Si compiono tre anni dall’assassinio della dirigente honduregna Berta Cáceres


La vita di Berta Cáceres era dedicata alla difesa dei territori indigeni e contadini dell’Honduras, per questo, impresari e governanti decisero di assassinarla.

Questo 2 marzo, sono tre anni dall’assassinio della dirigente contadina e referente del femminismo honduregno, Berta Cáceres. Di fronte a questo anniversario, il Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (COPINH), a cui apparteneva la Cáceres, ha convocato una manifestazione globale per denunciare la morte, per mano di sicari, di colei che era anche un’ambientalista.

Nata il 4 marzo del 1972 nella comunità di La Esperanza, fondatrice nel 1993 del COPINH, Berta ebbe un riconoscimento internazionale come difensore della natura e dei diritti delle donne.

Il 30 novembre 2018, la Corte Suprema di Giustizia dell’Honduras condannò sette delle otto persone accusate per l’assassinio della Cáceres e per il tentativo di assassinio dell’ambientalista messicano Gustavo Castro. Il crimine si consumò nonostante che la Cáceres contasse su misure di tutela della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), per proteggerla dalle costanti minacce che riceveva.

I condannati furono Mariano Díaz, Douglas Bustillo, ambedue ex ufficiali dell’Esercito dell’Honduras, e Sergio Ramón Rodríguez, quest’ultimo dirigente dell’Empresa Desarrollos Energéticos (DESA). Inoltre, Henry Hernández, Elvin Rápalo, Óscar Torres ed Edilson Duarte furono condannati per i delitti di assassinio e tentativo di assassinio dell’ambientalista messicano.

Da parte del COPINH, hanno proposto che il 2 marzo, di fronte alle ambasciate dell’Honduras nel mondo, si alzi un altare, e nello stesso tempo si richieda la cattura degli autori intellettuali del crimine e la cancellazione del progetto idroelettrico Agua Zarca. Allo stesso tempo è stato chiesto di realizzare una campagna attraverso le reti sociali con le etichette #JusticiaParaBerta, #FaltanLosAtala e #3AñosSinJusticia.

Berta fu assassinata durante una forte lotta contro il progetto Agua Zarca, che non fu sottoposto a consultazione del popolo lenca dell’Honduras e che danneggia le comunità indigene dei municipi di Intibucá, San Francisco de Opalaca e San Francisco de Ojuera.

Il COPINH ha avvisato che la DESA “fu costituita come una struttura criminale che portò avanti i suoi attacchi sistematici contro Berta Cáceres”. Per l’organizzazione indigena e contadina, questi attacchi si poterono realizzare grazie al finanziamento e al sostegno di banche ed imprese che appoggiarono il progetto al quale si opponevano i popoli della zona. La Banca Centroamericana di Integrazione Economica, la Banca di Sviluppo Olandese, la Banca Finlandese per lo Sviluppo Industriale e il Consiglio Honduregno delle Imprese Private sono alcuni di questi enti.

La situazione di violenza statale e paramilitare in Honduras è critica. L’ultimo lunedì, sono stati assassinati i dirigenti ambientalisti tolupani, Salomón Matute e Juan Samuel Matute, del dipartimento di Yoro del Movimento Ampio per la Dignità e la Giustizia in Honduras, organizzazione che lotta per la difesa dell’ambiente e contro atti di corruzione nel paese.

Sabato scorso, Austra Berta Flores, madre de Berta, ha dichiarato alla stampa che “giorno e notte non ci siamo fermati per chiedere giustizia perché si compiranno tre anni dal suo orrendo assassinio e ancora non siamo d’accordo con la Giustizia del nostro paese”.

La madre dell’attivista ha denunciato che le autorità dell’Honduras hanno escluso lei e la sua famiglia dal processo legale per chiarire la morte della dirigente. “Continuano a negarci le informazioni, ma continueremo a lottare, facendo manifestazioni e denunciando pubblicamente” l’impunità che prevale nel caso, ha sottolineato la Flores, di 85 anni.

Nonostante ciò, Austra Berta ha insistito sul fatto che si devono indagare e castigare gli autori intellettuali della morte di sua figlia. “Ancora non sono stati pronunciati gli anni di sentenza per ciascuno dei gatilleros (sicari) e gli autori intellettuali sono completamente nell’impunità”, ha ribadito Flores, che è stata anche una difensore dei diritti degli indigeni e della preservazione dell’ambiente in Honduras. “Gli autori intellettuali non sono menzionati nemmeno”, per cui noi famiglia “continueremo a lottare fino a giungere alle ultime conseguenze”, ha ribadito la madre di Berta.

Il Pubblico Ministero dell’Honduras ha sollecitato, all’inizio di febbraio, l’apertura del processo contro Roberto David Castillo, ex presidente esecutivo della DESA, accusato di essere uno degli autori intellettuali dell’assassinio. Secondo l’Agenzia Tecnica di Investigazione Criminale (ATIC), Castillo, detenuto nel marzo del 2018, fu l’incaricato di “fornire la logistica e le altre risorse ad uno degli autori materiali già condannato per il crimine dell’ambientalista”.

Austra Berta ha descritto sua figlia come una donna “piena di vita, una lottatrice instancabile, difensore della madre terra, dell’acqua, della vita e della vita degli indigeni”, e ha affermato che il crimine della dirigente dell’etnia lenca “ancora è impunito”. “Anche se lei non tornerà, non la torneremo a vedere e a toccare, ma, per lo meno, che si faccia giustizia, che vadano in carcere questi assassini schifosi che hanno tolto la vita di mia figlia”, ha dichiarato.

La Tinta

4 marzo 2019

tratto da Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Se cumplen tres años del asesinato de la lideresa hondureña Berta Cáceres” pubblicato il 04/03/2019 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/se-cumplen-tres-anos-del-asesinato-de-la-lideresa-hondurena-berta-caceres/] ultimo accesso 06-03-2019.

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