Le organizzazioni indigene si sono unite al rifiuto delle riforme economiche, considerate da alcuni settori come sottomesse agli interessi del FMI.

Lo sciopero nazionale contro le misure economiche annunciate dal Lenín Moreno continua questo venerdì in Ecuador, dove la Polizia ha represso le proteste che si effettuano a Quito (capitale) per rifiutare il “paquetazo”.

Le organizzazioni indigene si sono unite al rifiuto delle riforme economiche, considerate da alcuni settori come sottomesse agli interessi del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e contro i diritti della popolazione.

Il corrispondente di teleSUR, Christian Salas, ha riportato dal luogo di riunione come i partecipanti alle manifestazioni sono stati repressi con i gas lacrimogeni.

16:25 hora local, centro norte de #Quito. pic.twitter.com/wwUGX6xVF0

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Da parte sua, la ministra di Governo, María Paula Romo, nella mattinata ha informato che circa 350 persone sono state arrestate in almeno due città poiché sono state messe in relazione con le proteste di giovedì.

Inoltre, la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Amazonia Ecuatoriana (Confeniae) ha denunciato che membri della Polizia Nazionale hanno arrestato con durezza e senza ragione due dirigenti indigeni: il coordinatore nazionale del movimento Pachakutik, Marlon Santi, e il dirigente giovanile Jairo Gualinga.

15h10 #Quito, Av.10 de agosto cerrada por manifestantes. @teleSURtv pic.twitter.com/rSqI3kT3Rc

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Le manifestazioni di rifiuto delle nuove politiche economiche sono state presenti in varie parti del paese, ma questo venerdì il presidente Lenín Moreno ha affermato in una conferenza stampa che “è finita la pigrizia” e non tornerà indietro nella sua decisione.

“Quando loro (l’opposizione) saranno presidenti potranno mettere in atto i propri piani, per il momento ora sono il presidente e mi è toccato prendere delle decisioni, e non mi trema la mano a farlo”, ha affermato.

4 ottobre 2019

teleSUR