Accademico francese analizza nella IBERO l’anatomia della dittatura in Nicaragua


Pedro Rendón

Su invito del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche il professore Gilles Bataillon assiste nell’Università.

Gilles Bataillon, professore dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, ha impartito nell’Università Iberoamericana Città del Messico la conferenza “Anatomia di una dittatura: Nicaragua”.

Bataillon, invitato dal Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche della IBERO, ha spiegato perché oggigiorno c’è una crisi rivoluzionaria in Nicaragua, con molte sfumature che si potrebbero comparare con quanto successe 40 anni fa in questo paese centroamericano.

Al riguardo ha detto che, per 11 anni il presidente Daniel Ortega ha governato senza essere messo in discussione, o messo poco in discussione, grazie ad un patto con Arnoldo Alemán -il vecchio Presidente liberale del Nicaragua-, e ha sostenuto buone relazioni con gli impresari e i settori più conservatori della Chiesa cattolica. Tuttavia, attualmente Ortega e sua moglie, Rosario Murillo, affrontano movimenti di opposizione.

Certamente, nel suo secondo e terzo mandato Ortega si è scontrato con movimenti di contestazione, ma questi erano isolati e carenti di un’alleanza tra di loro. Erano contadini, che protestavano contro la costruzione del futuro canale interoceanico; mezzi di comunicazione, organizzazioni dei diritti umani, sandinisti dissidenti, movimenti studenteschi e movimenti femministi, che denunciavano la corruzione e l’appropriazione dello stato e del paese da parte della famiglia Ortega-Murillo.

Ora l’opposizione al governo Ortega-Murillo è generale. Le prime proteste sono state di giovani studenti di classe media, ai quali si sono aggiunti altri che precedentemente erano fedeli al regime; intanto le manifestazioni non sono state più solo di giovani, ma anche di intere famiglie.

D’altra parte, la Chiesa, “che era stata sommamente silenziosa di fronte al consolidamento di una nuova dittatura a partire dal 2006”, ha incominciato a reagire di fronte all’avanzamento di una nuova dittatura e ha giocato un ruolo sommamente importante, aprendo le porte della cattedrale di Managua affinché entrassero i manifestanti -fatto che si è replicato in altre chiese e cappelle-, che si è rifiutata di consegnare al governo.

Nonostante ciò, decine di migliaia di nicaraguensi si sono esiliati, soprattutto in Costa Rica e Honduras, per fuggire dalla violenza e dalle brutalità del regime, che ha giustificato il proprio comportamento argomentando di difendersi da un colpo di stato manipolato dagli ex contra da Miami, dalla CIA e dal Presidente degli Stati Uniti.

Ortega-Murillo, una coppia di tiranni

Come parentesi, Gilles Bataillon ha menzionato che la figlia di Murillo, Zoila América, fu violentata dal suo patrigno Daniel Ortega, che patteggiò con il suo predecessore Arnoldo Alemán che i deputati federali mai gli avrebbero tolto l’immunità per evitare così di rispondere di fronte ai tribunali per le ripetute violazioni su la sua figliastra; e Ortega perdonò a Alemán la sottrazione di milioni di dollari.

La giudice che procedette contro Alemán è la medesima che seppellì la denuncia di Zoila América, che dopo fu appoggiata da gruppi femministi per denunciare il suo patrigno di fronte alla Corte Interamericana. Ma sua madre, Rosario Murillo, che allora non era nessuno e si era semiallontanata da Ortega, agì affinché Zoila América ritirasse la propria denuncia di fronte alla Corte. Fatto questo, la Murillo si sposò con Ortega e andò acquistando potere, al punto di giungere ad essere nelle ultime elezioni la candidata alla Vicepresidenza del Nicaragua.

Oggi l’immagine che si ha di Daniel Ortega e Rosario Murillo, presidente e vicepresidente del Nicaragua, è quella di “una coppia di tiranni che sono una minaccia per l’ordine e la stabilità sociale”; al punto che gruppi che precedentemente ebbero una seria rivalità con la Chiesa cattolica, come le femministe e i protestanti, ora accettano la sua guida morale per organizzare un negoziato che permetta di uscire da questa crisi, come dire, ottenere le dimissioni di Ortega e Murillo.

La tirannia di Ortega-Murillo è comparata con quella di Somoza, dato che è chiaro che condividono “il medesimo progetto di dinastia familiare”. D’altra parte, il regime di Somoza era considerato una cleptocrazia, per avere un’avidità demente di appropriarsi delle ricchezze del Nicaragua; e ora è successo esattamente la stessa cosa con la coppia Ortega-Murillo, per “il modo in cui hanno cominciato a rubare e a lucrare con atti di corruzione”.

Tra gli atti di corruzione più famosi si trova il saccheggio dei boschi tropicali e la partecipazione di un figlio della coppia Ortega-Murillo nel traffico di cocaina. E siccome Ortega è malato di lupus, sua moglie ha il sogno di succedergli alla Presidenza, e dopo di lei, che la segua uno dei suoi figli.

“Allo stesso modo in cui Somoza appariva come un tiranno immondo, loro (Ortega e Murillo) appaiono come tiranni immondi che si vogliono in qualsiasi modo perpetuare al potere, e organizzare un saccheggio quasi scientifico del paese”.

È per questo che Bataillon afferma che l’immagine di guerrigliero eroico di Ortega “è passata ad un altro mondo”. A suo giudizio, Ortega ora “è un caudillo totalitario”, con un progetto di taglio totalitario per forgiare una classe dirigente che si costituisca come una nomenclatura con molti privilegi derivati dall’avere il potere.

Allo stesso modo, il francese considera che le frodi elettorali commesse dalla coppia Ortega-Murillo, nel 2011 e nel 2016, hanno dei precedenti nelle elezioni del 1984, che non ebbero nulla di democratico perché l’opposizione accettò di non partecipare alle elezioni e fu proibito agli oppositori di fare campagna elettorale.

Per questo, quando Ortega ritornò al potere nel 2006, quando il Nicaragua aveva già l’esperienza di vari mandati democratici, Ortega incominciò a smantellare tutte le istituzioni democratiche che furono create, la più emblematica il Consiglio Supremo Elettorale, “fece inginocchiare” i giudici e depurò tutti i magistrati che non erano sandinisti.

“La situazione del governo sandinista mi sembra sommamente precaria, sappiamo che l’economia sta cadendo a picco, che il governo non ha riserve per molti mesi per pagare tutto il suo personale e per continuare a dare ai propri seguaci”.

Ci sono due opzioni: o si ritira Ortega, o succede come in Venezuela, con l’ingerenza di potenze interessate ad avere un ruolo importante in America latina. Una è la Cina, con la sua egemonia mondiale nell’acquisto di materie prime e prestiti internazionali; l’altra è la Russia. Ambedue le nazioni, conosciute per le loro pratiche antidemocratiche, che per motivi geopolitici possono darsi il lusso di appoggiare il Venezuela, “perché non lo farebbero con il regime di Ortega”.

31 gennaio 2019

IBERO

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Pedro RendónAcadémico francés analiza en la IBERO anatomía de la dictadura en Nicaragua” pubblicato il 31/01/2019 in IBERO, su [http://www.ibero.mx/prensa/academico-frances-analiza-en-la-ibero-anatomia-de-la-dictadura-en-nicaragua?fbclid=IwAR1eD5c7kTNBh7Z84xmOJzOVO7WnKiCMsC3kkb_v1wxsNTIoCuqc2UIMfGc] ultimo accesso 06-02-2019.

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