La richiesta che la Áñez rinunci unisce i manifestanti nelle strade. Il ritorno di Evo li separa


Gloria Muñoz Ramírez

La Paz, Bolivia. “Giornalisti sediziosi, venite a far terrorismo”, ci grida una donna mentre il gruppo di Desinformémonos intervista un’indigena che vende frutta nel marciapiede. “Perché a lei?”, redarguisce con una protesta che si basa sul sempre visibile razzismo in Bolivia. Non è che ce ne sia più di prima. È che non se ne è andato mai.

Migliaia di indigeni, contadini e maestri oggi sono scesi di nuovo da El Alto nella capitale boliviana per chiedere la rinuncia della presidente di fatto Jeanine Áñez. Si mobilitano le migliaia di seguaci di Evo Morales, ma anche coloro che rifiutano tanto la Áñez come il presidente esiliato in Messico chiedono nuove elezioni e, soprattutto, la pacificazione del paese, la cui possibilità varia a seconda dell’ora del giorno.

Mentre l’affollata mobilitazione occupa le strade di La Paz, si sparge la voce di uno scontro a  Senkata, nel distretto 8 della città di El Alto, dove l’esercito ha eseguito uno sgombero per permettere l’entrata di camion cisterna per la benzina, ma quando il convoglio è partito, un gruppo di manifestanti ha abbattuto uno dei muri dell’impianto e i militari e gli agenti della Polizia Boliviana sono intervenuti. Ufficialmente c’è un morto confermato e vari feriti.

Da parte sua, il gruppo parlamentare del Movimento Al Socialismo (MAS) ha deciso di sospendere la sessione dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale (ALP) che era stata convocata per questo pomeriggio alle 18:30 e che era considerata “chiave” di fronte alla crisi politica che attraversa il paese.

L’argomento segnala che non si realizzerà l’incontro di deputati e senatori “allo scopo di creare e contribuire alla generazione di un ambiente propizio al dialogo e alla conseguente pacificazione del paese”.

La decisione è stata assunta dalla presidente della Camera dei Senatori, Eva Copa, che a suo tempo aveva anticipato che la riunione avrebbe definito la convocazione di nuove elezioni generali.

Da parte sua, la Conferenza Episcopale della Bolivia (CEB), l’ONU e l’Unione Europea continuano ha promuovere un’agenda per normalizzare la situazione nel paese, messo a soqquadro dalle elezioni del 20 ottobre, nelle quali è stato messo in discussione il risultato che ha dato il quarto trionfo presidenziale a Evo Morales, cosa che ha fatto scoppiare la crisi.

Foto: Gerardo Magallón

19 novembre 2019

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gloria Muñoz Ramírez, La exigencia de que renuncie Áñez une a los manifestantes en las calles. El regreso de Evo los separa” pubblicato il 19/11/2019 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/la-exigencia-de-que-renuncie-anez-une-a-los-manifestantes-en-las-calles-el-regreso-de-evo-los-separa/?fbclid=IwAR0Sz3-8Za4WAsJscXVQSqznF3xNFfF5gM3mJ6EhljE3PlOI5o1nydswPg0] ultimo accesso 21-11-2019.

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