Ana Quirós Víquez, nicaraguense e costaricense, è femminista, difensora dei Diritti Umani. Nell’aprile del 2018, fu aggredita da gruppi paramilitari e membri della polizia nicaraguense durante la prima manifestazione contro la riforma promossa da Daniel Ortega, presidente del Nicaragua, che cercava di tagliare le pensioni e aumentare le imposte sulla previdenza sociale. La difensora ricevette dei colpi in testa e su una delle mani, fatto che le provocò il distacco quasi totale del dito mignolo e la rottura del polso.
Da allora, le proteste sono aumentate e la repressione si è accresciuta: le e gli studenti universitari, che non si erano visti sulla scena dal 2005, scesero nelle strade a manifestare; c’è stato un oscuramento informativo dovuto al fatto che i mezzi di comunicazione sono controllati dallo stato; il governo ha dato “l’ordine agli istituti sanitari pubblici di non curare i feriti”, fatto che ha provocato “maggiori disabilità, ma anche morti”; ci sono stati migliaia di prigioniere e prigionieri politici, tra i quali si trovano giornalisti e difensori dei Diritti Umani, ai quali il governo “non fornisce cibo né dà assolutamente nulla”; e ora ci sono molte persone che sono state assassinate.
Quirós è specialista in sanità pubblica, direttrice del Centro di Informazione e Servizi di Assistenza Sanitaria (CISAS) e membro della Commissione Politica del Movimento Autonomo delle Donne (MAM) e dell’Articolazione Femminista del Nicaragua, così come dell’Unità Nicaraguense della Dissidenza Sessuale Auto Convocata e attualmente rappresenta l’Unità Azzurra e Bianca (UNAB) in Costa Rica.
In un’intervista a Cimacnoticias, la femminista e difensora dei Diritti Umani ci racconta della repressione in Nicaragua e su come è stata espulsa dal paese (nel quale è riseduta per più di 40 anni e dal quale ottenne la nazionalità quasi 25 anni fa), con argomenti che violano quanto stabilito nella Costituzione e senza un dovuto processo. Ora, la sua principale richiesta è la totale liberazione delle e dei prigionieri politici. Per lei “non può continuare questa sofferenza”. In Nicaragua “siamo vittime del regime”, ha detto.
– Angélica Mancilla García (AMG): Primo, Ana, chiederti cosa sta succedendo in Nicaragua? Com’è che rapidamente ti hanno tolto la nazionalità nicaraguense?
– Ana Quirós Víquez (AQV): In primo luogo, io fui la prima persona ferita in questo processo di proteste e insurrezione civica il 18 aprile 2018, mentre partecipavamo ad una protesta per una riforma della previdenza sociale, che parlava di aumentare le quote dei datori di lavoro, dei e delle lavoratrici, e di riscuotere dalle persone pensionate il 5 per cento per il presunto pagamento delle medicine. Stavamo in questo quando fummo attaccate brutalmente da un gruppo di parapoliziotti.
Da questo primo giorno, le manifestazione continuano ad aumentare e anche la risposta del regime va aumentando, abbiamo i primi cortei di massa, enormi.
Il regime offre di incominciare il dialogo facilitato dalla Chiesa cattolica, ma non si giunge da nessuna parte. La gente incomincia a fare quello che in Nicaragua si chiamano blocchi, barricate per ostacolare il traffico e impedire che le forze della repressione si muovano da un posto all’altro della città; questo avviene per un mese, con un effetto serissimo riguardo all’economia, ma con un’organizzazione territoriale della gente molto importante. Frutto di questo, il regime parla di “ce la metteremo tutta”, con blindati, con franchi tiratori, ossia, direttamente ad uccidere.
I gruppi di donne sono quelli più perseguitati, sono molto attive nei blocchi, nelle manifestazioni e nell’accompagnamento delle vittime; giocano un ruolo centrale nell’organizzazione delle madri delle e degli assassinati, delle e dei prigionieri politici, nella protezione di coloro che stanno fuggendo.
– AMG: Ma, come si lega tutto questo con il ritiro della tua nazionalità nicaraguense?
– AQV: Io sono certamente coinvolta in tutto questo, non smisi in nessun momento di scendere in strada. Quando si avvicinava novembre, noi donne decidemmo -come tutti gli anni- di uscire il 25 novembre, e usciremo accompagnando l’Unità Azzurra e Bianca che, diciamo, è il grande ombrello delle organizzazioni e dei gruppi auto-convocati.
Incominciammo a lavorare in funzione del 25 novembre. È la prima mobilitazione alla quale la Polizia dice che per poter sfilare bisogna avere un permesso, la qualcosa legalmente non è vera, e quindi andammo a chiedere il permesso rispettando tutti i requisiti, ma quando andammo a chiedere riguardo al tutto alla Polizia, non riuscimmo a giungere a sollecitare il permesso.
Facciamo la conferenza stampa -questo fu il 23 novembre- la Polizia ci proibisce di sfilare e il 24 facciamo una seconda conferenza e diciamo che ci saranno diverse manifestazioni non fisiche, ossia, non è che saremmo andati a sfilare, ma avremmo fatto altre cose virtuali, mobilitazioni espresse e cose di questo tipo; ma finendo la conferenza stampa io ricevo una citazione per andare alla Migrazione, cerchiamo di fare un ricorso, non lo accolsero e decidiamo che sarei andata all’appuntamento con la Migrazione.
Quando giungo alla Migrazione non lasciano entrare la mia avvocata per accompagnarmi, devo entrare sola; e quando entro, mi leggono una risoluzione che non mi dettero mai che annulla la mia nazionalità nicaraguense e dicono che viene annullata perché è proibito avere una doppia nazionalità, ad eccezione dei paesi centroamericani. Immediatamente io reagisco e dico: “bene e da quando il Costa Rica non è più in Centroamerica?”. Certo, certo non ricevetti nessuna risposta.
Mi obbligano ad uscire dall’ufficio senza aver ricevuto la copia né aver firmato nulla e mi ammanettano; mi fanno salire su un veicolo di quelli che chiamiamo canile e mi portano fino al carcere del Chipote scortata da altri nove veicoli con militari fortemente armati. Lì mi tengono per circa sei ore, vedo che c’è un’accusa contro di me che diceva che mi accusavano di essere una terrorista e che mi avevano colta in flagrante nella pubblica via.
Alcune ore dopo, mi tirano fuori dalla cella e mi leggono una risoluzione con la quale mi espellono dal paese per 5 anni; mi obbligano a firmarla, allora io firmo e metto per scritto che firmo protestando, che non mi stanno dando una copia della risoluzione e quasi me la strappano di mano. Mi hanno portato dal carcere del Chipote -famoso per essere da 60 anni un luogo di tortura fin dai tempi di Somoza- fino alla frontiera con il Costa Rica e lì mi consegnano alle autorità costaricensi.
– AMG: E come ti riceve il Costa Rica?
– AQV: Il Costa Rica mi riceve a braccia aperte. Sono una cittadina costaricense per nascita -anche se nacqui qui in Messico, ma da genitori costaricensi- e le autorità mi accolgono e mi proteggono in buona misura, come i gruppi di rifugiati in Costa Rica.
Vale la pena di segnalare che il Costa Rica ha ricevuto, da maggio ad oggi, più di 80 mila nicaraguensi che stanno chiedendo asilo.
– AMG: Possono uscire liberamente dal Nicaragua?
– AQV: No, no, molta gente ha dovuto uscire attraverso sentieri o uscire camuffata, non solo verso il Costa Rica, ma camminando verso l’Honduras, e per altre vie, anche per mare.
– AMG: E mi sembra che ci siano giornalisti e difensori e difensore dei Diritti Umani.
– AQV: Così è. Ci sono 80 donne che sono prigioniere o sequestrate -come diciamo-, alcune hanno i domiciliari, ma continuano ad essere prigioniere. Ci sono giornalisti e difensore e difensori e sono in condizioni sommamente difficili, li tengono -il Nicaragua è molto caldo- in alcune galere i cui tetti sono di zinco, senza nessuna finestra e per qualsiasi cosa li portano in celle di isolamento, che sono di un metro per due, senza finestre, non li portano al sole, per qualsiasi cosa gli tolgono le visite familiari o la consegna dei viveri.
È particolarmente difficile la situazione di tre compagne trans, che sono nel carcere maschile alle quali il regime non riconosce la loro identità, sistematicamente, le obbliga a denudarsi e a fare flessioni di fronte a 300 prigionieri, le minacciano di violentarle e le dicono che lì ci sono solo uomini; è una costante aggressione.
– AMG: E finora si sono pronunciati alcuni paesi o organismi internazionali? Lo domando perché in qualche modo, il caso del Nicaragua non ha avuto molta eco come quello del Venezuela.
– AQV: Nonostante ciò, risulta abbastanza spiritoso e curioso fino ad un certo punto perché, per esempio, recentemente è stata approvata una risoluzione per il Nicaragua nel Consiglio dei Diritti Umani, approvata con 23 voti a favore e 3 contro di Egitto, Eritrea e Cuba, con la quale si stabilisce che l’Ufficio dell’Alto Commissariato deve seguire il regime; due, che l’Ufficio di Difensa di là, che è la Procura dei Diritti Umani, non può essere considerato un organo indipendente e, pertanto, non ha nessuna credibilità; tre, che siano promosse le sanzioni contro il regime e che sulla situazione in Nicaragua siano fatti dei rapporti in ognuna delle sessioni.
Punto a capo, continua una discussione, più o meno nei medesimi termini, sul Venezuela, e passa quella del Nicaragua ma non passa quella del Venezuela. Fatto che personalmente mi ha sorpresa, perché sappiamo che la situazione in Venezuela è critica, ma comprendiamo anche che il livello di brutalità del regime di Ortega è stato tale, che se compariamo la quantità di morti, la quantità di feriti e la quantità di detenuti, con quello che succede con la popolazione del Venezuela, avremmo in questo momento circa più di sei mila assassinati in Nicaragua e la quantità di assassinati in Venezuela è stata durante vari anni, e nel caso del Nicaragua è stata in pochi mesi. Allora, vediamo che sì, c’è stata una reazione.
Allora, diciamo che è certo che a livello mediatico non ha la medesima visibilità, ma in termini di risposta della comunità internazionale, stiamo avendo una risposta positiva, grazie a paesi che stanno agendo aggressivamente per questa risposta.
– AMG: E quale è stata la risposta del governo del Nicaragua?
– AQV: Per incominciare, per il governo tutti noi siamo golpisti e terroristi; in secondo luogo, vogliono porsi come vittime, dicono che sono vittime dell’imperialismo yankee, quando in realtà per nulla ci interessa che ci sia un intervento degli Stati Uniti, ci interessa mettere fine al regime, e la gente continua a puntare su una via d’uscita civica.
– AMG: Proponete nuove elezioni?
– AQV: Si propone un’anticipazione delle elezioni, che ci sia giustizia. Ossia, in primo luogo si propone la liberazione delle e dei prigionieri; in secondo luogo, che siano riconosciute le libertà e i diritti umani, in terzo luogo, perché abbiamo tempo non potendoci mobilitare; in terzo luogo, che ci sia giustizia di fronte ai crimini di lesa umanità e di fronte ai crimini che ci sono stati durante questo periodo -che non si prescrivono. Allora, su questo continueremo ad insistere.
Una delle cose successive è il disarmo dei paramilitari, perché è stata la Polizia che li ha armati, e sia Daniel Ortega come il capo della Polizia, hanno pubblicamente riconosciuto -in alcune delle loro interviste- che si tratta di civili che hanno due facce: alcuni sono poliziotti mimetizzati da civili e altri sono civili che agiscono sotto il comando della Polizia, e non lo dicono, ma molti di loro sono stati armati con armamento e munizioni dell’Esercito. Allora questa è una delle grandi richieste: il disarmo delle forze paramilitari.
Un’altra importantissima richiesta è il ritorno sicuro di noi che siamo in esilio, solo in Costa Rica, in modo registrato, ci sono più di 80 mila che sollecitano asilo. Il Costa Rica è saturo di nicaraguensi, ma abbiamo gente a Panama, qui (in Messico), in Honduras ora c’è un gruppo importante, in Spagna e negli Stati Uniti.
– AMG: E tu stai promuovendo qualche processo con qualche organizzazione internazionale affinché ti sia restituita la tua nazionalità nicaraguense?
– AQV: Sì, io ho fatto la denuncia di fronte alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani. Nei prossimi giorni farò una denuncia nelle corti costaricensi perché nel mio caso l’azione ha violato tutti i Diritti Umani e tutti i diritti stabiliti nella Costituzione; in parte non l’ho fatto non perché non lo creda importante, ma perché la situazione dei rifugiati in Costa Rica è sommamente drammatica, ossia, tutta questa gente giunge con una mano davanti e l’altra dietro, giunge senza mezzi per sopravvivere, senza un luogo dove fermarsi, e per quanto il governo cerchi di facilitare le cose, non è sufficiente.
– AMG: E anche le organizzazioni della società civile stanno accompagnando questo processo?
– AQV: Sì, ma stanno anche girando a vuoto al massimo grado.
– AMG: Che ne è stato dell’organizzazione che tu presiedi in Nicaragua, del CISAS?
– AQV: L’altra parte della nostra storia è che tre giorni dopo che mi tirano fuori dal Nicaragua cancellano la personalità giuridica dell’organizzazione che io presiedevo; e meno di otto giorni dopo ci chiudono i conti, ci mettono sotto sequestro e ci espropriano gli edifici e tutti i beni che avevamo, di un’organizzazione con 35 anni di esistenza. Allora, abbiamo anche fatto la denuncia di fronte al Consiglio dei Diritti Umani, alle Relatorie Speciali e di fronte alla CIDH, relativamente alla libertà e al diritto di organizzarsi e al diritto a lavorare. Allora, abbiamo iscritto l’organizzazione in Costa Rica, e stiamo iniziando il lavoro anche in questa direzione.
– AMG: Il governo continua a non permettere che siano offerti i servizi sanitari?
– AQV: Sì, il governo continua a non fornire i servizi sanitari, né a riconoscere che ci siano dei problemi sanitari.
– AMG: E tu come ti senti? Come hai superato questa situazione?
– AQV: Bene, spero che comunque tutto termini, ossia, io è da 40 anni che non vivo in Costa Rica, non comprendo i costaricensi, non comprendo i miei compatrioti, ossia, ho una mentalità molto modificata. Allora i compiti sono molti, la nostra meta è che si raggiunga con il dialogo un negoziato che stabilisca dei termini per l’uscita del regime, oltre ad altre cose.
– AMG: Ortega è giunto con il sostegno del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale; in questo senso che succede alla Sinistra in Nicaragua?
– AQV: È difficile parlare di Sinistra e Destra in Nicaragua. La cosa certa è che il Fronte, da quando è giunto al governo o anche da prima, non è Sinistra, meno una Sinistra impegnata sui Diritti Umani. Non si può parlare di Sinistra e di Destra, ora sono molto mischiate, ci sono forze dittatoriali e forze democratiche, possiamo parlare che in questo momento è lì la grande divisione in Nicaragua.
Anche io vengo dalle forze sandiniste, ossia, io andai in Nicaragua per questo. Io credo che ci sia una spaccatura delle forze sandiniste vicine al regime, ci sono molte sandiniste che sono all’opposizione, e avranno un ruolo fondamentale in quella che sarà la nuova repubblica nicaraguense.
– AMG: E che avverrà? Che succederà del Nicaragua?
– AQV: C’è una cosa che è degna di ammirazione dei nicaraguensi, ed è che con tutto quello che è successo, con la violenza, la gente continua ad insistere e continua a indicare che la via deve essere civica; e dentro alla via d’uscita civica, il dialogo.
Per questo, nonostante le grandi critiche, le grandi rimostranze che abbiamo verso il governo, in questo momento c’è un gruppo negoziatore, che ancora non inizia a negoziare perché è stato proposto che la prima cosa, prima del dialogo, è la liberazione totale delle prigioniere e dei prigionieri, che, in questo momento, sono più di 800.
Convinta che la migliore soluzione sia il dialogo, Ana Quirós sogna di tornare in Nicaragua per continuare il proprio lavoro in difesa del diritto alla salute, che si restituisca la registrazione alla sua organizzazione (CISAS) e che si riconosca che la sua organizzazione è difensora dei Diritti Umani.
CIMACFoto: Angélica Mancilla
02/04/2019
Cimacnoticias
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Angélica Mancilla García, “Las mujeres, las más perseguidas en Nicaragua: Ana Quirós” pubblicato il 02/04/2019 in Cimacnoticias, su [https://www.cimacnoticias.com.mx/noticia/las-mujeres-las-m-s-perseguidas-en-nicaragua-ana-quir-s] ultimo accesso 11-04-2019. |