Due milioni di persone alla manifestazione di Santiago.
Domenica, centinaia di migliaia di cilene hanno celebrato il Giorno Internazionale della Donna con cortei nei quali chiedevano uguaglianza di genere, ma protestavano anche contro le misure del Governo del presidente cileno, Sebastián Piñera.
Le proteste sono state brutalmente represse dalle forze di polizia. I Carabinieri hanno attaccato e ferito un gran numero di manifestanti nelle vicinanze di Plaza de la Dignidad a Santiago (la capitale), centro delle proteste. Si riportano anche aggressioni di fronte al Palazzo de La Moneda, sede del Governo.
Nel classico angolo della “prima linea” composta da donne che stanno davanti, i Carabinieri si sono serviti di getti d’acqua con acido e gas lacrimogeno per contenere le attiviste, e hanno anche bloccato le strade.
Sulle ragioni della protesta, Joseffe Cáceres, una delle dirigenti del gruppo di donne Pan Y Rosas, ha commentato: “Oggi stiamo mostrando l’enorme potenziale e la forza del movimento delle donne. A milioni oggi siamo scese nelle strade in una nuova storica mobilitazione, gridando ‘Fuori Piñera’ e la sua repressione, non può più andare avanti un Governo assassino che ha il 6% di approvazione, che non ci dà nulla e ha solo inganni e una brutale repressione”.
Due milioni di persone
Dalle varie Assemblee Territoriali, dalle popolazioni e dallo sforzo di molte autoconvocate, si è sviluppato questo colossale brulichio che si è mosso nelle varie strade di Santiago, si è arrampicato sui microbus e sulla Metro, si è rovesciato nei grandi viali. Tutte e tutti andavamo verso Plaza de la Dignidad e quando siamo salite nella Metro l’atmosfera già annunciava quello che dopo è diventato realtà: due milioni di persone, secondo le organizzatrici, il Coordinamento 8M. In ogni stazione, gruppi compatti di viaggiatrici agghindate con il verde fazzoletto pro aborto e il violetto femminista, mettevano colore e calore a questo grande giorno.
Nella stazione Università Cattolica il luogo di riunione si era allungato per gran parte dell’Alameda, per ospitare un tale afflusso. Lì è stato posto lo striscione di testa, con una definizione trasparente: “Lavoratrici siamo tutte. 8 marzo siamo di più. La rivolta femminista deve continuare fino a quando vale la pena vivere”.
Le proteste in Cile sono cominciate ad ottobre del 2019, inizialmente per l’aumento dei prezzi del trasporto pubblico e per altre richieste, come il miglioramento del salario minimo e una modifica del sistema delle pensioni, ma molto presto si sono convertite in proteste antigovernative. I cileni chiedono una nuova Costituzione che renda possibili dei profondi cambiamenti nel sistema economico del paese, che considerano molto disuguale.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e varie Organizzazioni Non Governative (ONG) hanno pubblicato rapporti accusando i Carabinieri di gravi violazioni dei diritti umani nelle manifestazioni. Secondo le ultime cifre, la repressione poliziesca contro i manifestanti ha fatto 31 morti, migliaia di feriti, e decine di migliaia di arrestati.
09/03/2020
HispanTV / La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Carabineros reprimen brutalmente marchas multitudinarias de mujeres en Chile” pubblicato il 09/03/2020 in La Haine, su [https://www.lahaine.org/mm_ss_mundo.php/carabineros-reprimen-brutalmente-marchas-multitudinarias] ultimo accesso 11-03-2020. |