La repressione in crisi


Mari Mari Narváez

La repressione è in crisi. È un racconto così vecchio che perfino i deboli di spirito, quelli che mai si avvicinano neppure un po’ al fuoco, la riconoscono chiaramente. Ma soffre anche di una estrema goffaggine. Mi domando sempre perché, con tanta esperienza, ancora le cose riescono così male alla repressione. Perché i repressori mai eseguono i propri piani nefasti con acutezza, come nei buoni romanzi di vampiri, nelle opere shakespeariane o perfino nelle pellicole del Padrino? No, il più delle volte, sono così grossolani che una non può evitare di mettere in discussione la loro più minima capacità.

Nel medesimo giorno in cui i congressisti sono messi a confronto per la decolonizzazione e la sovranità energetica del Paese, arrestano selettivamente e fabbricano un caso ad Arturo Massol, dirigente della vittoria contro il gasdotto. Casa Pueblo dà la prova giorno dopo giorno che l’energia solare e l’autosufficienza sono già possibili. Dopo cinque giorni annunciano la gasificazione del Paese. Seriamente non possono difendere il proprio potere con qualcosa di meno evidentemente sporco e pasticciato che con un attacco alla reputazione in un momento in cui l’unica cosa che c’è di mezzo è una pizza e una bibita con un bambina?

Ricordo con nostalgia i tempi in cui scrivevo alcuni articoli sperimentali e allegri. Da alcuni anni mi sento ogni volta di più obbligata a scrivere per difendere l’ovvio. Così è stato il nostro arretramento politico.

Nina Droz è prigioniera ed è torturata da più di un anno per un fiammifero. Abbiamo già visto giovani arrestati nello stile dei sequestri da poliziotti vestiti in borghese; studenti rinchiusi per giorni senza avvocati né accuse; appartamenti gettati all’aria senza rompere serrature né rubare nulla; poliziotti in proprietà private alla caccia di ragazzi; fabbricazione di casi, poliziotti che intimidiscono nei luoghi di lavoro, negli accampamenti, nel laboratorio di Papel Machete; citazioni per aver detto “cattive parole” in pubblico ad un funzionario, gas lacrimogeni su anziane e bambine. Tutto questo in un paese dove un ex procuratore afferma che la procura federale “manda” ad arrestare gente selettivamente. In un paese dove si finisce di accusare una divisione della Polizia per narcotraffico e corruzione. Dove il 10% della Polizia è stata arrestata per addebiti criminali. In questo paese viviamo oggi.

*Questo articolo doveva essere pubblicato in El Nuevo Día, ma viene riprodotto qui con il permesso dell’autrice, che non ha accettato che l’articolo originale fosse mutilato in due delle sue parti.

3 agosto 2018

80grados

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Mari Mari NarváezLa represión en crisis” pubblicato il 03-08-2018 in 80grados, su [http://www.80grados.net/la-represion-en-crisis/] ultimo accesso 18-08-2018.

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