Comandante Antonio García: “Prima o poi dobbiamo tornare ai colloqui per cercare la pace con cambiamenti”


Comandante Antonio García

Dopo la realizzazione dell’operazione militare nella Scuola dei Cadetti General Santander lo scorso 17 gennaio 2019, il governo nazionale prende la decisione di rompere il tavolo di dialogo tra il governo e l’ELN, e di non rispettare i protocolli di rottura pattuiti tra le parti e accompagnati dai paesi garanti. Non è la prima volta che il governo vuole non riconoscere quanto concordato e far pressione sulla comunità internazionale affinché sostenga le sue politiche guerrafondaie.

Interessati a conoscere le posizioni del Comandante Antonio García riguardo all’attuale situazione politica, il gruppo di comunicazione del FGUN realizza un breve incontro con il Comandante per portare a termine questa intervista.

Insurgencia Urbana (IU-ELN): L’ELN, come riceve la rottura dei dialoghi di pace portata a termine dal Governo di Iván Duque?

Comandante Antonio García (AG): Non saprei come rispondere a questa domanda, secondo il governo non rompe nessun dialogo, loro dicono che il governo di Duque non li ha mai formalmente aperti. C’è confusione nel governo su ciò che implicano gli strumenti di una soluzione politica; per esempio, quando nel 2012 Juan Manuel Santos voleva iniziare i dialoghi con l’ELN, inviò una delegazione a conversare in modo confidenziale e lì pose alcune condizioni. In questo caso si sarebbe potuto fare lo stesso. Ma Duque è stato propenso per il microfono, si è confuso, non era più il candidato di una campagna elettorale, ma il Presidente, e non si trattava di far propendere l’opinione di alcuni votanti, ma di governare, di mettere in pratica politiche di stato. Per questo, che posso rispondere io? Che in materia di pace Duque stava sbagliando fin da prima di incominciare a governare. Non si sa se non voleva dialogare o voleva dialogare in un altro modo, e su questo un governante deve essere chiaro.

IU-ELN: Di che trattano e qual è l’importanza dei protocolli di rottura dei dialoghi firmati dal governo e dall’ELN nel 2014?

AG: Quando stavamo costruendo l’Agenda abbiamo discusso i rischi di una rottura, soprattutto prima di giungere ad accordi sostanziali, dove la Guerriglia continua ad essere un soggetto politico illegale, che non rispetta nessuna giuridicità dello stato colombiano, questa è la realtà. Io gli posi gli esempi di quello che avvenne con i Baschi in Algeria e successivamente nella Repubblica Dominicana, che lo Stato Spagnolo negoziò con detti governi e non lasciò rientrare i militanti dell’ETA. Un protocollo di rottura è un dispositivo di sicurezza tecnico. Non essendoci accordi, alla guerriglia si deve garantire un ritorno in modo sicuro così come è uscita per dialogare; è un patto tra cavalieri, delle regole per garantire il ritorno della delegazione. È necessario tener conto che nell’accordo di agenda non c’è nessuna clausola che dice che esiste un accordo iniziale dove si stabilisce che “per cominciare la guerriglia smette di essere guerriglia per negoziare”, che è la grande confusione che ha questo governo e che viene usata a livello mediatico; in cambio, Diana Calderón in Hora 20 ha maneggiato con molta professionalità questo tema.

D’altra parte, quanto avvenuto ha modificato possibili scenari per il futuro, che sarebbe successo se il tavolo fosse stato in Colombia? Quasi nessuno vorrà negoziare in terra colombiana, e probabilmente nemmeno all’estero. Si sta anche annullando qualsiasi governo che voglia fare da Garante. È un cattivo esempio per altri governi.

IU-ELN: Tra gli argomenti del governo per rompere i negoziati ci sono le considerazioni che la pace non è una politica dell’attuale governo e che non è obbligato da una precedente politica pubblica di pace e che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU riconosce l’operazione militare nella Scuola dei Cadetti a Bogotà come un atto terrorista, e di conseguenza che bisogna sanzionare i responsabili. Come intendere i cambiamenti dei governi di turno in relazione alla costruzione della pace in Colombia?

AG: Ogni accordo che un governo firma dove è presente un altro governo, che fa da facilitatore, testimone o Garante, ha carattere di stato, nessun delegato di qualche paese assiste a questi eventi come persona, ma assistono come delegati di stato, generalmente sono ambasciatori o persone con funzioni diplomatiche.

Quello che dice il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che se è o no un’azione terrorista bisognerebbe guardare come loro hanno catalogato altre azioni militari nel mondo, ogni cosa si guarda da un angolo di interessi. Già sul carattere dell’azione è un tema in sospeso da discutere, da analizzare. Per questo dobbiamo riesaminare se è o no un’Accademia Militare, bisogna guardare i compiti, quello che studiano e le pratiche che realizzano, i ranghi che ricevono da quando entrano i futuri ufficiali.

Da un’altra angolatura, se stiamo negoziando è perché c’è il riconoscimento dell’esistenza di un conflitto armato, e pertanto noi siamo la controparte dello stato e abbiamo anche delle installazioni e in alcune di quelle impartiamo anche formazione a vari livelli, da quando i combattenti iniziano fino ai livelli superiori. Per questo non è strano dire che possiamo giungere a stabilire accordi per rispettare mutuamente alcune installazioni. Quello che non va bene è che una parte possa attaccare quello che considera e l’altra abbia delle restrizioni, questa sarebbe una lotta di una tigre contro un asino legato.

IU-ELN: Come considera che le misure sbagliate del governo Duque riguardo al tavolo dei dialoghi possano colpire il processo di pace in Colombia?

AG: Non continuando le conversazioni sarebbe seriamente colpita la credibilità del governo, non è entrato con saggezza a dare continuità al tavolo che ereditava dal precedente governo. Ha voluto differenziarsi tanto da Santos che ha terminato con il non fare nulla in questi 6 mesi di governo che rimanevano, generalmente non aveva una chiara politica, si è notato che stava improvvisando e il medesimo Delegato si è inabilitato giacché non aveva chiari i propri ruoli; per esempio, che fa un Delegato che considera che la legalità sia al di sopra della soluzione di un conflitto, quando il conflitto non è stato negoziato? È logico che pensi che la guerriglia debba sottoporsi a detta legalità, e per questo cammino di entrata nega qualsiasi negoziato, dato che considera che ci debba essere una sottomissione.

IU-ELN: Quali sono le prospettive del processo di pace in Colombia? Il popolo dovrà aspettare un nuovo governo per discutere apertamente e costruire alternative politiche di pace?

AG: La storia si manifesta come tragedia e come commedia. Dopo la rottura dei dialoghi a Tlaxcala, Messico, nel 1992 con el governo di Gaviria, abbiamo continuato a cercare attraverso dei facilitatori. Dopo nel governo di Samper, fu nominato Delegato di pace l’attuale Cancelliere, Carlos Holmes Trujillo, quando questo fungeva da democratico e perfino ricordo che abbiamo parlato per radio cercando di riannodare i dialoghi e abbiamo ricevuto due emissari che il governo inviò. Con il governo di Samper non siamo andati oltre alle intenzioni.

Dopo, nel 2000 Andrés Pastrana quando era presidente si rifiuta di firmare l’accordo all’Avana, e i dialoghi non prosperarono per mancanza di serietà del governo. Nel 2002 anche l’entrante presidente Uribe inviò degli emissari a Cuba per riannodare le conversazioni che furono installate nel dicembre del 2005, andammo per un tratto e dopo il governo ruppe il processo nel dicembre del 2007, quando non riconobbe il ruolo del Presidente Chávez e del Venezuela.

Nell’agosto del 2012 il presidente Santos inviò degli emissari per esplorare possibili dialoghi con l’ELN e si aprì un processo che dette come risultato un’agenda e altri esiti. Giungendo, il nuovo governo minaccia con una valutazione che nessuno ha conosciuto, non c’è stato collegamento tra governi e più che prestarsi a conoscere gli sviluppi si è precipitato attraverso il microfono a porre delle condizioni all’ELN, cercando che una guerriglia, prima di sedersi a dialogare, rinunci ad essere una guerriglia ribelle.

Questa è la storia e, pertanto, prima o poi dobbiamo tornare alle conversazioni per cercare la pace con cambiamenti, per la gente e il bene del paese. La guerra eterna non è un obiettivo per nessuna società. La fuga deve essere in avanti e non indietro come si sta facendo.

IU-ELN: Molte grazie Comandante per l’intervista, d’ora in poi speriamo di poter continuare a scambiarci opinioni su temi della congiuntura nazionale.

29-01-2019

Insurgencia Urbana

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Comandante Antonio GarcíaComandante Antonio García: “Más tarde o más temprano debemos volver a las conversaciones para buscar la paz con cambios” pubblicato il 29/01/2019 in Insurgencia Urbana, su [https://insurgenciaurbana-eln.org/entrevista-comandante-antonio-garcia-mas-tarde-o-mas-temprano-debemos-volver-a-las-conversaciones-para-buscar-la-paz-con-cambios/] ultimo accesso 01-02-2019.

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