Che succede in Nicaragua


Tomas Andino Mencia

Spiegazioni da un punto di vista critico di sinistra.

Il mondo è stato sorpreso da un’impressionante mobilitazione popolare in Nicaragua, principalmente giovanile, che è cominciata opponendosi alle riforme del sistema della previdenza sociale, ma che si è trasformata chiedendo la rinuncia dello stesso governo. Il suo costo è tragico: decine di morti, feriti ed arresti, centri di studio e lavoro distrutti, l’attività economica semi paralizzata.

Questo fatto richiede una spiegazione. E la riguardo, ci sono tre spiegazioni poste sul tavolo: quella della destra e dell’impero gringo, quella del governo nicaraguense, e quella che proviene dalla sinistra critica.

La spiegazione della destra e dell’impero, è che si tratta di un governo “socialista” o di “sinistra” che per la sua stessa natura è dittatoriale e nemico della democrazia. Ma se così fosse, la proprietà sarebbe collettiva, statale o solidale, e non è così; la proprietà privata capitalista è onnipresente e il paese è così neoliberale come molti altri dell’America Latina, cosicché questo argomento non aiuta ad intendere nulla.

La spiegazione del governo fa vedere il movimento delle e dei giovani nicaraguensi come una cospirazione della CIA. Nel suo discorso del 21 aprile, Daniel Ortega ha accusato i e le giovani di essere “piccoli gruppi dell’ultradestra” che vogliono “distruggere la pace di cui gode il Nicaragua”. Con il risultato che il suo governo sarebbe la “vittima” di un’offensiva ben orchestrata, simile a quella delle “guarimbas” del Venezuela.

La mia spiegazione non condivide nulla di quelle precedenti.

Secondo la mia opinione quello che vediamo è l’esplosione di uno scontento sociale molto profondo, accumulato durante un decennio, che ha come base un insieme di contraddizioni tra il governo e il Popolo, incubate nel capitalismo nicaraguense, a seguito di decisioni impopolari, di comportamenti dittatoriali ed impositivi del duo Daniel Ortega  e Rosario Murillo.

Citerò solo dieci di queste contraddizioni tra il governo e il Popolo:

Primo, l’approvazione della costruzione del canale interoceanico ad opera di un’impresa cinese, con un costo economico e sociale elevatissimo (US$  50 miliardi), ha creato un forte scontento perché comporta la distruzione di molte comunità rurali, ovviamente contro la loro volontà, e la cessione per un secolo della sovranità territoriale a detta impresa. Da lì è sorto un ampio movimento contadino e cittadino che si oppone e che viene represso e vilipeso dal governo, ma che fino ad oggi si mantiene.

Secondo, l’attività estrattiva, in particolare mineraria, ha quasi duplicato la superficie concessa in questo periodo (dal 12% al 22%) creando forti conflitti nell’area rurale e con i movimenti ambientalisti, anche loro repressi.

Terzo, la pressione sulla terra che esercitano le monocolture industriali come la palma africana e lo zucchero, così come il grande incremento dell’attività dell’allevamento, lasciano meno disponibilità di terre per le ed i contadini.

Quarto, l’incuria ambientale, la cui ultima manifestazione è stata l’incuranza del governo di fronte all’incendio della riserva di Indio Maíz, che ha mobilitato i settori giovanili per protestare.

Quinto, il controllo impositivo sulle organizzazioni non governative, specialmente dei diritti umani e femministi, che non gli perdonano le arbitrarietà, la repressione e le accuse di abuso sessuale, tiene in alta tensione le relazioni del governo con il mondo della cosiddetta “società civile”.

Sesto, la rielezione presidenziale, proibita dalla Costituzione, che è stata imposta utilizzando il medesimo meccanismo che ha usato JOH (Juan Orlando Hernández, presidente dell’Honduras, ndt): una sentenza della Corte Suprema, lo ha mostrato come autoritario.

Settimo: il medesimo effetto hanno avuto le accuse di frode elettorale nelle ultime due elezioni presidenziali, dove si è imposta la formula orteguista (marito e moglie rispettivamente presidente e vicepresidente, ndt).

Ottavo: la vice presidente Rosario Murillo, sposa di Ortega, esercita un ferreo controllo sui mezzi di comunicazione che ha irritato i media indipendenti, giungendo a proporre il controllo delle reti sociali.

Nono: causa molto malessere l’estesa corruzione di funzionari pubblici, che diventano milionari dalla notte al mattino, mentre il popolo ha difficoltà economiche. Cominciando dalla stessa coppia presidenziale, che è contestata per aver accumulato risorse dalla “pignatta” pattuita con Arnoldo Aleman, e di amministrare circa 4 miliardi di dollari di risorse dell’ALBA, senza rendere contro della loro destinazione; fino a casi come quello di Orlando Castillo Guerrero, amministratore di aeroporti per una milionaria appropriazione indebita.

Decimo: dopo vari anni di buone relazioni con il governo, una parte della classe imprenditoriale nica (affiliati del potente COSEP) comincia a dubitare sulla convenienza di continuare il matrimonio che ha mantenuto per un decennio con gli Ortega-Murillo, periodo in cui ha beneficiato su tutta la linea, per timore di perdere i favori dell’impero, dopo che Donald Trump aveva fatto approvare la Legge Nica-Act e aveva cominciato ad applicare sanzioni a funzionari nicaraguensi. Da allora, hanno tenuto un basso profilo.

Nonostante questo, il Nicaragua ha una buona reputazione per le sue fonti di lavoro e l’assenza di delinquenza. È perché le maquilas sono emigrate molto in questo paese proprio perché i salari dei suoi operai e operaie sono tra i più bassi del Centroamerica e in queste condizioni le imprese capitaliste si sentono come in paradiso. L’assenza di delinquenza, insieme al lavoro è, in effetti, la loro migliore condizione competitiva.

Pertanto, il Nicaragua è un paese in cui c’è stata una importante crescita capitalista, non equa, nella quale si sono accumulate forti contraddizioni economiche e sociali, con una cittadinanza desiderosa di manifestare su le stesse, che non ha potuto farlo, non è presa sul serio o le si presenta il conto con discriminazioni o repressione.

INSS, il conflitto esplosivo

In questo contesto, è avvenuto il conflitto per la riforma dell’INSS, richiesta dal Fondo Monetario Internazionale. Non era la prima volta che si faceva una riforma (nel 2013 ne fu fatta una che fracassò), solo che in questa occasione è avvenuta quando lo scontento per le cause segnalate è al suo massimo, specialmente tra la gioventù che è nata dopo la Rivoluzione del 1979. Le proteste sono state iniziate dai diretti interessati, i pensionati e le pensionate; a questi sono seguiti le e i giovani studenti; e dopo gli altri settori della popolazione. Alla fine si sono uniti gli imprenditori, che già prima avevano rotto i negoziati su questo tema nella Commissione Tripartita.

Per quanto detto, l’attuale crisi non cade come un fulmine a ciel sereno, ma ha precedenti importanti che la spiegano. Problemi strutturali e congiunturali di difficile soluzione in mano ad una coppia presidenziale chiusa, autoritaria e repressiva.

L’irrazionalità degli argomenti ufficiali 

Pertanto, venire a dire che le manifestazioni sociali sono una “cospirazione” per destabilizzare il governo da parte di piccoli gruppi di “ultra-destra”, è una affermazione propria di un governo dittatoriale, incapace di dare risposte razionali e necessarie ai problemi proposti, e che insultano l’intelligenza del pubblico.

Perfino l’osservatore più disinformato avvertiva che è impossibile che la CIA avesse in tutto il paese tanti agenti infiltrati e pagati, pensionati, tra lavoratori ed un esercito di giovani immatricolati come studenti universitari, per uscire, al momento giusto, a “destabilizzare” il governo. Ma è comprensibile: il governo, abituato per tutto il tempo ad imporsi, mai si sarebbe aspettato una reazione sociale così forte e non ha potuto imbastire una spiegazione “migliore”.

È la classica strategia di un governo “progre” (progressista) che si sente messo alle corde dal proprio Popolo: manipolano il sentimento antimperialista della gente, che ha un profondo rispetto per la Rivoluzione Sandinista del 1979 (incluso chi scrive queste righe), affinché si creda a qualsiasi argomento, con l’autorità del fatto che lo ha detto il “leader”, Daniel Ortega.

Argomenti che giungono all’assurdo; per esempio, che gli studenti universitari distruggono le proprie università, che come franco tiratori sparano ai propri compagni(e), che si torturano e si fanno scomparire; bruciano edifici pubblici per attrarre la protesta sociale verso di loro, ecc. Un libretto proprio di un movimento suicida, che sembra più scritto da un consigliere di JOH o dalla Polizia Militare honduregna.

Non dicono che la violenza è inizialmente scatenata da bande motorizzate della clientela giovanile del governo, che è usata come gruppi di scontro e carne da cannone contro gli altri giovani. Tutto sotto lo sguardo e la pazienza delle autorità di polizia.

E quando i giovani si difendono da questi gruppi, o quando scatenano la propria indignazione sui simboli del governo, allora il governo proclama la “dimostrazione” delle proprie accuse. Forse credono di trattare con degli ingenui? Fortunatamente la diffusione della tecnologia cellulare, ha permesso di filmare quando i gruppi di scontro governativi sono stati protagonisti di simili fatti.

Alcuni compagni tendono a fare delle comparazioni semplicistiche. Dicono che è un copione simile a quello usato dai gringos in Venezuela. Se si trattasse del caso del Presidente venezuelano Nicolás Maduro, la spiegazione di Ortega avrebbe senso perché, in Venezuela le “guarimbas” sono state organizzate da un partito dell’ultra destra (“Voluntad Popular”, partito di Leopoldo López) per destabilizzare quel governo. Ma NON è il caso del Nicaragua. In questo paese, il movimento è stato autoconvocato da settori progressisti, come si è detto dalla gioventù universitaria. L’analisi affinché sia obiettiva, deve basarsi sulla realtà.

Vedere le cose da questa ottica, permette di spiegare varie cose “rare” del governo nicaraguense:

Non è strano che Ortega fosse stato il primo governo a riconoscere JOH e che mai abbia discusso la criminale repressione che questi ha scagliato contro il Popolo Honduregno? Non è strano che il governo nordamericano durante gli ultimi undici anni non abbia “molestato” Ortega con nessun serio tentativo di “destabilizzazione”? In comparazione, in quel periodo, l’impero ha promosso colpi di stato in Venezuela, Honduras, Paraguay ed Ecuador. Nonostante il Nicaragua sia un paese molto più debole di quelli, in quel periodo, lo ha lasciato “tranquillo”.

Questo si spiega con la luna di miele di undici anni che ha mantenuto beneficiando l’impresa privata, nazionale e internazionale, durante i quali ha coltivato succosi affari, incluso con il governo golpista di Pepe Lobo e di JOH, e con la reazionaria chiesa cattolica nicaraguense (da lì il suo slogan del “Socialismo Cristiano e Solidale”).

Ora quei tempi sono il passato. La coppia presidenziale Ortega- Murillo può ora contare sull’ostilità dell’impero, che cercherà di addomesticare il suo governo, mediante azioni di boicottaggio economico; può contare sul divorzio dell’impresa privata nazionale o di un settore importante di questa; e può contare sul rifiuto attivo di una buona parte del Popolo. La direzione che prenderà il paese, dipenderà, da un lato, dalla risposta del governo al movimento di protesta lanciato dalla sua gioventù e da altri settori popolari, così come dalla capacità di questo di conquistare migliori standard democratici e sociali. La moneta è in aria ed è ancora prematuro per dire cosa succederà.

Ma di quello di cui non c’è dubbio, è che, con la mobilitazione sociale delle ultime settimane, sia che progredisca o indietreggi, incomincia una nuova era, nella quale un nuovo soggetto storico si è sollevato senza paura di prendere la parola e di decidere il proprio futuro.

Tegucigalpa, M.D.C. 22 aprile 2018

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Tomas Andino MenciaQue pasa en Nicaragua” pubblicato il 22-04-2018, ultimo accesso 26-04-2018.

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