L’Ecuador mostra la peggiore faccia del coronavirus


Juan Manuel Boccacci

È collassato il sistema sanitario e in tutto il paese c’è il coprifuoco.

Immagini dantesche incominciano a vedersi in Ecuador per l’avanzata del coronavirus. A Guayaquil, la città più colpita dal Covid-19, le persone hanno incominciato a lasciare nelle strade i propri morti di fronte alla mancanza di una risposta del sistema sanitario. In Guayas, provincia a cui appartiene questa città, ci sono 1937 infettati, come dire il 70 per cento del totale nazionale che è giunto a 2748. I morti nel paese sono 93. Il governo di Lenín Moreno tre settimane fa ha decretato lo stato d’emergenza. Alcuni giorni dopo ha ordinato in tutto il paese il coprifuoco che vige tra le 2.00 del pomeriggio e le 5.00 del mattino. A loro volta, organizzazioni dei Diritti Umani denunciano bastonate e trattamenti vessatori da parte delle forze di sicurezza nei quartieri popolari.

Guayaquil: terra di nessuno

I video dei cadaveri abbandonati nelle strade di Guayaquil sono l’espressione più chiara di un sistema di salute esploso nella regione del Guayas. Lì buona parte delle imprese funebri hanno smesso di lavorare per paura di contrarre il Covid-19, secondo quanto ha informato il sito ecuatoriano Portal V. Si stima che molte di queste morti non appartengano a casi di coronavirus, ma non ci sono certezze giacché i medici non giungono fino ai cadaveri. Siccome le imprese funerarie non passano a ritirare i corpi e il sistema pubblico non dà una risposta, alcuni defunti sono giunti a stare più di tre giorni nelle case. “Sebbene la mancanza di risorse nei quartieri popolari porta a che le veglie funebri si facciano nelle case, mai prima è avvenuto qualcosa come questo”, ha detto Billy Navarrete, Segretario Esecutivo del Comitato Permanente per la Difesa dei Diritti Umani di Guayaquil, dialogando con Página/12. Le persone non possono portare i corpi nei cimiteri giacché non sono in possesso dei certificati di morte. “Inoltre, fino ad oggi il governo obbligava a fare solo cremazioni. Nonostante che nella città ci siano solo tre crematori, tutti privati, che riscuotono somme impossibili per le classi popolari. È incredibile, ma in questa situazione hanno trovato il modo di lucrare”, ha denunciato il difensore dei diritti umani. Per aggiungere altro caos alla situazione, il vicepresidente dell’Ecuador, Otto Sonnenholzner, venerdì scorso ha detto che i morti per coronavirus sarebbero interrati in fosse comuni. Dopo un’ondata di critiche il presidente ha fatto marcia indietro e ha detto che ci saranno “sepolture degne”.

Lo stato d’Emergenza decretato da Moreno è tornato a mettere i militari nelle strade, come durante le giornate di protesta del passato novembre. Guayaquil è stata anche dichiarata  Zona di Sicurezza Speciale. Questa denominazione permette alle Forze Armate di assumere il controllo dello spazio pubblico, tra le altre attribuzioni. Navarrete ha informato che hanno ricevuto denunce per il modo di agire violento dei militari. “Durante i pattugliamenti nei quartieri più poveri hanno bastonando i giovani e ci sono stati tagli di capelli forzati. È tornato a ripetersi il racconto che stigmatizza la gente dei quartieri popolari. Vogliono farli vedere come coloro che pregiudicano la salute degli altri, quando sono coloro che se la stanno passando peggio”, ha affermato il difensore pubblico. Guayaquil è una città dove le disuguaglianze sociali saltano agli occhi. I quartieri lussuosi hanno come enorme fondale i quartieri popolari. “Nelle zone benestanti la gente continua a fare riunioni sociali, si riunisce a fare sport, la vita continua come se nulla fosse”, ha denunciato Navarrete.

Il costo di aver abbandonato la salute

L’espansione del Covid-19 nella provincia di Guaya e specialmente a Guayaquil è stata originata dal massiccio arrivo di ecuadoriani residenti in Spagna. La comunità ecuadoriana in questo paese è molto numerosa. Da quando è stato decretato il primo caso di Covid-19 il governo ha fatto un’insufficiente vigilanza epidemiologica nel paese, ha sostenuto Esteban Ortíz, medico salutista dell’Università delle Americhe di Quito. “Tra coloro che sono giunti dalla Spagna c’è stata la prima grande propagatrice della malattia. Lei ha contagiato 17 familiari, due dei quali sono morti. In questo momento non c’è stata una buona politica di prevenzione verso le persone che giungevano nel paese”, ha sostenuto Ortiz. Per il medico un altro elemento che permette di intendere la gravità della situazione è il disinvestimeno nella salute degli ultimi governi, ma specialmente durante l’amministrazione di Moreno. “Il governo ha diminuito la spesa pubblica in salute. Sono stati bollati come burocrati tutti i lavoratori pubblici, inclusi quelli della sanità, e hanno cacciato molti di loro. Per cui hanno limitato il margine di risposta di fronte ad una crisi di questo tipo”, ha denunciato Ortiz. Ha informato anche che gli ospedali pubblici non erano stati attrezzati per la pandemia. “Al primo caso sospetto di coronavirus, che è stato un paziente cinese, non hanno potuto fare le relative analisi perché non funzionava il tomografo dell’ospedale pubblico Emilio Espejo, il più grande di Quito. Negli ultimi tre anni il sistema ospedaliero è stato molto indebolito”, ha sostenuto Ortiz.

L’Ecuador è il quarto paese di tutta l’America più colpito dal coronavirus, con l’aggravante che la sua popolazione -di quasi 17 milioni- è molto inferiore a quella di Stati Uniti, Canada e Brasile, che lo superano nella fatidica lista. Il Cile, per esempio, ha più contagi ma molti meno morti. Al giorno d’oggi Guayaquil è la città con il maggior tasso di mortalità ogni cento mila abitanti in tutto il continente sudamericano. Nonostante ciò, Ortiz ha ribadito che questi numeri sarebbero molto peggiori se si fosse affrontata la pandemia come in Brasile. Ed evidenzia come qualcosa di positivo il fatto che il governo abbia ordinato in modo precoce l’isolamento di tutta la popolazione.

L’Ecuador è da 18 giorni in paralisi totale. Il settore informale e i disoccupati, che sommati compongono il 60 per cento della popolazione economicamente attiva, sono i più colpiti da questa situazione. A questo si aggiunge la profonda crisi economica che stava trascinandosi. Il governo non ha preso misure neppure per difendere i lavoratori formali, ha informato Pablo Iturralde, economista del Centro dei Diritti Economici e Sociali. “Al contrario, si è permesso ai datori di lavoro di recuperare i giorni di vacanza dall’attuale quarantena. E come seconda misura, gli ha permesso di sospendere il pagamento dei salari a tempo indeterminato. Il governo sta rendendo possibile che la quarantena la paghino i lavoratori”, ha sostenuto Iturralde. Ha anche evidenziato che il collasso del sistema sanitario si spiega con il fatto che il governo ha deciso di dare la priorità al pagamento del debito estero. “Le riforme per l’austerità raccomandate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) ci hanno portati a questa situazione. Si adottano questi programmi pensando ai risultati finanziari, ma non alle conseguenze per la popolazione. E questo è quello che oggi stiamo vedendo”, ha rilevato Iturralde.

02 aprile 2020

Página/12

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Juan Manuel Boccacci, Ecuador muestra la peor cara del coronavirus” pubblicato il 02/04/2020 in Página/12, su [https://www.pagina12.com.ar/256829-ecuador-muestra-la-peor-cara-del-coronavirus?fbclid=IwAR3HPOKbjVoMlNaPLf-0cIpDbcJQmcWwbQ_vZKjDf5UP_tVVQDMIkJ0KX-E] ultimo accesso 05-04-2020.

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