Un anno, 400 morti, 760 prigionieri politici e 65.000 esiliati dopo lo scoppio della crisi nicaraguense, il paese continua ad essere diviso di fronte ad un regime che, di fatto, ha proibito le proteste. I nicaraguensi hanno approfittato della coincidenza della settimana santa con l’anniversario della sollevazione popolare per chiedere giustizia per i crimini commessi dal regime del presidente Daniel Ortega e della vicepresidente Rosario Murillo.
Padre Edwin Román, parroco della Chiesa San Miguel, a Masaya, il 18 aprile ha portato una bandiera del Nicaragua, durante la processione del silenzio che si effettua il giovedì santo. Alla processione hanno partecipato anche i familiari dei morti e dei prigionieri politici. A seguito del lavoro umanitario che Román realizza, ha ricevuto minacce di morte, è per questo che da giugno dell’anno passato possiede misure di tutela da parte della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH).
Fedeli pregano e fotografano l’altare del santissimo nella Chiesa San Miguel, di Masaya. Padre Edwin Román ha decorato l’altare con la bandiera e lo scudo del Nicaragua, simboli utilizzati durante le proteste contro il regime di Ortega. Alcuni fedeli affermano di subire costantemente persecuzioni poliziesche e altri dicono di aver anche dovuto abbandonare le proprie case.
200 candele sono state accese durante la processione del silenzio. Ognuna delle candele aveva il nome di uno degli 80 prigionieri politici e dei 36 assassinati dalla polizia e dai paramilitari a Masaya. La processione ha circolato per le strade che mesi prima erano bloccate dalle barricate erette dalla resistenza.
Un poliziotto nelle vicinanze del monumento al pugile Alexis Argüello, nella città di Managua. Il 17 aprile, il governo nicaraguense ha dispiegato un forte dispositivo poliziesco per evitare che si effettuassero proteste commemorative del primo anniversario della crisi che ha ora lasciato un saldo di 400 morti. A dicembre scorso, la CIDH ha stabilito che la polizia aveva represso la popolazione con armi da guerra.
La via crucis penitenziale del venerdì santo è iniziata nel collegio Teresiano, nella città di Managua, ed è terminata nella cattedrale. Si è trasformata in un’occasione per alcuni nicaraguensi che sono tornati a protestare nelle strade della città. Da quando il governo ha dichiarato illegali le proteste, a settembre del 2018, non ci sono stati cortei di massa, ma appena delle fugaci concentrazioni di piccoli gruppi che gridano un paio di parole d’ordine e fuggono prima di essere presi dalla polizia.
Il venerdì santo, croci nere con i nomi di alcune delle vittime sono state utilizzate come forma di protesta durante la via crucis fuori della cattedrale di Managua. Rosa María, nelle vesti del pastore dell’abbondanza, posa di fronte alle croci.
Giovani manifestanti (sullo sfondo) e fedeli si proteggono dagli attacchi della polizia all’interno della cattedrale di Managua. Al termine della via crucis del venerdì santo alcuni dei manifestanti hanno lanciato delle pietre contro membri della polizia e questi hanno risposto con spari e bombe stordenti. La scaramuccia, questa volta, non è andata oltre.
Circa 20 manifestanti si sono riuniti nel parcheggio del centro commerciale San Francisco, il 17 aprile, per effettuare un picchetto commemorativo del primo anniversario della crisi politica nicaraguense. Tra i manifestanti che si sono riuniti nel parcheggio si trovavano dei membri dell’Alleanza Civica, che fanno parte del Tavolo di Negoziato con il governo.
Nel medesimo momento in cui si effettuava il picchetto nel parcheggio del centro commerciale San Francisco, altri ne sono avvenuti in differenti punti di Managua. La polizia ha arrestato 68 manifestanti, tra loro il giornalista Abixael Mogollón, del giornale digitale Articulo 66, che è stato liberato poche ore dopo.
Dei giovani manifestanti gridano parole d’ordine all’interno della cattedrale. Esattamente un anno fa, poliziotti e turbe della Gioventù Sandinista attaccarono i manifestanti che si trovavano all’interno del recinto. La cattedrale servì per dare i primi soccorsi ad alcuni feriti.
Lo scorso 17 aprile, più di un centinaio di poliziotti hanno circondato i manifestanti di piazza San Francisco. La polizia ha emanato un comunicato il giorno prima con il quale diceva che non avrebbe permesso nessun tipo di protesta, poiché le persone che avevano sollecitato il permesso per la manifestazione erano state coinvolte in alterazioni dell’ordine pubblico avvenute settimane prima in altri centri commerciali.
Una donna nicaraguense porta un’immagine della Vergine Dolorosa con una bandiera del Nicaragua durante la processione del venerdì santo nelle vicinanze della cattedrale di Managua. La donna, che non ha fornito il proprio nome per paura di subire delle rappresaglie da parte del governo o dei paramilitari, afferma che portare la bandiera nella processione è un atto di protesta e di fede per le sofferenze che vci sono state nel paese.
Pubblicato originariamente nel El Faro
22 aprile 2019
Desinformémonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Fred Ramos, “Los rebeldes y devotos nicaragüenses” pubblicato il 22/04/2019 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/los-rebeldes-y-devotos-nicaraguenses/?fbclid=IwAR25wJGN2qF8c0439rXyxOlp3BQp96yAQoAAQ2ofcxiIXN3tRtBo6qNYJV4] ultimo accesso 24-04-2019. |