La Paz, Bolivia. La polizia boliviana oggi ha disperso con i gas lacrimogeni un corteo pacifico di migliaia di abitanti di El Alto aperto da tre bare con i corpi di tre degli otto morti in una operazione militare e di polizia nella zona di Senkata, a El Alto. Disperdendosi la folla, i feretri sono finiti in strada, in un’immagine che segna il livello di violenza che si vive in questi giorni nel paese andino.
Il fiume umano di manifestanti è arrivato nella centrale piazza di San Francisco, dove le prime file si sono fermate quando la polizia ha incominciato a lanciare gas lacrimogeni, provocando una massiccia dispersione in tutto il centro e centinaia di persone colpite dai gas.
Gli altegni, nella loro maggioranza seguaci del Movimento Al Socialismo (MAS) e di Evo Morales, anche se gente comune si è andata unendo all’interminabile fiume umano, hanno marciato con coraggio e indignazione. Una fila di donne in pollera avvolte in scialli neri e i familiari dei caduti hanno guidato la mobilitazione.
La richiesta di giustizia affinché siano chiarite le morti degli otto altegni e la rinuncia della presidente di fatto Jeanine Áñez, che responsabilizzano della conclusione che c’è stata a Senkata, sono state le principali parole d’ordine, insieme a grida con le quali hanno reso chiaro che non sono pagati né dal MAS né da nessuno, in risposta ai video che circolano in rete nei quali si vedono gruppi dei cosiddetti ponchos rojos che ricevono denaro.
Nei 10 chilometri che separano El Alto dal centro della capitale boliviana, gruppi di persone sono uscite ad applaudire gli altegni, che portavano bandiere con nastri neri di plastica in segno di lutto. Gli abitanti dei quartieri periferici li aspettavano con secchi e sacchetti d’acqua.
Da altri punti di La Paz sono partite altre manifestazioni in direzione di La Ceja, dove si è riunito un altro gruppo. Il coraggio per i morti ha reso teso l’ambiente in questa città, che si complica ancor di più con la repressione di oggi.
I tre feretri con i corpi che oggi sono rimasti in strada appartengono a civili che sono stati assassinati durante l’operazione militare e poliziesca effettuata martedì scorso nel quartiere di Senkata, luogo in cui si trova un impianto distributore di gas, benzina e diesel che rifornisce La Paz e che era stato bloccato per chiedere la rinuncia della presidente di fatto Jeanine Áñez, che ha assunto il potere dopo la rinuncia e il successivo esilio di Evo Morales. Al momento assommano a 32 i morti durante l’attuale crisi politica del paese.
Foto: Gerardo Magallón
21 novembre 2019
Desinformèmonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Gloria Muñoz Ramírez, “Reprime la policía boliviana marcha pacífica en La Paz. Tres ataúdes con los cuerpos de víctimas de Senkata quedan en el piso” pubblicato il 21/11/2019 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/reprime-la-policia-boliviana-marcha-pacifica-en-la-paz-tres-ataudes-con-los-cuerpos-de-victimas-de-senkata-quedan-en-el-piso/] ultimo accesso 22-11-2019. |