Città del Messico / Collettive femministe, giornaliste e società civile di diversi stati del paese, hanno denunciato di essere state aggredite con colpi e detenute in modo arbitrario da parte di poliziotti di Città del Messico, Veracruz e Tijuana, durante le marce che hanno effettuato in occasione del Giorno di Azione Globale per un Aborto Legale, Sicuro e Gratuito.
Ieri pomeriggio a Città del Messico, le manifestanti sono partite dal Monumento della Rivoluzione verso lo Zócalo capitolino. Con striscioni e cartelli, chiedevano di legalizzare l’aborto in tutto il Messico, ma pochi metri dopo aver iniziato il corteo, sono state circondate senza nessuna ragione di fronte alla Torre del Caballito, a Reforma, da poliziotti della sicurezza pubblica.
La studentessa Luna ha dichiarato in un’intervista con Cimacnoticias che i poliziotti hanno cominciato a circondarle ed lì si è visto che l’atmosfera era incerta. “C’era il triplo di poliziotti rispetto alle manifestanti. Ci hanno tenute così per due ore mentre ci lanciavano gas lacrimogeni, gas al peperoncino e ci aspergevano con gli estintori”.
Luna ha considerato questo corteo come uno dei più forti in cui è stata a causa della dimensione della repressione, ha anche detto che i poliziotti non hanno considerato la diversità di persone che vanno ai cortei, questo dopo che una delle giovani che aveva partecipato e che soffriva di insufficienza respiratoria ha subito un attacco d’asma come risultato del gas al peperoncino, ed è stata trasferita in ospedale.
“Il gas al peperoncino pungeva gli occhi. Mi ha fatto arrabbiare che facessero questo perché non ce ne era ragione”, ha aggiunto. Nonostante questo, Luna e le sue amiche si sono mantenute decise muovendosi a passi lenti, ma giungendo alle Belle Arti di nuovo la polizia le ha circondate e ai gas si sono aggiunti i petardi e i colpi.
Passate le sette di sera l’unica cosa che si poteva respirare era il gas, per cui Luna è entrata in panico come molte altre, dato che i poliziotti non le lasciavano ritirarsi. La loro unica via d’uscita si è avuta quando da un angolo della linea umana che le avvolgeva si è aperto uno spazio, e da lì i poliziotti le hanno lasciate andare una ad una, dopo aver controllato le loro cose.
Attraverso le reti sociali le organizzazioni hanno denunciato che gli atti della polizia sono stati contrari al suo protocollo di comportamento durante le manifestazioni, e hanno messo in evidenza che si deve rispettare una distanza di più un metro tra la pubblica sicurezza e le manifestanti allo scopo di garantire la libertà di protesta.
Da parte sua, la Rete Nazionale delle Difensore dei Diritti Umani in Messico (RNDDHM) ha chiesto al governo messicano di garantire l’esercizio della libera manifestazione e ha reso responsabili le autorità dell’integrità delle manifestanti tanto in questo stato come in quello di Veracruz, dove anche ci sono state aggressioni.
L’organizzazione ha spiegato che l’accerchiamento o “Ketting” rappresenta una tattica repressiva che mette a rischio la vita delle persone e lede il loro diritto alla libertà di riunione ed espressione, oltre ad “essere un’esperienza traumatica per chi rimane intrappolata dentro”, ha chiarito.
“Il piano era di intimidirci”
Anche nella Città di Xalapa, Veracruz, le donne si sono date appuntamento alle 12.00 al Parco Centrale, al Viadotto di Juárez, affinché molte partecipanti potessero riunirsi, essendo un luogo spazioso e così partire dal Teatro dello stato “G.ral Ignacio de la Llave” verso il principale viale della città.
Così hanno aspettato per due ore. All’improvviso, dei granatieri si sono avvicinati a loro, le hanno circondate con una recinzione umana e in meno di 10 minuti le hanno chiuso qualsiasi via d’uscita. Se volevano andarsene dovevano mostrare un documento d’identificazione e far perquisire le loro cose.
“Il piano era spaventarci. Un veicolo delle forza civile si è fermato. Era sorprendente la quantità di poliziotti che c’erano. La loro base si trova a mezzo isolato dal Viadotto, ma mai si era visto che le autorità si mobilitassero e agissero così rapidamente e con questa dimensione”, ha dichiarato una difensora, intervistata da Cimacnoticias, che ha deciso di omettere il proprio nome.
Immediatamente, ha raccontato che i poliziotti hanno cominciato a spingerle per portarle verso il Viadotto, ma delle strade più avanti, la violenza si è tramutata in fisica e il gas al peperoncino ha cominciato ad essere presente. “Noialtre volevamo solo andare avanti per seguire l’abituale tragitto”, ha aggiunto la manifestante.
Ha ricordato che un anno fa un uomo la molestò nel parco Juárez, ma cercando di denunciare questo atto ad un poliziotto “che cammina”, come là li chiamano, non ne trovò uno, per questo è stata sorpresa dalla presenza della polizia e ancor più che le superassero di numero.
Collettive e organizzazioni hanno chiesto a tutte le donne che fossero state ferite o spruzzate con i gas, avendo sintomi iniziali di nausea, irritazione alle narici, aritmia cardiaca, tra gli altri, e di presentarli, di andare da un medico.
Arrestate senza ragione
Nella notte del 28 settembre, le manifestanti di Tijuana hanno dichiarato che dei poliziotti hanno arrestato in modo violento e senza alcuna ragione, diverse manifestanti, tra le quali delle minori che hanno partecipato al corteo, giacché la mobilitazione si svolgeva in modo pacifico.
Hanno evidenziato che i veicoli della polizia non avevano le targhe e fino a questa mattina ancora non si sapeva dove fossero molte di queste donne, e altre -hanno affermato le collettive- sono state trovate in diversi Pubblici Ministeri.
Nelle reti sociali, le collettive hanno fornito una lista di nomi che è iniziata con cinque, e a questi se ne sono aggiunti 12, e dopo altri, per cui hanno chiesto di far conoscere velocemente la situazione delle loro compagne e familiari.
Di fronte a questo, hanno dichiarato che rendono responsabile il governo di Tijuana per l’integrità delle donne e hanno chiesto: Sane se le sono portate via, sane le vogliamo!
CIMACFoto: César Martínez López
29 settembre 2020
CIMAC Noticias
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Aline Espinosa Gutierrez, “Con gas lacrimógeno, gas pimienta y golpes, policías agredieron, en diversos estados del país, a jóvenes que salieron a marchar” pubblicato il 29/09/2020 in CIMAC Noticias, su [https://cimacnoticias.com.mx/2020/09/29/con-gas-lacrimogeno-gas-pimienta-y-golpes-policias-agredieron-en-diversos-estados-del-pais-a-jovenes-que-salieron-a-marchar] ultimo accesso 01-10-2020 |