Daniel Giovanaz

La giudice Gabriela Hardt, che ha sostituito Sergio Moro, ha condannato l’ex presidente per corruzione e lavaggio di denaro.

L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, del Partito dei Lavoratori (PT), è stato condannato lo scorso mercoledì pomeriggio (6) a 12 anni e 11 mesi per corruzione e lavaggio di denaro nell’ambito dell’Operazione Lava Jato, nel processo conosciuto come “casa di campagna di Atibaia”.

La giudice Gabriela Hardt che ha sostituito il giudice Sergio Moro, attuale ministro della Giustizia di Bolsonaro, ha considerato che Lula abbia ricevuto attraverso delle ristrutturazioni di una proprietà nel municipio di Atibaia, nello stato di San Paolo. La difesa di Lula nega le accuse e farà appello alla condanna.

Contraddizioni

Per comprovare il crimine di corruzione passiva bisogna dimostrare quale fu il vantaggio ricevuto da un funzionario pubblico e precisare che “atto ufficiale” avrebbe realizzato in cambio di questi vantaggi. La sentenza non presenta questa informazione.

Secondo la logica della denuncia, le imprese contrattiste OAS, Schahin e Odebrecht avrebbero finanziato una serie di ristrutturazioni nella casa di campagna in cambio di contratti con la Petrobras – e che l’ex presidente avrebbe agito per beneficiarle in questi contratti. Lula è stato accusato di aver ricevuto un valore stimato in $ 920 mila (equivalente a US$ 246] attraverso queste “ristrutturazioni” nella proprietà.

In relazione al crimine di lavaggio di denaro, la sentenza non presenta l’informazione che Lula non è proprietario della casa di campagna, ma l’impresario Fernando Bittar. Durante il processo, la difesa ha addotto che Lula non sarebbe il beneficiario delle riforme, anche se ha frequentato il sito, ma la giudice non ha considerato questo argomento.

6 febbraio 2019

Brasil de Fato