“Per Ortega, la pandemia è l’occasione per ricomporre il suo regime”: Mónica Baltodano


Raúl Zibechi

Fu comandante guerrigliera della rivoluzione popolare sandinista e nel decennio del 1980 ministra nel governo. Dopo deputata e membro della direzione nazionale del FSLN.

Senza retorica, spiega le ragioni per cui ruppe con l’attuale presidente: “Nel 98 mi distanziai da Daniel Ortega a partire dal patto per le prebende con il presidente Arnoldo Alemán e attualmente lavoro nell’Articolazione dei Movimenti Sociali. Siamo stati vittime di repressione e per un certo tempo siamo passati in clandestinità, continuiamo nella lotta perché il Nicaragua sta subendo una dittatura”.

– Come state vivendo la pandemia?

– Il governo decise di ignorarla. Giunsero ad affermare che era una malattia dei ricchi e dell’imperialismo e non gli dettero nessuna importanza. Il 19 marzo avvenne il primo caso e si incominciarono a chiedere politiche sanitarie per affrontarla. Il governo decise di assumere una logica di contaminazione di gregge che presuntamente adottarono in Svezia, in condizioni chiaramente differenti. Il governo promosse le attività di massa, mantenne le lezioni, i carnevali, le feste e manifestazioni e promosse attività che riunirono la popolazione, politica che continua fino ad oggi.

Come risultato stiamo vivendo una situazione molto grave e secondo i dati dell’Osservatorio Cittadino abbiamo una cifra di morti superiore a tutti i paesi centroamericani sommati. È la stessa cittadinanza che sta prendendo misure di protezione, seguendo i consigli di gruppi di medici indipendenti.

– In un recente articolo di Envío il biologo molecolare Jorge Huete afferma che la politica del governo è consistita nel non fare nulla, non sono state chiuse le frontiere, non si è fatto nulla. Le cifre ufficiali sono di 35 morti e 760 contagiati senza cifre di test.

– Non solo questo, c’è una politica di promozione dei contatti diretti e di segretezza sui dati che non concordano con gli standard dell’OMS e dell’OPS, di modo che con la partecipazione cittadina sono state elaborate statistiche proprie tra medici, scienziati e organizzazioni della società civile. Una lettera di 700 medici più cinque ministri della Salute di diverse amministrazioni hanno mostrato all’OPS la propria preoccupazione sul modo come si sta trattando la pandemia, ma il governo ha mantenuto un silenzio assoluto. Questa segretezza si confà alla logica con cui Ortega ha trattato le statistiche e le informazioni nei 12 anni del suo governo.

– Che cifre di morti e contagiati forniscono?

– Al 27 maggio sono 3.500 i contagiati e 805 i morti. In tutta la regione centroamericana si contano 600 morti. Dobbiamo dire che questi morti sono persone che sono decedute con sintomi di coronavirus perché la gente giunge in ospedale e non le fanno il test. Dicono che hanno fatto 5.000 test ma non hanno mai dato i risultati nonostante che l’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS) abbia inviato 26.000 analisi. Non si sa dove stiano i focolai di contagio e gli epidemiologi dicono che ora non ha più senso perché la malattia è assolutamente disseminata in tutto il paese con un’elevata circolazione comunitaria. La richiesta di terapie intensive e di respiratori è molto alta e tutto il sistema di salute è travolto. I privati chiedono tra i mille e i tremila dollari quotidiani, che in questo paese è una barbarie. La situazione è gravissima, peggiorata dalla crisi economica che si è prodotta a seguito della sollevazione popolare dell’aprile del 2018. 

– Secondo il governo di Ortega il Nicaragua conta sul “migliore sistema della salute delle Americhe” e su un sistema di salute comunitario di successo.

– È una menzogna che il sistema di salute sia buono. Il Nicaragua è il secondo paese più povero dell’America Latina dopo Haiti e il nostro principale prodotto è l’esportazione di mano d’opera e le rimesse sono il modo con cui i settori popolari sopravvivono. È evidente che il paese non è preparato alla pandemia e ancor meno a farlo come la Svezia.

I medici dicono che il sistema di salute può funzionare per un altro tipo di malattie come il dengue e per le campagne di vaccinazione, ma trattandosi del Covid, nella misura in cui si raccomanda distanza, quarantena e attrezzature, questo non funziona. Il governo dice che hanno realizzato più di 4 milioni di visite nelle case, qualcosa a cui nessuno crede. E quelle che sono state realizzate sono state fatte senza nessun tipo di protezione, per spiegare alle famiglie le misure di protezione ma senza mascherine, senza distanza con una strategia totalmente sbagliata.

– La vicepresidente Rosario Murillo dice che l’obiettivo delle visite è “pregare e chiedere a Dio” e verificare le pratiche di protezione. Sembra una visione poco scientifica per affrontare la pandemia.

– È giunta a dire che la pandemia non avrebbe colpito il Nicaragua perché è benedetto dalla vergine e con questa logica hanno promosso le processioni religiose durante la settimana santa. Quando la chiesa cattolica le ha sospese, il governo le ha promosse attraverso i governi locali. Hanno un modo di pensare fanatico e religioso che lo trasferiscono alla militanza. In ogni caso, la cosa più terribile è che in mezzo alla pandemia si continua a reprimere, si continua a imprigionare e a realizzare processi falsi contro persone che si oppongono al governo. Hanno liberato 2.800 detenuti comuni ma nessun prigioniero politico. Loro usano un discorso a volte religioso e una retorica antimperialista con la quale dissimulano la loro mancanza di azione di fronte alla pandemia.

– Ad aprile l’Università Nazionale Autonoma ha licenziato tutta la direzione del Centro di Ricerche e Studi della Salute, incluso il direttore, perché avevano dato interviste denunciando la cattiva gestione della pandemia e recentemente uno dei principali epidemiologi, il dottor Quant, per questo stesso motivo.

– Il dramma è che invece di gestire responsabilmente la pandemia, dicono che le critiche fanno parte di un piano golpista che è iniziato, secondo loro, nell’aprile del 2018 con le manifestazioni contro il regime di Ortega. Tutte le discussioni li portano sul terreno della destabilizzazione, con un linguaggio pseudo di sinistra e con questo argomento sono giunti a sanzionare medici e infermiere per aver usato mascherine, perché dicono che infondono paura. Proprio recentemente stanno permettendo l’uso di mascherine perché il virus sta colpendo la sua stessa base sociale. In questi giorni è morto il sindaco di Masaya, e sono morti anche dei deputati governativi e lì hanno dovuto cedere e ora fanno appello ad usare le mascherine quando fino a quindici giorni fa c’erano sanzioni anche per il personale sanitario che se le metteva per assistere i propri pazienti.

Bisogna dire che 38 associazioni di medici hanno fatto un appello per una quarantena volontaria, sostenuta da molte organizzazioni sociali, e ora facciamo appello a non andare a scuola né nelle università né alle partite di calcio e di baseball, perché in modo molto irresponsabile tutto questo continua a funzionare.

– Attira l’attenzione questo trionfalismo perché il Nicaragua ha fallito al momento di combattere l’epidemia di dengue, giacché tutti gli anni ci sono quasi 200 mila casi già da molti anni. Ossia la salute della popolazione ora è in una situazione di crescente debolezza.

– A maggio è cominciata la stagione delle piogge, fino a novembre, quando proliferano il dengue, la malaria e altre malattie endemiche che si sommano alle malattie respiratorie acute. Le prospettive sono molto negative. Dal 2007 non vengono diffusi dati affidabili né sul terreno della salute né dell’economia, si manipolano i dati sui morti a seguito di aborto o donne colpite da violenza, rifiutano il concetto di femminicidio ed enfatizzano sempre di avere il miglior sistema per tutti i problemi.

– Tu conosci bene Daniel Ortega, Rosario Murillo, e il Fronte Sandinista. Cosa li porta ad avere questo atteggiamento che non solo è irresponsabile ma che a medio termine sembra una politica suicida, giacché gli si può rivolgere contro?

– Quando è scoppiata la pandemia il regime stava in una affannosa corsa per cercare di impedire l’anticipazione delle elezioni e le profonde riforme per garantire elezioni libere, che era il risultato della ribellione del 2018. Lì puntammo su una uscita del regime attraverso la mobilitazione e la lotta di strada, ma riprendendo il cammino della repressione che così schiacciava la ribellione, questo cammino per ora si chiuso. 

Ma dopo è venuta la pressione internazionale, e il mantenimento della resistenza cittadina hanno impedito che il regime imponesse il proprio piano.

Non hanno potuto aggiustarsi pienamente perché l’impatto della crisi economica è tremendo e hanno visto nel Covid la possibilità di ricomporre il regime o sviare l’attenzione. Ora sono spaventati per il livello di incremento della pandemia e ancora non hanno trovato il modo di affrontarla, perché si può fare solo con una radicale politica di isolamento e misure di sostegno alla popolazione con politiche palliative. La nostra situazione è così brutale che se le organizzazioni indipendenti vogliono distribuire dei kit di protezione (mascherine e alcol) alla popolazione, ti catturano come se fossi un delinquente perché ti considerano parte di un piano di destabilizzazione. L’unica cosa che può cambiare questo è un’azione concertata di tutta la popolazione, perché il regime ha una logica di schiacciamento che porta a considerare tutti gli altri come nemici.

– Che livello di sostegno popolare ha il regime?

– Secondo gli ultimi sondaggi circa un 20%, per lo meno è quello che si mantiene dalla ribellione del 2018, la metà di quello che aveva il sandinismo quando perdemmo le elezioni nel 1990. È probabile che con la pandemia diminuisca ancor di più, soprattutto perché sta colpendo la sua base sociale.

– Buona parte della sinistra latinoamericana continua ad appoggiare il regime. Come lo spieghi?

– È la sinistra istituzionale legata ai governi progressisti dell’America del Sud o che stanno nei parlamenti. In tutti i modi alcuni in privato riconoscono che questo regime sia una dittatura che non ha nulla a che vedere con i principi della sinistra.

È anche certo che il governo degli Stati Uniti sta facendo pressione sul Nicaragua, anche se fino al 2018 hanno avuto relazioni molto buone. Questo spiega perché c’è un settore che risponde ad una logica elementare, che tutto quello che si oppone agli Stati Uniti deve essere appoggiato. Che si reprima e si uccida in nome della sinistra genera confusione e sentimenti reazionari. Ti dico che le politiche di Ortega sono molto simili a quelle di Somoza, per cui sarà molto difficile mettere in piedi una vera sinistra. Io credo che la cosa urgente sia uscire dalla dittatura, ma questo non mi porta a pensare che quello che verrà sia straordinariamente migliore. Dopo Ortega verrà un altro regime di destra, ma se riusciamo ad aprire degli spazi democratici potremo lottare meglio contro un nuovo regime neoliberale ed estrattivista. Le bandiere della sinistra sandinista qui saranno sempre di attualità.

Foto: Nicaragua Investiga

10 giugno 2020

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl Zibechi, Para Ortega, la pandemia es la ocasión para recomponer su régimen: Mónica Baltodano” pubblicato il 10/06/2020 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/para-ortega-la-pandemia-es-la-ocasion-para-recomponer-su-regimen/] ultimo accesso 12-06-2020

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