La soluzione politica e i 4 petali della rosa-FARC


Alberto Pinzón Sánchez

La Soluzione Politica del conflitto colombiano, prospettata dai suoi organizzatori fin dal medesimo sorgere delle FARC (“il destino della Colombia non può essere la guerra”) è basata nella concezione dei classici del marxismo sul carattere contraddittorio ed eminentemente politico della guerra, secondo la formalizzazione della vecchia idea che risale a Machiavelli e agli inizi della modernità, e che era stata normata a metà del XIX secolo dal maresciallo prussiano von Clausewitz.

Non è un’idea che sia caduta dal cielo sulla terra della Colombia, insanguinata per circa due secoli da “guerre civili bipartitiche” o ciclici massacri selvaggi con il machete tra contadini poveri e braccianti resi settari, ma la sua coagulazione e applicazione particolare in Colombia di alcuni principi etici e politici di alcuni contadini poveri aggrediti, ma già politicizzati con idee comuniste, per superare il disastro prodotto da una delle forme più brutali e crudeli della lotta di classe sociale applicata da parte del Blocco di Potere dominante, formatosi a tale scopo in Colombia a metà del XX secolo e che, per la sua caratteristica anticomunista fondata sull’anticomunismo religioso tradizionale della chiesa cattolica colombiana, promossa dagli USA come parte fondamentale della guerra fredda globale tra superpotenze, in Colombia è diventata contro insurrezionale.

Idea che nella nostra società, data la lunga durata, il prolungamento e il dilatamento e il degrado del conflitto armato da ambedue le parti, Stato-Guerriglie, e senza prospettive di una soluzione armata a breve termine. Per esempio: narco paramilitarismo, genocidi di massa (come quello dell’Unione Patriottica e i Falsi Positivi) oltre alle innumerevoli massicce violazioni, da parte dello stato, del Diritto Internazionale Umanitario che si è trasformato in un fallimento. E da parte della Guerriglia, sequestri di civili ed estorsioni, bombardamenti di paesi, violazioni flagranti del Diritto Internazionale Umanitario e, riscossione della percentuale dai narcotrafficanti. Hanno fatto sì che questa di trasformasse in una tesi imprescindibile e con caratteristiche francamente trasformatrici.

L’idea sostenuta da Alfonso Cano a Caracas-Tlaxcala e specialmente nel Caguán, semplicemente consisteva nello stimolare mediante un fronte delle masse un processo costituente che, parallelamente ad alcuni dialoghi di pace bilaterali, terminasse con un accordo tra le due parti  che si fronteggiano sulle indispensabili e necessarie trasformazioni strutturali, da realizzare nella società, che giacevano nel sottosuolo del conflitto, e che dopo questo accordo fosse convalidato mediante un’Assemblea Costituente democratica, popolare e locale, che permettesse alle forze riunite nella lotta armata e alla guerrigliera di avere accesso e una voce nella nuova Costituzione e un nuovo equilibrio delle forze in lotta plasmato con la sua redazione, allo scopo di avanzare verso il superamento del conflitto, approfondendo la democrazia moderna e avanzare verso uno stato realizzabile e sostenibile.

Tutto è andato bene all’Avana, fino a quando, praticamente alla fine delle conversazioni, un gruppo della delegazione guerrigliera, usando i metodi autoritari del comando e dell’ordine, ha imposto l’idea promossa dai “negoziatori dello stato” dell’impossibilità (linea rossa) di realizzare un’Assemblea Costituente (di qualsiasi tipo) che toccasse, anche se in modo tangenziale, la “Legge delle Leggi vigente” e, in cambio, che la conferma dell’accordo raggiunto fosse realizzata attraverso un Plebiscito. Questo errore strategico insieme alla sconfitta elettorale di detto Plebiscito ha portato ad una catena di successivi errori e di concessioni degli insorti allo stato, come per esempio il disarmo prematuro e accelerato, con la giustificazione di difendere l’Accordo ottenuto all’Avana, li ha condotti ad una situazione praticamente insostenibile.

Il gruppo del comando e dell’ordine, con il vecchio metodo della guerra di “chi non è con me è contro di me”, non ha saputo distinguere tra coloro che dal lato popolare facevano osservazioni a questo tipo di indirizzo impraticabile nelle nuove circostanze sorte, con effetti disastrosi sulle basi popolari e di appoggio, da coloro che realmente e dal blocco contro insurrezionale dominate (il cui nucleo d’acciaio è costituito dalla cosiddetta Forza Pubblica), diretto dal presidente Santos e dall’ambasciata degli USA, propugnavano di mantenere intoccabile o immacolata la costituzione e unite le forze vicine a questa posizione, mentre cercavano con tutti i mezzi la dispersione, la disorganizzazione e de-strutturazione del campo popolare.

La PERFIDIA non è solo una parola del Latino che è passata intatta in vari idiomi, uno di questi il castigliano dove significa “slealtà, tradimento o violazione della dovuta fiducia”; ma è un delitto di antica conoscenza verso le leggi della guerra, specificato anche nel Diritto Internazionale Umanitario nell’articolo 37 del protocollo addizionale ai trattati di Ginevra del 12.08.1949, dove oltre alla sua proibizione fondamentalmente chiarisce che:

Costituiranno perfidia gli atti che, facendo appello alla buona fede di un avversario con l’intenzione di tradirla, diano ad intendere a questi che ha il diritto alla protezione, o che è obbligato a concederla, secondo le norme del diritto internazionale applicabili nei conflitti armati”…..

Questo è esattamente quello che è stato fatto e viene fatto da parte dello stato colombiano con la guerriglia delle FARC e con il raggiunto Accordo dell’Avana e che il linguaggio popolare colombiano ha chiamato il “coniglio Santista”: Fare appello alla buona fede degli insorti per ingannarli con promesse di rispetto di quanto pattuito, sapendo che: Primo, lo stato aveva o ha una profonda crisi fiscale che gli impedisce di rispettare i milionari impegni assunti, i quali dipendono dal finanziamento internazionale. E secondo, che una volta sconfitto il Plebiscito, non ci sarebbe un fondamento costituzionale serio su quanto concordato, ma leggi transitorie e semplici sentenze di taglio giuridico che per il loro carattere temporaneo e secondario possono essere impugnate o modificate da altre sentenze o leggi, secondo la famosa parola d’ordine di Santander che “le cose si disfano come si fanno”. Nulla di definitivo e a lungo termine come lo richiede una vero processo di applicazione trasformatrice di accordi di pace come quello raggiunto all’Avana.

Così, coloro che hanno cercato attraverso tutti i media di far giungere queste e altre opinioni critiche alla direzione del partito della rosa, sorto dagli accordi, sono stati giudicati da quella come estremisti di sinistra, nemici della pace, dell’accordo dell’Avana e stigmatizzati: creando una seria crisi di leadership e di guida politica che ha portato a quello che stiamo vedendo, e a quello che è stato constatato sociologicamente (non politicamente) dal sociologo  Ariel Ávila nel suo studio pubblicato il 18.08.2018 su https://www.elespectador.com/noticias/politica/grupos-posfarc-y-la-posible-reactivacion-de-la-guerra-articulo-807019, e anche ratificato da altri media, per esempio El Tiempo del 02,09,2018, https://www.eltiempo.com/politica/proceso-de-paz/la-fractura-en-la-farc-profunda-e-inocultable-263260; dove praticamente la temibile guerriglia di un tempo delle FARC-EP, è rimasta spaccata in 4 gruppi disuguali e dissimili con le loro rispettive basi di sostegno che reclamano, ciascuna, l’uso esclusivo della bandiera o del “marchio” di FARC-EP: 1) Il gruppo di Timoleón Londoño. 2) Il gruppo di Iván Márquez. 3) Il gruppo delle cosiddette “dissidenze”. 4) Il gruppo dei “disertori” sciolti tipo Guacho.

A cui si aggiunge lo sbandamento e il frazionamento delle basi popolari di sostegno con il loro conseguente raggruppamento intorno a ciascuno di questi gruppi. La scomparsa di un notevole processo di organizzazione popolare unitario che si stava sviluppando sotto il nome di “costituenti patriottiche e popolari”, con l’allontanamento dei più rinomati dirigenti di quel processo costituente unitario e popolare come, per esempio, Piedad Córdoba. La scomparsa di un fronte di massa come il Movimento Bolivariano per la Nuova Colombia e il suo assorbimento da parte del partito della rosa con le sue coalizioni e convergenze, ecc.

Guardando le cose in prospettiva, chiunque direbbe che non è stato l’Accordo di Pace quello che è rimasto fatto a pezzi, come ha proclamato l’Uribismo; ma che il risultato “pacifico” del governo Santos, complementare alla pretesa Uribista, è quello di cui deve essere molto orgoglioso; è aver mantenuta intatta e non toccata la Costituzione neoliberale e depredatrice della Colombia. Aver disarmato la guerriglia comunista, di più di vecchia data del continente americano, e consegnarla allo stato colombiano e a Duque, fatta a pezzi e messa in confusione, fatto che ha reso possibile il genocidio sociale in marcia contro dirigenti sociali ed ex guerriglieri delle zone da dove si sono ritirati. Insieme ad una sinistra istituzionale che non sa se appoggiare Petro o Robledo, López o Navarro, Mockus o Caicedo, Timoleón o i suoi oppositori.

Che altro requisito è necessario per ottenere il premio nobel della pace?

Se fosse poco, questo 2 settembre si è concluso un conclave politico del Consiglio Nazionale dei Comuni, https://www.farc-ep.co/comunicado/declaracion-politica-consejo-nacional-de-los-comunes.html dove si descrive lo stato critico in cui si trova “l’applicazione dell’Accordo dell’Avana” o la sua versione “sottoscritta” del Teatro Colón. Si fa un importante bilancio dei problemi che in questo momento affronta il partito della rosa, specialmente con il Procuratore  Vargasllerista, la montatura contro Santrich, ecc… Ma nessuno se lo può spiegare: si ignorano i più di 800 prigionieri politici membri delle FARC-EP che ancora stanno marcendo nelle segrete colombiane come prigionieri politici non riconosciuti. Chi si ricorderà di loro e di quella bruciante “Verità” che incarnano?

Indubbiamente, “grandi sfide ci aspettano”…..

05-09-2018

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Alberto Pinzón Sánchez, La solución política y los 4 pétalos de la rosa-Farc” pubblicato il 05/09/2018 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=246100] ultimo accesso 07-09-2018.

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