perché sanno che è un momento che esprime anche sul piano istituzionale il profondo malessere sociale che ha premuto il grilletto della protesta e della dissidenza moltiplicata, e dei desideri di cambiamento riguardo gli interessi e i diritti delle grandi maggioranze, dopo decenni di oppressione e pace da cimitero.

Forse uno dei fenomeni più notevoli durante la giornata referendaria (che è terminata alle 20.00 ora locale) è stata l’importante presenza dei giovani che hanno partecipato per la prima volta ad una votazione nazionale.

Di notte, Plaza de la Dignidad di Santiago del Cile si è riempita di migliaia di persone, che festeggiavano questo passo del movimento popolare.

https://twitter.com/primeralineapr/status/1320491924751568896?s=20

26 ottobre 2020

Kaos en la Red

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Andrés Figueroa CornejoChile. Más del 78% de Apruebo y Convención Constitucional en votación a nivel nacional: Plebiscito 25-O” pubblicato il 26/10/2020 in Kaos en la Red, su [https://kaosenlared.net/chile-rompe-todas-las-expectativas-la-masiva-participacion-popular-en-plebiscito-constituyente-25-o/] ultimo accesso 28-10-2020.

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